Dal 13 luglio 2022 al 29 gennaio 2023
Orario: Tutti i giorni ore 9.30-19.30
24 e 31 dicembre ore 9.30-14.00
Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura
Giorni di chiusura
25 dicembre e 1 gennaio
Biglietto d’ingresso: Biglietto “integrato” Musei Capitolini e Mostra per i non residenti a Roma:
€ 16,00 biglietto “integrato” intero; € 14,00 biglietto “integrato” ridotto;
Informazioni: Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00)
Promossa da Roma Culture – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
Nella storiografia ufficiale Domiziano è dipinto come un uomo iracondo, spregiudicato, spregevole, incurante della vita altrui, nonché megalomane ed ossessionato. Un uomo, il terzo della dinastia flavia, che dovette fare i conti con i grandi onori, soprattutto in ambito militare, conseguiti dal padre Vespasiano e dal fratello maggiore Tito, suoi predecessori. Egli aveva delle pecche dal punto di vista caratteriale ma, al pari di Nerone, la sua memoria fu definitivamente cancellata, prima ancora di essere in parte mistificata e negativizzata, da quel Senato che, come accaduto proprio per Nerone, ne ha serbato solo un ricordo negativo. Non è dunque difficile capire perché, alla fine, di Domiziano vengono fuori solo notizie in merito alla sua violenza ed alla sua noncuranza per gli affari di stato. Non è un caso se, nella sua quarta satira, il poeta Giovenale descrisse le azioni ed il lascito di Domiziano in questo modo: “Quando l’ultimo dei Flavi massacrava il mondo già a pezzi e Roma obbediva ad un Nerone calvo”.
L’esaltazione della gens Flavia e l’intensa attività edilizia, dentro e fuori Roma, lo sfarzo ma anche la devozione agli dei, accanto all’attenzione alla buona amministrazione e al rapporto con l’esercito e con il popolo: cerca di restituire la profondità e le sfumature di una figura non pienamente compresa dalla Storia la mostra “Domiziano imperatore. Odio e amore”, aperta al pubblico dal 13 luglio e allestita a Villa Caffarelli, la nuova sede espositiva dei Musei Capitolini.
In programma fino al 29 gennaio 2023, l’esposizione è frutto di un importante accordo internazionale tra la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e il Rijksmuseum van Oudheden della città olandese di Leiden, dove dal dal 17 dicembre 2021 al 22 maggio 2022 si è svolta “God on Earth. Emperor Domitian”. Riprendendo quella mostra, ma stravolgendone l’impianto del racconto, il progetto capitolino – curato da Claudio Parisi Presicce, Maria Paola Del Moro e Massimiliano Munzi – torna sul personaggio di Domiziano per restituirne un’immagine più equilibrata, diversa da quella basata su fonti storiche e letterarie a lui, sostanzialmente, avverse, ossia quella di un imperatore che non pretese e non incoraggiò la formula autocratica “dominus et deus”, ma che seppe dare un’impronta significativa alla città di Roma.
Se a Leiden l’attenzione si focalizzava su tutti gli eventi accaduti dalla nascita di Domiziano alla morte, la mostra ai Capitolini propone una versione del racconto più romana e impero-centrica (a cominciare dal luogo stesso in cui è allestita, Villa Caffarelli, costruita sulle fondamenta del Tempio di Giove Capitolino, restaurato lussuosamente da Domiziano dopo l’incendio dell’80 d.C.). In un percorso articolato in 15 sale, le circa 100 opere provenienti da alcuni dei più importanti musei internazionali e italiani (58 in arrivo dalla mostra di Leiden e 36 aggiunte per l’edizione romana), tra statue e mosaici, armi e monete, cammei, frammenti di affreschi, edicole funerarie, altorilievi ed elementi architettonici costruiscono un racconto di ampio respiro, che chiarisce le fasi dell’esistenza di Domiziano, dalla nascita al matrimonio, dalla perdita dell’unico figlio alla congiura in cui fu ucciso, fino al decreto senatorio di damnatio memoriae, la cui applicazione non fu comunque eseguita con effettiva sistematicità. Ad accogliere il pubblico non poteva che esserci il protagonista, Domiziano, nel ritratto in marmo custodito nei Musei Capitolini, ma tanti sono i pezzi di pregio esposti nella mostra: dall’eccezionale testa colossale di Tito (fratello di Domiziano) divinizzato, inserita nel Templum Gentis Flaviae, il complesso templare dedicato alla celebrazione della famiglia Flavia, allo specchio d’argento proveniente dall’Iran, firmato dal greco Euporos, con immagine dell’imperatore flavio associato ad Atena promachos, databile agli anni dopo l’83 d.C. E ancora, il torso della statua di Ermete che si slaccia un sandalo, visto solo nella mostra Lisippo a Palazzo delle Esposizioni nel 1995, e la testa di giovane satiro ridente coronato di pino, e il bellissimo ritratto femminile della “Dama Flavia” (cd. “busto Fonseca”), appartenente alla collezione dei Musei Capitolini.Nel percorso, anche un video che illustra l’attività edilizia sviluppata dall’imperatore sia nella ricostruzione degli edifici distrutti dall’incendio dell’80 d.C. sia nella realizzazione di nuovi monumenti funzionali alla propaganda imperiale, come il Foro Transitorio, costruito da Domiziano ma inaugurato dal successore Nerva, e la progettazione di una sistemazione urbanistica dell’area tra Quirinale e Campidoglio attraverso lo sbancamento della sella montuosa che univa i due colli. La sala di apertura alla mostra prevede per raggiungerne l’ingresso il passaggio attraverso le numerose stanze dei Musei Capitolini e non sempre è ben segnalata destabilizzando chi magari vorrebbe unicamente dedicarsi alla sua visita.I numerosi pannelli ricchi di dettagli ed informazioni molto spesso risuonano ridondanti per un pubblico non specialista nel settore storico-archeologico.Una mostra straordinaria purtroppo non affollatissima che accoglie velocemente solo stanchi ed affaticati visitatori reduci dalle magnificenze delle sale dei Musei Capitolini che arrivati spesso alla Mostra in orario di chiusura si affrettano superficialmente ad attraversarla senza soffermarsi come si dovrebbe.Peccato la mancanza di un catalogo.