Gallerie Nazionali di Arte Antica
Annibale Carracci. Gli affreschi della cappella Herrera
Mostra a cura di Andrés Úbeda de los Cobos
Gallerie Nazionali di Arte Antica – Roma, Palazzo Barberini,Via delle Quattro Fontane 13
Apertura al pubblico: 17 novembre 2022 – 5 febbraio 2023
Orari: martedì – domenica 10.00-19.00. Ultimo ingresso ore 18.00. Chiuso Lunedì, 25 Dicembre, 1° Gennaio
Biglietti:i ntero 12 € , ridotto 2 € (cittadini UE tra i 18 e i 25 anni) Palazzo Barberini + Galleria Corsini, valido 20 giorni dal momento della timbratura. Gratuito under 18 e altre categorie
Le Gallerie Nazionali di Arte Antica presentano dal 17 novembre 2022 al 5 febbraio 2023 a Palazzo Barberini la mostra Annibale Carracci. Gli affreschi della cappella Herrera, a cura di Andrés Úbeda de los Cobos, vicedirettore del Museo del Prado, e organizzata con il Museo Nacional del Prado e il Museu Nacional d’Art de Catalunya.
La mostra, che ha avuto due precedenti tappe, al Museo del Prado a Madrid e al Museu Nacional d’Art de Catalunya a Barcellona, riunisce il ciclo di affreschi ideato da Annibale Carracci per la decorazione della cappella di famiglia del banchiere spagnolo Juan Enriquez de Herrera nella Chiesa di San Giacomo degli Spagnoli a piazza Navona.
Sia per i pellegrini che giungevano numerosissimi a Roma, sia per i forestieri che vi risiedevano per periodi più o meno lungi, le confraternite laiche delle comunità straniere erano un punto di riferimento fondamentale: gestivano ospizi e ospedali oltre alle chiese delle diverse nazionalità. La chiesa e l’ospedale di San Giacomo erano il centro della comunità spagnola, nota per le cerimonie e le feste, laiche e religiose, che si tenevano a piazza Navona. Qui si celebravano nascite ed esequie dei reali di Spagna.
Fra le prime chiese rinascimentali costruite a Roma, San Giacomo in origine affacciava sulla via della Sapienza, l’attuale corso Rinascimento. Fu il papa spagnolo Alessandro VI Borgia, in vista del giubileo del 1500, a ordinare il prolungamento delle navate e la costruzione di una nuova facciata su piazza Navona. Il suo aspetto esterno è noto grazie alle numerose raffigurazioni, fra cui la celebre Veduta di piazza Navona che Gaspar Van Wittel replicò più volte tra il 1688 e il 1721.
Dalla seconda metà del Settecento, parallelamente al declino politico della Spagna, la comunità iberica si andò rarefacendo e inizio il degrado della chiesa, che agli inizi dell’Ottocento, quasi in rovina, fu chiusa al culto. Con il riassetto urbano del 1936 e l’apertura di corso Rinascimento, San Giacomo fu accorciata di una campata e l’antica cappella Herrera, ormai spogliata di ogni decorazione, divenne l’ingresso della nova sacrestia. Le immagini che testimoniano l’aspetto dell’interno della chiesa originaria sono estremamente rare. Le fonti visive più affidabili sono le incisioni a corredo dei testi delle esequie dei reali spagnoli, che raffigurano gli apparati effimeri eretti nella chiesa di cui riproducono interno e planimetria. A Ferdinando Fuga spettano i disegni preparatori delle stampe che illustrano i funerali di Filippo V di Spagna, tenuti nel 1746 in San Giacomo degli Spagnoli. Nel 1602 il banchiere Juan Enriquez de Herrera, trasferitosi a Roma nel 1568, volle edificare nella chiesa della propria nazione la cappella funeraria per sé e i propri eredi intitolandola al santo al quale attribuiva la miracolosa guarigione del figlio Diego. Diego di Alcala, francescano andaluso vissuto nel XV secolo, fu canonizzato nel 1588. L’iconografia del santo era all’epoca del tutto nova: pochi i riferimenti relativi al suo aspetto e ancora non del tutto stabilito l’elenco dei suoi miracoli. Le fonti lo descrivono come un personaggio semplice, dalla vita priva di eventi clamorosi. In sintonia con la biografia del francescano e con la nova concezione della pittura religiosa a Roma alla fine del Cinquecento – che prediligeva per la diffusione dell’iconografia dei santi la narrazione di episodi della loro vita quotidiana – Annibale Carracci concepì il più importante ciclo dedicato a san Diego. L’insieme decorativo presenta complessi problemi attributivi, la cui ragione principale è nelle condizioni conservative dei dipinti che non consentono un’adeguata analisi formale. Lo stesso metodo di lavoro della bottega di Annibale, del resto, rende difficile identificare le diverse mani. L’invenzione, l’idea, spetta esclusivamente ad Annibale, il quale si ispirava a Raffaello non soltanto dal punto di vista compositivo e formale ma anche nella gestione del lavoro, attraverso il ricorso a suoi collaboratori più qualificati, con i quali condivideva l’esecuzione delle commissioni sempre più numerose. La decorazione della cappella fu compiuta in brevissimo tempo, come risulta dalle giornate di lavoro evidenziate nei singoli affreschi durante i restauri, sebbene la collaborazione tra Carracci e Albani debba avere necessaria-mente rallentato il loro procedere. Fu la commissione più importante della tarda carriera di Annibale, il quale, dopo essersi gravemente ammalato mentre vi lavorava, non assunse più incarichi di rilievo. Mori il 15 luglio 1609, appena tre anni dopo la conclusione di questi dipinti.
Nel XIX secolo la cappella fu smantellata e nel 1830 gli affreschi furono staccati, trasferiti su tela e portati nella Chiesa di Santa Maria in Monserrato degli Spagnoli. Poco dopo furono inviati in Spagna e divisi tra il Museo del Prado a Madrid e l’Accademia Reale Catalana di Belle Arti di Sant Jordi di Barcellona. Attualmente sette frammenti sono conservati a Madrid, nel Museo del Prado, e nove a Barcellona al Museu Nacional d’Art de Catalunya (MNAC). L’ubicazione dei rimanenti tre frammenti di decorazione, che apparentemente furono depositati nella Chiesa di Santa Maria in Monserrato degli Spagnoli, rimane ignota. “Questa mostra è il risultato del lavoro congiunto di tre grandi istituzioni internazionali; sarà un’occasione unica per capire cos’era la cappella Herrera in San Giacomo degli spagnoli, ammirata e imitata nel XVII e XVIII secolo e distrutta nel 1830, oltre naturalmente a costituire un’opportunità fondamentale per la ricerca e gli studi su Annibale Carracci e la sua bottega”, ha commentato Flaminia Gennari Santori, direttrice della Gallerie Nazionali di Arte Antica.