Dal 21 ottobre al 5 febbraio 2023
Orario: dal martedì alla domenica ore 10.00-19.00
24 e 31 dicembre 10.00 – 14.00
Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura
Giorni di chiusura: lunedì, 1° gennaio
Biglietto d’ingresso: Biglietto “solo mostra” ROMA MEDIEVALE. Il volto perduto della città
ONLINE, tramite il call center 060608 e presso la biglietteria dello spazio espositivo (solo per i giorni successivi e solo con carta di credito) con diritto di prevendita € 1. Acquisto in biglietteria per il giorno stesso senza diritto di prevendita:
Intero mostra € 11,00
Ridotto mostra € 9,00 (per under 26 ed over 65 anni; possessori della MIC card, possessori della Roma Pass 48h e 72h, giornalisti, insegnanti)
Gratuito (per gli aventi diritto)
Speciale scuole € 4,00 ad alunno (ingresso gratuito ad un docente accompagnatore ogni 10 alunni, prenotazione e preacquisto, obbligatorio, esclusivamente allo 060608)
Speciale Famiglia € 22,00 (2 adulti più figli al di sotto dei 18 anni)
Informazioni:tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00)
Promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali In collaborazione con Sapienza Università di Roma – Dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo. Progetto scientifico di Marina Righetti. A cura di Anna Maria D’Achille e Marina Righetti. Organizzazione Zètema Progetto Cultura
“Il medioevo mi ha affascinato perché aveva il potere quasi magico di rendermi spaesato,di strapparmi dai problemi e dalle mediocrità del presente e al tempo stesso di rendermelo più vivo e chiaro”JACQUES LE GOFF
Non è affatto un caso che la mostra “Roma medievale.Il volto perduto della città” al Museo di Roma a Palazzo Braschi dal 21 ottobre al 5 febbraio 2023 apre con questo pensiero di Jacques Le Goff uno dei massimi studiosi del medioevo; la sua capacità di affascinare nel raccontare un periodo storico molto spesso sottovalutato aleggia in questa mostra che ha lo scopo primario di far riscoprire il volto perduto della Roma fra VI e XIV secolo e il suo ruolo cardine nell’Europa cristiana e medievale sia per i semplici pellegrini sia per regnanti e imperatori.
L’esposizione copre un arco temporale appunto che va dal VI al XIV secolo, dal tempo di papa Gregorio Magno all’indizione del primo Giubileo del 1300, e si sviluppa in 9 principali nuclei tematici che hanno l’obiettivo – grazie alle oltre 160 opere tra mosaici, affreschi e opere mobili generosamente messe a disposizione da 60 prestatori tra musei, enti religiosi e istituzioni pubbliche e private – di far luce sull’aspetto di una città ancora in parte superstite, anche se spesso nascosta. In esposizione documenti provenienti in massima parte da luoghi e raccolte romane, proprio allo scopo di esortare i cittadini romani e non solo a riscoprire le ricchezze di questa straordinaria città e le sue infinite risorse spesso non troppo conosciute e valorizzate dagli stessi romani.
È difficile recuperare l’immagine di Roma in quel lungo periodo che va dalla caduta dell’Impero romano al 1309 quando Clemente V trasferì la sede papale ad Avignone: sono quasi 1000 anni di storia di cui oggi sopravvive solo un pallido riflesso in angoli da scoprire, ma che per la maggior parte è stata spazzata via per volontà diverse, tutte tese a realizzare magniloquenti progetti.Cosi, se a partire da Giulio II sparì progressivamente l’antica S. Pietro, Sisto V, nel suo progetto di una nuova struttura urbanistica per la città di Roma, cancellò completamente il Patriarchio Lateranense dove risiedevano il papa e la curia. Tutte le grandi basiliche furono stravolte da interventi di ‘abbellimento’ o per l’inserzione di nuove strutture; come S. Maria Maggiore, i cui preziosi mosaici esterni che ricoprivano abside e facciata rendendola un gigantesco tabernacolo splendente d’oro, a custodia delle reliquie del Presepe e insieme testimone del vivo culto dell’icona della Salus Populi Romani, furono celati dietro più tarde sovrastrutture.Più recentemente nuove insane decisioni si sono abbattute sul cuore della città e sul quartiere di Borgo, per esempio, con la creazione della via dei Fori Imperiali, della via del Mare e di via della Conciliazione e prima ancora con la costruzione dell’Altare della Patria: i danni furono spaventosi, sia per la città e per i suoi monumenti, sia per i suoi abitanti, sradicati dal loro habitat e deportati nelle immediate periferie. Tragica fu in particolare la sorte di monumenti come l’Aracoeli, amputata dei suoi tre chiostri e di strutture come il lanificio che faceva da quinta alla scalinata; fu demolita anche la Torre di Paolo III, la villa costruita nel XVI secolo di fianco all’Aracoeli, collegata da un corridoio aereo al Palazzetto San Marco, a sua volta spostato nella posizione attuale ad angolo con il Palazzo di Venezia e la chiesa di S. Marco.
Il visitatore è un moderno pellegrino che affronta un viaggio non solo mistico attraverso la conoscenza delle antiche basiliche romane (San Pietro in Vaticano, San Paolo Fuori le Mura, Santa Maria Maggiore) affondando in una spiritualità fatta di simboli e rituali ,ma attraversa anche la vita quotidiana venendo a contatto con le attività commerciali ed i mestieri dell’uomo medievale, la sua devozione più popolare e le sue aspettative terrene ed ultraterrene fatte anche di superstizione e di gioiosa burla.
Pietre, tessuti,terracotte, oro ed argenti: materiali preziosi e meno forgiano i lineamenti di una Roma attiva e laboriosa.Bellissimi i paramenti sacri di Bonifacio VIII (Piviale,casula e due dalmati che in opus cyprense) che rappresentano per varietà di tipi e decorazioni uno dei più significativi campionari di arte suntuaria tra Oriente ed Occidente del Medioevo oggi conservato. Incredibilmente mai esposto in precedenza il rosone da San Nicola De Calcario (chiesa costruita sulle strutture romane di un tempio romano nell’area sacra di Largo Argentina e che fu quasi totalmente demolita) che apre una zona della mostra di grande suggestione con la ricostruzione di un’area sacra dove i reperti sapientemente illuminati per accentuarne la forza delle forme e le musiche in diffusione regalano momenti di forte impatto. La mostra non si conclude all’interno delle bellissime stanze di Palazzo Braschi che la ospita ma esorta il visitatore ad uscire tra i sentieri antichi della città e riscoprire con maggior consapevolezza le antiche bellezze di un medioevo romano quasi dimenticato. Facilmente fruibile per ogni tipo di visitatore la mostra si arricchisce di un personale preparato,gentile ed accogliente cosa non da poco.