Milano, Teatro alla Scala:”The Tempest”

Milano, Teatro alla Scala, stagione d’opera e balletto 2021/22
“THE TEMPEST”
Opera in tre atti su libretto di Meredith Oakes dall’omonima opera di William Shakespeare
Musica di Thomas Adès
Prospero LEIGH MELROSE
Ariel AUDREY LUNA
Caliban FRÉDÉRIC ANTOUN
Miranda ISABEL LEONARD
Ferdinanf JOSH LOVELL
Re di Napoli TOBY SPENCE
Antonio ROBERT MURRAY
Stefano KEVIN BURDETTE
Trinculo OWEN WILLETTS
Sebastian PAUL GRANT
Gonzalo SORIN COLIBAN
Orchestra e coro del Teatro alla Scala
Direttore Thomas Adès
Maestro del coro Alberto Malazzi
Regia Robert Lepage
Scene Jasmine Catudal
Costumi Kym Barrett
Luci Michael Beaulieu
Coreografia Crystal Pite
Milano, Teatro alla Scala, 11 novembre 2022
The Tempest” con musica di Thomas Adès andata in scena per la prima volta a Londra nel 2004 si è affermata come uno dei titoli di maggior successo nella produzione operistica degli ultimi decenni anche grazie al sontuoso allestimento firmato per il Metropolitan Opera – in coproduzione con la Wiener Staatsoper e l’Opéra du Québec – dal canadese Robert Lepage ed è in questa produzione che l’opera arriva finalmente anche sul palcoscenico scaligero.
La musica di Adès si caratterizza per un ecclettismo che senza difficoltà possiamo definire post-moderno. Compositore coltissimo recupera e fonde con cifra assolutamente personale forme e stilemi differenti e apparentemente contradditori. Quella di Adès è una musica legata a un sistema tonale anche se inteso in modo alquanto libero ma in ogni caso molto lontano dal gusto delle avanguardie post-dodecafoniche del secondo Novecento. Il gioco poliritmico e politonale recupera piuttosto modelli – soprattutto francesi – della prima metà del secolo scorso ricreandoli con sensibilità contemporanea. La struttura è organizzata per blocchi definiti con un uso – non eccessivo ma neppure trascurabile – dei leitmotiv che attraversano l’intera composizione. Le diverse situazioni e i diversi personaggi sono caratterizzati da moduli espressivi e musicali ben definiti e caratterizzanti. La vocalità si sviluppa principalmente in forme di declamato arioso ma non mancano squarci lirici di gusto quasi italiano – specialmente per Miranda e Ferdinand – melismi e colorature per rendere il carattere non umano di Ariel, deformazioni formali per le parti comiche. La scrittura orchestrale – vero punto di forza della musica di Adès – è ricchissima. Il sistema armonico e sistematicamente sconvolto da cromatismi e dissonanze ma resta sempre riconoscibile così come chiaramente identificabili sono i modelli ritmici e dinamici sottesi usati in modo quasi berghiano. Ricchissima la gamma dei colori e dei timbri orchestrali chiamati a rendere il caleidoscopico mondo della vicenda tra sofferenze umane e squarci magici e incantati. Basterebbero al riguardo il preludio con la descrizione sonora della tempesta, un gorgo sonoro capace di trasmettere tutto il vorticoso caos della situazione reso senza far ricorso alle sonorità più prevedibili e riuscendo a trasmettere la natura artificiosa, innaturale, della tempesta stessa oppure la capacità di rendere in modo assolutamente originale le sonorità del mondo magico reso con caleidoscopiche risonanze di archi tremolanti e ottoni in sordina.
L’edizione scaligera si può avvalere della presenza sul podio dello stesso Adès ottimo direttore d’orchestra oltre che compositore. Una lettura capace di evidenziare ogni aspetto della complessa partitura. I contrasti stilistici ed espressivi vengono esaltati al massimo, il continuo passaggio tra realtà e sogno, tra alto e basso, da tradizione e innovazione trova nella lettura di Adès la perfetta realizzazione così come emergono chiaramente – per quanto stravolte – le forme tradizionali che rappresentano l’ossatura del lavoro. Adès però, come detto, è un ottimo direttore e sa trarre il meglio dall’orchestra che, pur alle prese con un lavoro così particolare, ha suonato magnificamente con una tavolozza di colori ricchissima e perfettamente realizzata. Altrettanto apprezzabile la prova del coro cui Adès affida pagine di alta ispirazione – la scena dei naufraghi del II atto – eseguite con quella qualità che forse solo la compagine scaligera è in grado di esprimere.
La compagnia di canto è composta da artisti che sono abituali collaboratori di Adès e quindi capaci di renderne lo stile fin nei minimi dettagli. Leigh Melrose è un Prospero di soggiogante autorità. Bellissima voce di baritono ampia e compatta su tutta la linea. Interprete sensibile e perfettamente calato nel ruolo rende tutte le sfumature del complesso carattere fino all’amaro disincanto del finale.
Miranda è affidata a Isabel Leonard finalmente arrivata sul palcoscenico milanese. Tra i maggiori mezzosoprani mozartiani del nostro tempo sfoggia non solo una bellissima voce ma una musicalità e un’eleganza nel porgere davvero ammirevole che rendono alla perfezione la luminosa ingenuità della fanciulla. Al suo fianco è il Ferdinand di Josh Lovell con la sua morbida voce di tenore lirico dall’espressione quasi languorosa. Il loro duetto è tra le pagine più seducenti della composizione.
La parte di Ariel è quasi proibitiva. La voce è impegnata su tessiture impervie, da risultare quasi disturbanti con salite sino al Fa sovracuto e un canto totalmente astratto in cui la parola si dissolve in puro valore sonoro. Audrey Luna domina la parte con una facilità e una naturalezza che incantano come il suo personaggio.
Caliban è parte destinata a un grande fraseggiatore – il primo interprete fu Ian Bostridge – e Adès e la Oakes danno del personaggio una lettura molto sfumata, più patetica che mostruosa, portavoce di una libertà naturale schiacciata dalla volontà di dominio dell’uomo. Fréderic Antoun coglie tutte le sfumature del personaggio al contempo ingenuo e malevole, libero come la natura nelle sue pulsioni e nei suo contrasti.  La morbida sensualità di  “Friends don’t fear” così come l’impellenza dei moti di rivolta verso Prospero sono perfettamente centrati.
Toby Spence è un Re di Napoli dolente e commosso, Robert Murray con la sua voce aspra e le sonorità falsettanti rende assai bene la natura ipocrita di Antonio. Solido e ben centrato il Gonzalo di Sorin Coliban così come positiva la prova di Paul Grant come Sebastiano. Owen Willetts e Kevin Burdette sono centratissimi nella coppia comica Trinculo e Stefano.
Lo spettacolo di Lepage è prima di tutto un atto d’amore verso il teatro. L’artificio teatrale che crea – come la magia di Prospero – mondi incantati. Il teatro, le sue strutture, i suoi artifici sono l’isola in cui si svolge la vicenda. Nel primo atto vediamo il boccascena con alle spalle sala scaligera – presente già in origine come omaggio alle origini milanesi di Prospero; nel secondo il palcoscenico su cui va in scena una rappresentazione resa con fondali dipinti; nel terzo il retro dello stesso con le macchine sceniche che diventano spazio dell’azione. Il gioco meta-teatrale è quindi palesemente scoperto ma questo non diminuisce la magia di molte delle soluzione adottate come la spettacolare apparizione di Ariel come mostruoso Deus ex machina nel III atto. L’intera produzione è attraversato da un senso di autentico amore per il teatro e i suoi funzionamenti che evita il rischio di un’eccessiva freddezza che l’esaltazione dei dati tecnici poteva comportare anzi si trovano momenti di autentica poesia come la discesa in contro luce di Miranda e Ferdinand verso il mare, quasi ombre cinesi che avanzano mano nella mano verso un tramonto radioso o gli echi strehleriani della tempesta iniziale.
Molto belli i costumi che alternano abiti ottocenteschi per i personaggi umani e libera fantasia per quelli fantastici, Prospero si pone a metà con il corpo ricoperto di simboli magici da sciamano ma con ancora sulle spalle il pastrano di taglio napoleonico.
Ottima presenza di pubblico e caloroso successo per tutti gli interpreti. Foto Brescia & Amisano