Genova, Teatro Carlo Felice:”Béatrice et Bénédict”

Genova, Teatro Carlo Felice, Stagione Lirica 2022-2023
“BÉATRICE ET BÉNÉDICT”
Opéra-comique in due atti su libretto di Hector Berlioz da Molto rumore per nulla di William Shakespeare.
Musica di 
Hector Berlioz
Don Pedro NICOLA ULIVIERI
Claudio YOANN DUBRUQUE
Bénédict JULIEN BEHR
Léonato GÉRALD ROBERT-TISSOT
Héro BENEDETTA TORRE
Béatrice CECILIA MOLINARI
Ursule EVE-MAUD HUBEAUX
Somarone IVAN THIRION
Mimi:AMEDEO PODDA, ALESSANDRO PERCUOCO, MYRYAM TOMÉ, SIMONE CAMPISI, FABRIZIO CARLI, LUCA DE RINALDO, HUMBERTO JIMENEZ RIOS
Orchestra e Coro del Teatro  Carlo Felice Genova
Direttore
Donato Renzetti
Maestro del Coro Claudio Marino Moretti
Regia 
Damiano Michieletto 
Scene 
Paolo Fantin
Costumi 
Agostino Cavalca
Coreografia 
Chiara Vecchi
Luci 
Alessandro Carletti
Nuovo allestimento dell’Opéra de Lyon in collaborazione con la Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova
Prima rappresentazione in Italia
Genova, 30 ottobre 2022
Béatrice et Bénédict ha avuto la sua prima rappresentazione a Baden-Baden il 9 agosto 1862 ed è l’ultima opera di Hector Berlioz (1803-1869), prima di queste recite genovesi non era mai salita su un palcoscenico italiano. Il musicista stesso, di sua mano, ne aveva tratto la vicenda, pur rimaneggiata e sfoltita di fatti e personaggi, dalla shakespeariana Molto rumore per nulla. Due eroi, reduci delle carneficine crociate, tornano a Messina: l’uno, Claudio, si vuol subito sposare con l’amata Hero; l’altro, Bénédict, viceversa tenta invano di sottrarsi al matrimonio con Bèatrice, la bella messinese, che tutti cercano di appioppargli. Trama fragile, al limite dell’inconsistenza e figure, anche musicalmente, debolmente abbozzate. L’opera consta di 15 numeri musicali, equamente distribuiti fra i due atti, integrati da un sedicesimo, non numerato in partitura: la Sicilienne orchestrale che funge da Entr’act alla seconda parte. Due sole le arie, di Hero nel primo atto e di Béatrice nel secondo e un rondò di Bénédict, sempre nella prima parte. Per il resto duetti, terzetti, insiemi e molti numeri col coro. A legare e condurre l’azione ci sono dialoghi recitati, come di tradizione dell’opera comique. L’azione avanza fiaccamente e i numeri musicali, tutti esasperatamente espansi, benché assai belli e piacevoli, non contribuiscono a vivacizzare e a rendere frizzante il racconto. Di ciò si incaricano, con la conosciuta inventiva e la consolidata perizia, Paolo Fantin e le sue elegantissime e fantasiose scene, illuminate a dovere da Alessandro Carletti. Inoltre, i costumi, di foggia contemporanea, di Agostino Cavalca, e le dosate coreografie di Chiara Vecchi garantiscono un ben calibrato palcoscenico adatto a lasciar libero sfogo alle suggestioni registiche di Damiano Michieletto. Lo spettacolo allestito per la stagione 2020-21 dell’Opéra de Lyon, dopo una prima recita senza pubblico, ma con le telecamere di France3, causa pandemia era stato annullato.
Béatrice e Bénédict, nella rivisitata drammaturgia di Michieletto, assurgono a modelli derivati dalla filosofia di Rousseau, lo svizzero. Aspirano ad una vita in natura, libera e felice, svincolata dalle convenzioni e dalle soggezioni di una castrante società.A conferma, il regista pone in scena uno scimpanzè che libero vi scorrazza e farfalle che svolazzano e, a suggello definitivo dell’assunto, Adamo ed Eva, liberi e magnificamente nudi, immersi in una smeraldina foresta tropicale, evidente prestito dai quadri di Henri Rousseau, le Douanier. Come i due protagonisti della commedia finiranno ingabbiati nel matrimonio, così il gorilla, novello King Kong, finirà dietro a sbarre, le farfalle e la coppia primigenia in teche di cristallo da entomologi, per esposizione ed esibizione. Oltre alla coppia eponima, gli altri personaggi che si aggirano in scena, pur dando un contributo essenziale ai numeri musicali, non ne rinforzano, se non debolmente, la vivacità drammatica. La musica di Berlioz, per dirla alla francese, lingua d’obbligo in serata (inspiegabile che la sovra titolazione la ignori ), è sempre paisible, sensible et charmante e l’ipersensibile Donato Renzetti ne trae meraviglie. La fantasiosa regia di Michieletto e l’assoluta maestria di Renzetti sono gli atout vincenti della serata. Gérald Robert-Tissot è l’attore che recita, evidentemente in un francese impeccabile, la parte parlata di Léonato, il governatore di Messina, pur esso intrigato nelle trame di promozione nuziale. Nicola Ulivieri basso, di provata perizia sia vocale che scenica, conferma, nelle vesti di Don Pedro, le sue ragguardevoli doti tecniche e il bel timbro. Yoann Dubruque, giovane baritono belga, ha modo di dispiegare, come Claudio, una voce dal fascinoso colore caldo e vellutato. Il basso Yvan Thirion recita e canta, con identica maestria, la parte di Somarone il buffo maestro di cappella che prepara e dirige un coro, invero recalcitrante, nelle due riprese dell’epitalamio grottesco e nel Le vin de Syracuse, godereccio coro di avvinazzati. Per venire alle vere parti con canto, Julien Behr è un giovane tenore francese che già nella recita dell’Opera de Lyon del 2020 interpretava Bénédict. La voce è sfogata e robusta, dal timbro che non brilla per soavità ma indicatissimo ad un uomo di carattere che sa quel che vuole. Sua è la grande aria-rondò, qui forzatamente posta a conclusione del primo tempo, Je vais l’aimer, in cui, con la parte che staziona a lungo tra il fa diesis in ultimo rigo e il si naturale, sfoga brillantemente e vittoriosamente la sua eroica virilità. Hero la romantica innamorata figlia del governatore Léonato, che da sempre sogna l’abito bianco, è l’appassionata Benedetta Torre che, dopo il coro iniziale, si lancia sicura, con bellissimo timbro nella prima parte patetica e sognante dell’aria Je vais le voir, per essere poi più prudente nell’agitata prosecuzione Il me revient fidèle. La stessa Torre e la sua dama di compagnia Ursule, il mezzosoprano Eve-Maud Hubeaux, sono impegnate nel duettare nel Notturno Vous soupirez e, in finale d’opera, a loro si unisce Béatrice, il soprano Cecilia Molinari, per un meraviglioso e chilometrico terzetto Je vais d’un coeur aimant. Cecilia Molinari poi, con voce perentoria e volitiva, interpreta, nel secondo atto, l’altra aria solistica dell’opera Dieu que vien je d’entendre, la cui tessitura centrale le è particolarmente conveniente visto che sia in zona bassa, che sopra il rigo ci pare di cogliere una qualche, forse momentanea, fragilità. L’Orchestra dell’Opera Carlo Felice di Genova ha risposto, come meglio non si potrebbe, alle richieste e agli stimoli del Maestro Renzetti dando la giusta luce e il giusto colore alla predominante parte orchestrale, comprese l’Ouverture e la Siciliana, in apertura d’opera e l’Entr’act, altra Siciliana dell’atto secondo. Ci pare che Claudio Marino Moretti, Maestro del Coro del Teatro Carlo Felice, debba sentirsi soddisfatto dell’apprezzabile prestazione del suo coro e confidiamo che alcuni ondeggiamenti di tonalità negli Epitalami Grotteschi e nell’esaltazione del Vino di Siracusa siano voluti, per accordarsi alla situazione scenica, e non casuali. Il pubblico domenicale stipava fitto le sole zone centrali della platea, disertate purtroppo la galleria e le poltrone laterali. Qualche difficoltà di comprensione dello spettacolo, probabilmente da associarsi alla fantasiosa regia, alla lingua francese e all’opera “sconosciuta”, hanno frenato gli applausi che comunque hanno premiato gli artisti e gli operatori di palcoscenico, compresi il mimo scimpanzè Amedeo Podda e gli splendidi “nudisti”, ormai anch’essi in abiti da cerimonia, Adamo ed Eva, Alessandro Percuoco e Miryam Tomè. Giustamente son suonate più calorose le approvazioni indirizzate al coro e all’orchestra e soprattutto ai solisti di canto e al maestro Renzetti, grande animatore della serata.