Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival “Massenet, maestro del suo tempo”, 1° ottobre-28 ottobre 2022
Violino Théotime Langlois de Swart
Pianoforte Tanguy de Williencourt
Gabriel Fauré: Sonate pour violon et piano n° 1; Jules Massenet: “Le Dernier Sommeil de la Vierge”, transcription pour violon et piano;
Fernand Halphen: Prière pour violon et piano; Reynaldo Hahn: “Nocturne “pour violon et piano; Jules Massenet: “Méditation de Thaïs”, transcription pour violon et piano; Gabriel Pierné: Sonate pour violon et piano
Venezia, 25 ottobre 2022
Siamo giunti al penultimo appuntamento nell’ambito del Festival “Massenet, maestro del suo tempo”: protagonista della serata era il violino, uno strumento per cui l’autore francese non ha mai scritto pezzi di natura solistica, ma che nondimeno contribuisce in modo significativo alla fortuna di certe sue pagine, soprattutto grazie alle trascrizioni di arie liriche – tra tutte, quella della celebre Méditation da Thaïs – o di frammenti da oratori come il preludio, Dernier Sommeil, tratto da La Vierge: lavori “d’importazione”, che in questo concerto erano proposti insieme ad opere originali di Fauré e di allievi di Massenet – Hahn, Halphen e Pierné –, che andavano dalla rivisitazione della sonata a pezzi di genere dal carattere meditativo o virtuosistico, offrendoci un ampio saggio relativo all’uso del violino solo durante la Belle Époque.
L’esecuzione era affidata a due validi musicisti, entrambi formatisi presso il CNSMD di Parigi e ormai apprezzati a livello internazionale: Théotime Langlois de Swarte, al violino, e Tanguy de Williencourt, al pianoforte, che, tra l’altro, hanno inciso insieme il disco Proust, le concert retrouvé.
Apriva la serata la Sonate pour violon et piano n° 1 di Gabriel Fauré – ancora oggi uno dei pilastri del repertorio cameristico per violino – prima fortunata incursione del compositore nel campo della musica da camera, nonché punto di partenza di una nuova era della musica da camera francese, in cui avrebbe visto la luce una serie di sonate per violino e pianoforte, firmate da autori come Franck, Lekeu, Pierné, d’Indy. Trattandosi di un vero e proprio duo, in questo pezzo i due strumenti hanno interagito alla pari con affiatamento e particolare cura del suono, pur nella loro reciproca indipendenza: dall’Allegro molto, in forma sonata, al commovente Andante, al brillante Scherzo, per concludersi con un brioso finale ricco di verve.
All’atmosfera vagamente decadente della Sonata di Fauré seguiva il mistico fervore di Dernier Sommeil de la Vierge, trascrizione di una pagina dell’oratorio La Vierge: il Preludio della quarta parte, che si salvò dal relativo insuccesso, riportato complessivamente dall’oratorio stesso.
Un afflato religioso si coglieva anche nella breve Prière per violino e pianoforte di Fernand Halphen, che trae il materiale tematico da un inno ebraico, cantato dalle comunità giudeo-portoghesi del Sud-Ovest della Francia durante il Capodanno ebraico e il Giorno dell’Espiazione. Nella prima parte e nel finale dell’opera il canto liturgico era validamente guidato e sostenuto dal pianoforte, mentre nella sezione centrale, poco più animata, il violinista si imponeva, con perfetta intonazione, salendo sempre più verso il registro acuto, fino a una conclusione sovracuta.
Un analogo slancio mistico percorreva Méditation de Thaïs di Jules Massenet – una pagina che conobbe un immediato trionfo, mentre l’opera intera si affermò solo col tempo –, la cui musica ha rivelato tutta la sua impressionante potenza evocativa e una rara capacità di penetrazione psicologica: i sentimenti della, fino a prima, dissoluta cortigiana, profondamente turbata dopo lo scontro con il pio Athanaël, erano mirabilmente espressi dall’estatica e sensuale melodia del violino.
Una dimensione intima e introspettiva dominava nel Nocturne di Reynaldo Hahn, che esprime uno sguardo nostalgico rivolto al passato prima della Grande Guerra, tra angosciosi interrogativi e inquietudini spirituali.
Con la Sonate pour violon et piano di Gabriel Pierné si ritornava ad indagare l’evoluzione di questo genere in Francia tra Otto e Novecento. Prima opera importante di musica da camera di Pierné, vi si avverte l’influenza di César Franck per l’uso di cromatismi, che comportano una tonalità instabile, e per l’adozione della forma ciclica. Se l’appassionato lirismo del brano si inscrive nella tradizione di Saint-Saëns e Massenet, l’atmosfera intima e la trasparente scrittura di alcuni passaggi fanno anche pensare al tanto ammirato Debussy. Complicità e bel suono hanno dominato anche in questo pezzo: nel primo movimento – comprendente un Allegretto piacevolmente disimpegnato e poi un Andante tranquillo, calmo e lirico – basato su una struttura ritmica accurata (le misure del violino e quelle del pianoforte hanno metri loro propri); nel secondo, Allegro tranquillo, in cui il pianoforte deve suonare “avec un sentiment calme et rêveur” (Con un sentimento calmo e sognatore), nell’ultimo, Allegro un poco agitato, introdotto da un passaggio in forma di recitativo, per poi proporre notevoli sviluppi armonici e tecnici.
Applausi reiterati alla fine. Due fuoriprogramma: Après un rêve di Fauré e – omaggio all’Italia – il quarto movimento dalla Sonata n. 7 op. 1 di Francesco Maria Veracini.