La nuova Stagione del Teatro Argentina si è inaugurata con una delle artiste più apprezzate e premiate d’Europa, Emma Dante, creatrice di un teatro inconfondibile agito sul corpo degli interpreti e attraversato da una poetica di tensione per esplorare la marginalità dell’esistente e l’umanità più terrigna, come nell’opera Pupo di zucchero in scena fino al 30 ottobre.
Una favola barocca di solitudini e morte tratta da Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile, che già ispirò La scortecata nel 2017, per celebrare la memoria dei defunti attraverso le loro esistenze passate e la pienezza della vita. Scritto e diretto da Emma Dante, lo spettacolo racconta la storia di un vecchio che nella notte fra l’uno e il due novembre, per sconfiggere la solitudine, invita a cena, nella loro antica dimora, i defunti della famiglia.
Nel giorno dei morti il vecchio, solo in una casa vuota, alle prese con i propri ricordi, è intento nella preparazione del tradizionale “pupo di zucchero”: con acqua, farina e zucchero, prende forma una statuetta antropomorfa dipinta con colori vivaci. In attesa che l’impasto lieviti, l’uomo richiama alla memoria la famiglia di morti e la casa si riempie di ricordi e di vita. Durante il rituale, in quella notte, la cena era un momento di patrofagia simbolica; nel senso che il valore originario dei dolci antropomorfi era quello di raffigurare le anime dei defunti. Cibandosi di essi, era come se ci si cibasse dei propri cari.
Così, Emma Dante crea il suo Pupo di zucchero da offrire ai defunti, dolce simbolico dell’antica credenza radicata nel Sud Italia dal potere di richiamare, nella notte del 2 novembre, i fantasmi dei propri cari venuti a trovare coloro che sono rimasti: un momento che diviene celebrazione della morte e festa della vita attraverso uno spettacolo inebriante e vitale, che accompagnerà gli spettatori nel mondo dei morti che, come visioni della vita passata, si trasformano da messaggeri del dolore in guardiani delle esperienze che testimoniano.
Nello spettacolo dieci sculture create dall’artista Cesare Inzerillo, ispirate a quelle custodite nelle catacombe dei Cappuccini di Palermo, danno corpo ai fantasmi del vecchio mostrandone il corpo osceno della morte. Tuttavia, in Pupo di zucchero la morte non è un tabù, non è scandalosa, ciò che il vecchio vede e ci espone è una parte inscindibile della sua vita. La stanza arredata dai ricordi diventa una sala da ballo dove i morti, ritrovando le loro abitudini festeggiano la vita in un turbinio di gesti, musiche e voci, attraverso l’abilità performativa del cast di attori composto da: Carmine Maringola (il Vecchio), Nancy Trabona (Rosa), Maria Sgro (Viola), Federica Greco (Primula), Sandro Maria Campagna (Pedro), Giuseppe Lino (Papà), Stephanie Taillandier (Mammina), Tiebeu Marc-Henry Brissy Ghadout (Pasqualino), Martina Caracappa (zia Rita) e Valter Sarzi Sartori (zio Antonio).