Modena, Teatro Comunale Pavarotti-Freni, stagione 2022.2023
“MEFISTOFELE”
Opera in un prologo, quattro atti e un epilogo, su musica e libretto di Arrigo Boito tratto dal Faust di Goethe.
Musica di Arrigo Boito
Mefistofele SIMON LIM
Faust ANTONIO POLI
Margherita/Elena MARTA MARI
Marta ELEONORA FILIPPONI
Wagner PAOLO LARDIZZONE
Pantalis SHAY BLOCH
Nerèo VINCENZO TREMANTE
Orchestra Filarmonica Italiana, Coro del Teatro Municipale di Piacenza, Coro Lirico di Modena, Voci bianche del Teatro Comunale di Modena
Direttore Francesco Pasqualetti
Maestro del Coro Corrado Casati
Maestro voci bianche Paolo Gattolin
Regia, scene e costumi Enrico Stinchelli
Video e luci Angelo Sgalambro
Coreografie Michele Merola
Danzatori Agora Coaching Project a cura di MM Contemporary Dance Company
Coproduzione Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione Teatri di Piacenza. Riallestimento con elementi scenici della Fondazione Teatro di Pisa
Modena, 7 ottobre 2022
Peccato: proprio quella volta che il regista si chiama Enrico, non si può giocare a far l’eco al libretto: Enrico mi fai ribrezzo! Il recensore cattivo si mastica le sue malignità e poi è costretto a rimandarsele giù. Perché Enrico Stinchelli ama l’opera e vuole servirla, non servirsene. Le atmosfere suggerite dalle proiezioni sono sempre giuste, ovvero musicali: la fonte delle immagini è sempre la musica. Certo, l’utilizzo quasi esclusivo del mezzo delle proiezioni è impossibile non condannarlo; anche se si tratta di una soluzione, più o meno sofferta, dettata dalle esigenze della borsa. Come del resto il ricorso agli elementi scenici della Fondazione Teatro di Pisa. Stinchelli è preziosissimo regista la cui presenza si avverte nella recitazione, negli accenti e nel fraseggio dei suoi protagonisti. Meriterebbe quindi di essere affiancato da uno scenografo capace di raccogliere le sue giuste intuizioni visive per tradurle in costruzioni sceniche più organiche, e lo stesso per i costumi. Qui sulla nera terra, si sa, non sempre le condizioni sono le ideali. Piccoli miracoli, però, persino le proiezioni, se usate così, li sanno fare.
Protagonista e trionfatore il basso sud coreano Simon Lim, dalla voce vasta e muscolare, scura e tonante. Il ruolo diabolico non richiede certo un timbro morbido, caldo, ricco di armonici: la consistenza potente e spettrale della voce di Lim è tagliata su misura. A parte un piccolo sbrago nel finale, un tantino eccessivo, l’interpretazione è più che convincente, servita con una buona dizione, riccamente variegata di accenti, e dal fraseggio vivo e dinamico. Anzi sarebbe stato divertente se, mercè una maggiore complicità dal Maestro Francesco Pasqualetti, si fosse giocato con l’elastico dei tempi. Ma, anche qui, la disponibilità al perdono è grande perché il solo smuovere la locomotiva del Mefistofele, già così, senza aggiungere acrobazie, è una vera faticaccia per il macchinista sul podio. Ma continuando con il cast, Marta Mari si è catturata le giuste simpatie del pubblico con una voce tutto all’opposto: rotonda, piena, voluminosa, morbida. Il vibrato c’è, ma non è fastidioso, in questo repertorio. Anche la voce di petto produce suoni molto belli, e la Mari sa farne il giusto uso, che vuol dire molto parsimonioso. Pure i passaggi di registro, la precisione, la sicurezza sulle agilità e la proiezione del suono sono una delizia, anzi tre o quattro, ma quello che incanta soprattutto è che il personaggio c’è. Soltanto in alcuni attacchi, trascinata proprio dal personaggio, sfugge un piccolo singhiozzo. Antonio Poli non manca certo di voce, poderosamente munito com’è di un registro centrale sontuoso e largo, non ha la minima difficoltà a scendere nel grave, ma appare un poco più teso nel salire all’acuto. Salita e non arrampicata, però, e, malgrado la tensione, sempre senza inciampi. Il ruolo è molto pesante fisicamente, e un po’ di fisiologica stanchezza si è fatta sentire (facendo sentire poco la voce) nel Sabba Classico: si tratta comunque di normale amministrazione delle proprie risorse. Professionale il resto del cast. Il monito di Gavazzeni echeggia: la facilità è categoria che in musica non si dà. E questo titolo impegna moltissimo davvero tutti, a cominciare dall’Orchestra Filarmonica Italiana e dal coro, o meglio dai cori, quello Lirico di Modena, unito a quello del Teatro Municipale di Piacenza, preparati da Corrado Casati, e quello delle Voci bianche del Teatro Comunale di Modena, preparato da Paolo Gattolin. Qualche piccola semplificazione, nel testo e nelle dinamiche, per i cori angelici, ma quale incanto nel tempo comodo e nella chiara dizione del giustamente cantilenante Fratelli teniamci per mano.Tempi invece generalmente sostenuti da Francesco Pasqualetti, che teme forse di far risultare troppo pesante, soprattutto il Prologo, e riesce ad evitarlo, oppure teme semplicemente di stremare i musicisti, e giustamente cerca di evitarlo. In generale, occorrerebbe guardare con più riconoscenza e interesse a questo approccio alla direzione, quello che risolve i problemi invece di crearli, e non tacciarlo di poca creatività, poca personalità o peggio ancora definirlo “di servizio” o “da provincia”. Il pubblico ha salutato con giustificato entusiasmo il ritorno di un titolo così impegnativo ed amato, ma non altrettanto frequentato. Foto Rolando Paolo Guerzoni