Johann Sebastian Bach (1685-1750): “French Suites BWV 812-817”

Johann Sebastian Bach: French Suite No.1 BWV812 in D minor; French Suite No.2 BWV813 in C minor; French Suite No.3 BWV814 in B minor; Prelude, Fugue and Allegro BWV998; French Suite No.4 BWV815 in E-flat; French Suite No.5 BWV816 in G; French Suite No.6 BWV817 in E; Suite BWV 996 in E minor. Wolfgang Rübsam (lute- harpsichord). Registrazione: marzo 2020, Immanuel Lutheran Church, Valparaiso, Indiana, USA. T. Time: 71′ 48″ (CD 1); 78′ 82″ (CD 2). 2 CD Brilliant Classics 96227
Composte tra il 1722 e il 1725, le Suites BWV  812-817 di Johann Sebastian Bach furono erroneamente chiamate francesi, prima, da Friedrich Wilhelm Marpurg che così le contrappose a quelle inglesi e, poi, da Johann Nikolaus Forkel che affermò: “Vengono generalmente chiamate Suite francesi perché sono state scritte secondo il gusto francese”. Chiamata da Bach semplicemente Suites pour le clavessin, questa raccolta ha in realtà ben poco in comune con il gusto francese dal momento che appare prevalente lo stile italiano e sono presenti danze come la Polonaise estranee ai modelli d’Oltralpe. Queste suites, insieme al Prelude, Fugue and Allegro BWV 998 (1708-1712) e alla Suite in E minor BWV 996 (1717 circa) composte da Bach sia per liuto che per clavicembalo, costituiscono l’interessantissimo programma di una proposta discografica dell’etichetta Brilliant Classics. In questo doppio album le Suite sono, infatti, eseguite su uno  Lautenwerkuno strumento molto particolare a uno o a due manuali che godette di una certa fortuna tra il XVI e il XVIII sec. Simile al clavicembalo, differiva da quest’ultimo per la cassa panciuta e per la presenza di corde di budello, che,
pizzicate da plettri in cuoio, producevano un suono molto vicino a quello della tiorba e del liuto. In questo CD è utilizzato un esemplare  costruito nel 2015 da Keith Hill, un famoso costruttore americano, proprio per Wolfgang Rübsam che interpreta questi lavori rispettando totalmente la prassi esecutiva barocca, a partire dalla scelta dei tempi perfettamente calibrati sul tactus (il presto della Suite BWV 996 in mi minore, che appare più lento rispetto alla percezione che abbiamo oggi di questo andamento, è perfettamente in linea con i parametri dell’epoca), alle improvvisazioni sulla melodia nei ritornelli. Ben rilevata, inoltre, la polifonia costitutiva di questi brani attraverso una cura del fraseggio che esalta l’intreccio delle voci.