“Gianni Schicchi” al Teatro Comunale di Sassari

Sassari, Teatro Comunale – Stagione lirica 2022
GIANNI SCHICCHI”
Opera in un atto di Giovacchino Forzano.
Musica di Giacomo Puccini
Gianni Schicchi CARLO LEPORE
Lauretta SARA ROSSINI
La Zita CHIARA TIROTTA
Rinuccio GIUSEPPE INFANTINO
Gherardo MARCO PUGGIONI
Nella MARIA LADU
Gherardino IAN GROP
Betto NICOLA EBAU
Simone FRANCESCO MUSINU
Marco MATTEO LOI
La Ciesca LARA ROTILI
Maestro Spinelloccio /Ser Amantio di Nicolao WILLIAM HERNÁNDEZ
Pinellino ANTONELLO LAMBRONI
Guccio DARIO SOGOS
Orchestra dell’Ente Concerti “Marialisa De Carolis”
Direttore d’orchestra Jacopo Brusa
Regia Antonio Ligas
Scenografia Caterina Tanchis, Mariam Zamiri
e Allievi dell’Accademia di Belle Arti “Sironi” di Sassari
Costumi Luisella Pintus, Andrea Gennati
e Allievi dell’Accademia di Belle Arti “Sironi” di Sassari
Luci Tony Grandi
Nuovo allestimento dell’Ente Concerti “Marialisa De Carolis”
Sassari, 22 ottobre 2022
Gianni Schicchi, del Trittico pucciniano, sin dalla sua prima esecuzione al Metropolitan di New York nel 1918, è stata subito l’opera di maggior fortuna e, nonostante la ferma opposizione del suo autore che l’ha sempre visto come parte di un unico progetto artistico, ha iniziato ben presto ad avere vita autonoma, in dittico con altre brevi opere in un atto (molto interessante l’abbinamento con Eine florentinische Tragödie di Alexander Zemlinsky) o più raramente da sola. È stato questo il caso della sua ripresa nella stagione lirica organizzata dall’Ente Concerti de Carolis: il risultato è un po’ striminzito nella sua durata, comunque aggiornato sui tempi d’attenzione del pubblico attuale, ma permette di concentrarsi su un capolavoro che merita un’attenzione particolare per la modernità dei meccanismi scenici e della scrittura musicale, coerente e sintetica come poche nel repertorio del suo autore. Già apprezzato in versione “a distanza” due anni fa, in piena pandemia, il nuovo allestimento ha confermato anche dal vivo l’ottima qualità del progetto registico di Antonio Ligas che, con la preziosa opera scenografica di Caterina Tanchis e Mariam Zamiri (e il contributo degli studenti dell’Accademia di Belle Arti Sironi di Sassari) ha costituito il punto fermo di una realizzazione essenziale, brillante e perfettamente aderente allo spirito dell’opera. Una menzione particolare va ai fantasmagorici e bellissimi costumi di Luisella Pintus e Andrea Gennati (e dei loro studenti dell’Accademia) veri e propri complementi scenografici che hanno svolto un ruolo fondamentale nelle geometrie del palcoscenico deformando in senso caricaturale le figure degli interpreti. Il taglio grottesco e fumettistico della scena sembrava derivare da una sorta di vivace espressionismo, dove due enormi armadi dalle proporzioni falsate incombevano sul letto di Buoso Donati e sui minuscoli protagonisti dell’ennesima farsa umana, cristallizzati nella loro avidità e ipocrisia. Rimanevano umanamente riconoscibili il terzetto dei protagonisti, autori/fruitori della beffa, riscattati dalla giustizia e, ovviamente, dall’amore. Coerenti con tale impostazione sono stati i movimenti e le interazioni dei personaggi, ripuliti da facili naturalismi in favore di una studiata recitazione da marionette illusoriamente convinte di una loro libertà. Le luci di Tony Grandi e delle proiezioni non sempre leggibili completavano un comparto scenico semplice ma ben strutturato.La folta compagnia di canto si è integrata perfettamente con tale visione, in un ottimo equilibrio che è la cosa più difficile da raggiungere in simili operazioni; su tutti spicca nel ruolo del titolo un Carlo Lepore autorevole vocalmente e scenicamente, perfetto motore dell’agile drammaturgia e capace di tutte le sfumature richieste dal personaggio. Bene anche Sara Rossini, Lauretta, applaudita a scena aperta nella celebre O mio babbino caro (ma da un pubblico che equivoca con la penultima cadenza la fine dell’aria…) e Giuseppe Infantino che nella parte di Rinuccio trova i suoi accenti migliori nella seconda parte dell’opera. Senza punti deboli, brillante nella recitazione e ben amalgamato anche il resto del cast, in una scrittura complessa e d’insieme che richiede soprattutto capacità d’integrazione e fusione al di là della performance individuale: Chiara Tirotta, Marco Puggioni, Maria Ladu, Francesco Musinu, Nicola Ebau, Matteo Loi, Lara Rotili, William Hernández hanno dimostrato le doti necessarie per un progetto sicuramente ben realizzato e originale. Antonello Lambroni, Dario Sogos e il piccolo Ian Grop completavano una compagnia con una netta maggioranza di ottimi artisti regionali. È stata tesa soprattutto al montaggio essenziale e senza grandi approfondimenti la direzione di Jacopo Brusa che è comunque riuscito a condurre con sufficiente precisione un lavoro non semplice nonostante la brevità. Non facendo parte l’opera della dozzina di titoli famosi, o almeno orecchiati per sentito dire, il pubblico non era particolarmente numeroso, ma ha apprezzato e si è divertito, legittimando ancora una volta il luogo comune sul torto degli assenti, specie se abbonati. Foto Elisa Casula