“Ora è buio, chiedete” una prima assoluta al teatro Verdi di Sassari

Sassari, Teatro Verdi – stagione 2022
ORA È BUIO, CHIEDETE”
Opera-cantata in due parti su libretto di Emanuele Floris
Musica di Gabriele Verdinelli
Antoni MAURIZIO LEONI
Maia MARTA RAVIGLIA
Elia BLAGOJ NACOSKI
Il Sindaco MATTEO LOI
Il Narratore MAURIZIO GIORDO
Ensemble Laborintus
Coro Polifonica Santa Cecilia e coro di Uri
Direttore Gabriele Verdinelli
Maestri dei cori Matteo Taras, Marco Lambroni
Regia Gianni Marras
Scene e costumi Davide Amadei
Disegno luci Tony Grandi
Sassari, 16 settembre 2022
Venerdì 16 settembre presso il Teatro Verdi di Sassari ha avuto luogo a Sassari l’attesa prima esecuzione assoluta dell’Opera-Cantata “Ora è buio, chiedete” del compositore Gabriele Verdinelli, su libretto di Emanuele Floris, entrambi sassaresi. L’evento, coprodotto dall’Associazione Culturale Laborintus, dalla Cooperativa Teatro e/o Musica e dall’Associazione Polifonica Santa Cecilia, ha segnato il coronamento di un lungo percorso creativo, nel corso del quale un gruppo di artisti e intellettuali sardi, in primis i due autori citati, ha voluto dare vita ad un lavoro che, partendo da un tragico fatto storico documentato dalle cronache, affrontasse temi attuali quali quelli dell’emigrazione e dello sfruttamento, attraverso la lente di ingrandimento del forte senso di appartenenza del popolo sardo. La vicenda, risalente al 1911 è quella di un gruppo di minatori trasferitisi dalla Sardegna ad Itri (Lazio meridionale) per lavorare alla costruzione della ferrovia Roma-Napoli, opera ritenuta strategica dal governo italiano per celebrare il cinquantenario dell’Unità del paese. Le condizioni miserevoli, l’ostilità cieca dei residenti, l’insorgere di una epidemia (altro tema particolarmente attuale) fanno precipitare le rivendicazioni dei diritti dei lavoratori in una tragedia che interromperà o segnerà per sempre le vite dei protagonisti. Un lavoro conciso, cui gli autori hanno saputo imprimere un ritmo agile e serrato, dal taglio quasi cinematografico, e che ha trovato nell’inserimento del personaggio di Maia, fragile figlia del sindaco del paese, una variabile decisiva per aprire parentesi espressive e squarci poetici in una vicenda altrimenti cupa e destinata ad essere raccontata esclusivamente al maschile. Il libretto di Emanuele Floris, che prevede l’intervento di un narratore per contestualizzare la vicenda, segue l’accrescersi della tensione fra i minatori e i residenti fino al suo tragico compimento soprattutto attraverso gli accesi dialoghi fra i due protagonisti sardi, in cui è il maturo Antoni ad esortare alla lotta e al sacrificio nel nome della dignità dei suoi compagni, mentre il giovane Elia si mostra figura disincantata, assorta in un mondo interiore già affollato di rimpianti. Il ruolo fondamentale dei due cori presenti in scena, il coro maschile di impostazione popolare degli operai sardi, e il coro misto dei cittadini di Itri, entrambi forse i veri protagonisti della vicenda, è delineato con grande efficacia dalle scelte musicali di Verdinelli che ha costruito i rispettivi interventi contrapponendo materiali tradizionali delle specifiche aree di provenienza: Il Miserere per gli operai sardi, una Ninna nanna locale per gli abitanti del posto. La musica di tradizione orale, in cui l’improvvisazione gioca un ruolo di rilievo, trova spesso nei lavori di Verdinelli un territorio comune con alcuni aspetti del Jazz, dando vita a un linguaggio estremamente duttile e suggestivo, libero di muoversi nell’una o l’altra direzione o di allontanarsi dalle proprie radici senza mai abbandonarle completamente. Grazie ad un solido controllo stilistico il compositore ha potuto giustapporre soluzioni e linguaggi molto eterogenei senza alcuna perdita di coerenza, riuscendo a rendere con sentimento profondo e partecipe i conflitti interiori dei protagonisti. Nelle numerose scene di assieme l’uso della dissonanza e delle sovrapposizioni di materiali diversi hanno conferito grande intensità drammatica, ma altrettanto ben delineati sono apparsi i momenti più intimi, a volte arricchiti di raffinati riferimenti storici, come nei frequenti episodi in cui la voce di soprano della stralunata Maia è accompagnata dal flauto solo, che ci rimanda in un passato lontano alla scena della pazzia della Lucia di Lammermoor, o più da vicino, alla Kranke Mond del Pierrot Lunaire. L’organico strumentale era diviso in cinque gruppi, impegnati in una scrittura ritmicamente molto complessa, e ha offerto una prestazione molto convincente, ben diretto dal compositore stesso. Ottime le prove dei solisti: Marta Raviglia ha dato voce limpida al personaggio di Maia, impeccabile nell’intonazione in un ruolo cui si è adattata con naturalezza; Maurizio Leoni è stato un Antoni di grande presenza scenica e vocale, vero e proprio collante fra tutti i momenti dell’opera di cui ha sottolineato i punti culminanti, fino alla sua estenuata conclusione; Blagoj Nagoskj era il giovane Elia, interpretato con eleganza e sicurezza, delicato ed espressivo nei numerosi dialoghi con Maia; Matteo Loi, ha tratteggiato con gusto sicuro la parte del Sindaco. Ottima la recitazione di Maurizio Giordo nella parte del narratore. La regia era affidata a Gianni Marras, che ha dato un contributo essenziale nel delineare i personaggi con chiarezza arricchendo di dettagli la lettura dello spettacolo e superando brillantemente le difficoltà legate al poco spazio sul palco, occupato in parte dall’orchestra. Le parti corali erano affidate al Coro di Uri e alla Polifonica Santa Cecilia di Sassari, preparati rispettivamente da Marco Lambroni e Matteo Taras, mentre le scene e i costumi erano di Davide Amadei. L’ evento, molto atteso, non poteva che attrarre un pubblico numeroso e partecipe, che ha salutato gli autori e gli interpreti con lunghissimi e meritati applausi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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