Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791): “Vesperae solennes de confessore”, “Requiem” & “Messa in do minore”

Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791): Vesperae solennes de confessore per Soli, Coro, Orchestra e Organo KV 339, Requiem  in re minore per Soli, Coro, Orchestra e Organo KV 626. Sigismund Ritter von Neukomm (1778-1858): Libera me, Domine. Christina Landshamer (soprano). Sophie Harmsen (mezzosoprano). Julian Prégardian (tenore). Tareq Nazmi (basso). Nikolaus Pfannkuch (cantore). Raphael Alpermann (organo). Chor des Bayrischen Rundfunks. Akademie für Alte Musik Berlin. Howard Arman (direttore). T. Time: 80′ 38″. 1 CD BR-Klassik LC 20232brDi registrazioni, più o meno buone e curate, del Requiem di Mozart se ne contano certo tantissime tanto che appare veramente difficile, se si eccettuano quelle di riferimento di grandi direttori come Abbado, trovarne qualcuna che spicchi. Questa, però, proposta dall’etichetta BR-Klassik, contiene degli indubbi elementi di originalità che consistono nel diverso approccio al capolavoro lasciato incompiuto da Mozart. Come spiegato da Arman nella nota inserita nel Booklet, questa edizione, se, da un lato, integra, dal punto di vista dell’orchestrazione, le parti lasciate in abbozzo da Mozart, dall’altra non tiene conto delle correzioni apportate tradizionalmente alle parti scritte interamente dall’allievo Franz Xaver Süssmayr. A corollario di un’operazione di indubbio valore musicale e anche storico va segnalata anche la scelta di introdurre nel CD, nel quale è possibile ascoltare anche i Vesperae solennes de confessore, il Libera me, Domine di Sigismund Ritter von Neukomm, da lui composto nel 1821 proprio per concludere il Requiem. Molte Messe da Requiem, infatti, si concludevano con questa preghiera di richiesta di assoluzione dai propri peccati, anche se non si sa quali fossero le intenzioni di Mozart per concludere questo suo capolavoro. Si tratta anche questo di un lavoro interessante, nel quale, però, nonostante vengano riprese parti del Requiem e in particolare alcuni passi dell’Introitus e del Dies irae (Dies illa), si sente lo scarto stilistico che intercorre tra i due compositori per quanto Neukomm cerchi di mantenere la sua scrittura vicina a quella di Mozart.Ottima l’esecuzione di questi lavori affidata al Chor des Bayrischen Rundfunks e all’Akademie für Alte Musik Berlin diretti da Howard Arman, autore di una concertazione nella quale emerge molto bene l’ordito polifonico sempre ben evidenziato. Il direttore, inoltre, attraverso un’ottima scelta delle sonorità, riesce ad amalgamare bene la massa orchestrale, che non sovrasta mai i cantanti, e il coro che dà vita a una prova ricca di colori e di sfumature. Valida nel complesso la compagnia di canto formata da Christina Landshamer (soprano), Sophie Harmsen (mezzosoprano), Julian Prégardian (tenore), Tareq Nazmi (basso) e dal cantore Nikolaus Pfannkuch che hanno interpretato questi lavori con attenzione al fraseggio.
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791): Messa in do minore KV 427 (Ricostruzione di Klemens Kemme). Christina Landshamer (soprano). Anke Vondung (mezzosoprano). Steve Davislim (tenore). Tobias Berndt (baritono). Chor des Bayerischen Rundfunks. Akademie für Alte Musik Berlin. Howard Arman (direttore). Registrazione: 13, 14 aprile 2018 a Monaco. T. Time: 50′ 53″. 1CD BR Klassik LC 2032
Del pari interessante dal punto di vista filologico e storico è anche l’altra proposta discografica dell’etichetta BR Klassik riguardante la Messa in do minore KV 427 di Mozart. Composta, infatti, tra il 1782 e il 1783, questa Messa fu lasciata incompiuta dal Salisburghese che ne aveva iniziato la composizione non su committenza ma per un voto, come si evince da una lettera inviata al padre da Vienna il 4 gennaio 1783, nella quale si legge: “la migliore prova di questa promessa è la partitura d’una Messa che ancora aspetta d’essere completata”.  Concepita da Mozart come voto affinché fossero superate le difficoltà che si opponevano al matrimonio con Konstanze, questa Messa avrebbe dovuto essere eseguita il 26 ottobre 1783 a Salisburgo dove il compositore effettivamente si recò insieme alla moglie. Nella città natale,  nonostante Mozart lavorasse assiduamente alla partitura, non riuscì a portare a termine il lavoro tanto che  le parti mancanti della Messa furono integrate con altre scritte di precedenti Messe. L’opera, il cui Kyrie e Gloria furono utilizzati da Mozart nell’oratorio Davide penitente K. 469, composto due anni dopo, sarebbe rimasta incompiuta, anche perché il compositore decise di accantonare questo lavoro, dal quale non  avrebbe ricavato alcun guadagno, per dedicarsi a committenze ben più fruttuose dal punto di vista economico. Di questa Messa, di cui ci sono rimasti dunque i suddetti Kyrie Gloria completi, il Sanctus Benedictus in “particella” e l’abbozzo del Credo, è stata realizzata una ricostruzione da Klemens Kemme il quale per il completamento del Credo si è ispirato al Cum Sancto della Messa in si minore di Bach, con la quale questa di Mozart presenta evidenti legami, mentre, per l’Incarnatus, formalmente un’aria d’opera seria, all’aria Se il padre perdei dell’Idomeneo. Più problematica, invece, la ricostruzione dell’Osanna del Sanctus, una doppia fuga con due soggetti per la quale Kemme si è ispirato a lavori simili di Caldara e di Bach, mentre più semplice è stato il lavoro per il Sanctus e il Benedictus, per i quali  lo studioso si è avvalso di altre fonti mozartiane. Si tratta di un lavoro pregevole e di indubbio valore che restituisce all’ascolto una Messa monumentale, sebbene incompleta, nella quale è evidente l’altissimo magistero contrappuntistico del ventisettenne Mozart che nel Qui tollis concepisce un imponente doppio coro.
La Messa è molto ben eseguita dal Chor des Bayerischen Rundfunks e dall’Akademie für Alte Musik Berlin diretti da Howard Arman, autore di una concertazione che ha ben messo in rilievo sia la polifonia di ascendenza barocca che la caratterizza sia la monumentalità di questa pagina. In questa esecuzione, inoltre, si percepisce un perfetto equilibrio tra la massa orchestrale e quella corale e tra esse e i solisti. Complessivamente valida la compagnia di canto, all’interno della quale spiccano il soprano Christina Landshamer e il mezzosoprano Anke Vondungprotagoniste del maggior numero degli episodi solistici presenti nella partitura. Entrambe le artiste rivelano un’ottima tecnica, che consente loro di risolvere con facilità le agilità che caratterizzano le loro parti. Buono il contributo anche di Steve Davislim (tenore) e Tobias Berndt (baritono), le cui parti, però, sono meno sollecitate all’interno della partitura di Mozart perché si possa dare un giudizio più completo.