Teatro dell’Opera di Roma – Stagione Lirica 2021/2022, Terme di Caracalla
“IL BARBIERE DI SIVIGLIA”
Melodramma buffo in due atti su libretto di Cesare Sterbini
Musica di Gioachino Rossini
Il Conte di Almaviva RENÉ BARBERA
Rosina CECILIA MOLINARI
Don Bartolo MARCO FILIPPO ROMANO
Figaro MARKUS WERBA
Don Basilio ALEX ESPOSITO
Berta FRANCESCA BENITEZ
Fiorello DAVIDE GIANGREGORIO
Un Ufficiale LEO PAUL CHIAROT
Coro e Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma
Direttore Stefano Montanari
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Regia Lorenzo Mariani
Collaboratore alla regia e coreografo Luciano Cannito
Scene William Orlandi
Costumi Silvia Aymonino
Luci Linus Fellbom
Allestimento del Teatro dell’Opera di Roma
Roma, 02 agosto 2022
Spettacolo operistico conclusivo della stagione estiva alle Terme di Caracalla del Teatro dell’Opera di Roma è la ripresa di questo Barbiere andato già in scena con successo nel 2014 e poi nel 2016. La parte musicale è stata affidata anche in questa occasione alle cure del maestro Stefano Montanari. Premettendo che non è possibile esprimere un giudizio sulla timbrica e sugli equilibri sonori vista la evidente presenza dell’amplificazione, la lettura del maestro si è confermata anche questa volta particolarmente riuscita soprattutto nella scelta dei tempi, nel gusto di porgere le frasi musicali, nella scelta delle piacevoli variazioni e nella cura evidente per i recitativi sempre condotti con ritmo sostenuto e brioso ma mai in modo che il testo divenga ostile e poco comprensibile. Buona la prova del coro diretto dal maestro Gabbiani, piuttosto impegnato anche dal punto di vista scenico. Completamente nuova in questa ripresa, tenore protagonista a parte, è la compagnia di canto scritturata. Tutti molto bravi, musicalmente e vocalmente ineccepibili e soprattutto uniti da una raffinata, divertente e spontanea vis comica. Renè Barbera conferma ancora una volta il suo eccellente Conte di Almaviva con la consueta eleganza e musicalità, agilità nitide, gusto comico nelle variazioni e un registro acuto morbido e sicuro, pur omettendo ancora una volta l’attesa aria finale che a questo punto speriamo di ascoltare in una futura ulteriore ripresa. Brava Cecilia Molinari nel donare alle note di Rosina un bel colore bruno omogeneo e sensuale unito ad una singolare pulizia e precisione nelle agilità e ad una notevole disinvoltura scenica. Straordinario Marco Filippo Romano nella parte di don Bartolo nel fare della sua fisicità, con l’autoironia dei veri grandi, uno straordinario e divertente strumento espressivo e a suo agio vocalmente e nei veloci scioglilingua della parte. Nella parte di Figaro abbiamo ascoltato Markus Werba il quale risolve il personaggio in modo ineccepibile sul piano vocale e della recitazione forse con un che di troppo studiato e lievemente meno spontaneo rispetto al resto della omogenea compagnia, pur restando la sua prestazione su livelli di assoluta eccellenza. Ottimo e vivace il don Basilio di Alex Esposito, sicuro scenicamente, mai stereotipato nei movimenti e affrontato sia nel lato comico che in una sorta di solitaria mestizia da vero belcantista attraverso i colori e le eleganti e sornione declinazioni della voce. Discreto Davide Giangregorio nella parte di Fiorello, funzionale l’ufficiale di Leo Paul Chiarot e infine assai simpatica la Berta di Francesca Benitez.
Il regista Lorenzo Mariani ripropone questo spettacolo che vede l’opera come una sorta di musical americano, immergendo la narrazione fin dalla sinfonia in un continuo di richiami, rimandi, citazioni a quel mondo, tutti molto divertenti e di buon gusto costringendo gli interpreti ad un continuo e oneroso agitarsi in balletti, saltelli e mossette. Lo spettacolo in ogni caso probabilmente migliorato dall’esperienza e soprattutto sostenuto da un cast di singolare bravura vocale e soprattutto scenica funziona, è scorrevole nonostante la lunghezza ed è gradevole e divertente. Che siano proprio gli interpreti la chiave del successo? Misteri dei nostri tempi. Infine aspetto spesso non comune e per noi di non secondaria importanza la continua e simpatica pantomima non è mai in contrasto con i tempi ed il respiro della musica.In estrema sintesi, uno spettacolo indubbiamente gradevole fatto all’aperto in una serata estiva romana ma che prescindendo dall’ironico ed articolato mondo raccontato dalla musica di Rossini, consente all’accaldato pubblico di goderla con la leggerezza, l’allegria e la distaccata raffinatezza che in fondo appartengono intimamente a questa partitura. Alla fine lunghi e meritati applausi per tutti. Foto Fabrizio Sansoni