Pesaro, Rossini Opera Festival 2022: “Il sogno dell’orso” e altri concerti

Pesaro, Teatro Rossini, Rossini Opera Festival, XLIII Edizione

Filarmonica Gioachino Rossini
Coro del Teatro della Fortuna
Basso Nahuel Di Pierro
Direttore Fabrizio Ruggero
Maestro del Coro Mirca Rosciani
Gioachino Rossini: Tre sinfonie inedite – Edipo Coloneo, musiche di scena per la tragedia di Sofocle in versi italiani di Giambattista Giusti
Pesaro, 17 agosto 2022

Filarmonica Gioachino Rossini
Direttore Daniel Smith
Gioachino Rossini: La gazza ladra (sinfonia), Il barbiere di Siviglia (sinfonia)
Vincenzo Bellini: Il pirata (sinfonia)
Antonín Dvorák: Sinfonia n. 9 in Mi minore op. 95, Dal nuovo mondo
Pesaro, 18 agosto 2022

Rossinimania, “Il sogno dell’orso”
Regia Matteo Anselmi
Pianoforte Rubén Sánchez-Vieco
Mezzosoprano Andrea Niño
Tenore Matteo Roma
Basso Giorgi Manoshvili
Attori Matteo Anselmi, Ernesto Lama
Musiche di Gioachino Rossini
Pesaro, 19 agosto 2022

Il programma dei concerti del ROF 2022 nella seconda parte del festival ha subito alcuni cambi importanti, a causa dell’assenza di Angela Meade e di Michael Spyres, che avrebbero dovuto essere i protagonisti di due concerti lirico-sinfonici. Di conseguenza, la Filarmonica Gioachino Rossini non ha avuto il tempo che sarebbe stato necessario per una preparazione perfetta dei programmi alternativi: nel concerto diretto da Fabrizio Ruggero (debuttante al ROF) si è percepita una certa generale debolezza degli archi nei brani strumentali (indicati nel programma con l’ambiguo titolo di Tre sinfonie inedite di Rossini; si trattava in realtà di musiche che il pubblico del ROF conosce relativamente: la prima, Sinfonia in Mi bemolle maggiore, fu composta per una cerimonia del Liceo Filarmonico di Bologna nel 1809, è nota anche come Sinfonia concertata e fu ripresa l’anno dopo come ouverture della Cambiale di matrimonio; la seconda e la terza sono varianti alternative delle sinfonie dell’Equivoco stravagante [PA, Appendice I] e di Demetrio e Polibio [eMIoa, Appendice I], per come trasmesse da fonti manoscritte secondarie rispetto a quelle scelte per l’edizione critica). Nel brano più atteso dello stesso concerto, ossia le musiche di scena per la tragedia Edipo Coloneo, la voce di Nahuel Di Pierro si è rivelata poco adeguata (come già nella Semiramide del 2019 e nel Comte Ory di quest’anno): la linea di canto imprecisa, la mancanza di legato, gli acuti scoperti hanno pregiudicato il buon esito della parte (anche se, nonostante tutto questo, lo sparuto pubblico del Teatro Rossini lo ha applaudito molto). Qualche scollamento tra l’orchestra e i quindici coristi del Coro del Teatro della Fortuna diretti da Mirca Rosciani non ha giovato all’esecuzione di una pagina sempre molto interessante, che avrebbe certamente meritato più attenzione, anche da parte del pubblico presente a Pesaro.
La stessa compagine orchestrale è stata poi protagonista di un concerto interamente sinfonico diretto da Daniel Smith (di ritorno al ROF dopo Il viaggio a Reims dell’Accademia Rossiniana nel 2013). In questo caso, tutti i brani del programma sono stati emozionanti; a dispetto di qualche piccola défaillance strumentale, infatti, il direttore ha saputo infondere vitalità a ogni pagina di Rossini, Bellini e Dvorák, convincendo il pubblico – di nuovo sparuto ma entusiasta – a insistere per un bis (la sinfonia della Gazza ladra, con cui il concerto si era aperto: godibilissima).
Il concerto-spettacolo più originale e meglio riuscito è stato senza dubbio Il sogno dell’orso, presentato come “Intrattenimento musicale ad uso esclusivo dei devoti ammiratori del genio di Rossini”, scritto dal musicologo e collezionista Sergio Ragni (benemerito editore, tra l’altro, insieme a Bruno Cagli, dei cinque volumi finora apparsi di Lettere e documenti, pubblicati dalla Fondazione Rossini di Pesaro). Con un titolo così ammiccante e promettente, era prevedibile che gli appassionati accorressero al Teatro Rossini per una matinée di raffinato divertimento. Lo spettacolo non ha deluso le aspettative e la curiosità, sia grazie alla verve dei due attori, Matteo Anselmi ed Ernesto Lama (quest’ultimo la sera innanzi aveva partecipato all’ultima recita della Gazzetta, interpretando magistralmente come mimo la parte di Tommasino) sia grazie agli interpreti musicali. Anselmi è l’orso del titolo, quello che aveva accompagnato le recite della Cambiale di matrimonio del 2020, e poi si era addormentato in un angolo del Teatro Rossini, dove è rimasto in letargo per due anni; sognando, ha fatto la conoscenza dello stesso Rossini, che gli ha raccontato tutta la sua vita. E adesso, dopo essersi risvegliato e con l’aiuto di tre allievi dell’Accademia Rossiniana incontrati per caso, l’orso-Anselmi presenta al pubblico i principali ricordi di quel sogno, ossia altrettanti episodi e personaggi della biografia del compositore con altrettanti brani musicali. A interpretare le pagine rossiniane sono il mezzosoprano colombiano Andrea Niño (Madama la Rose nella Gazzetta di quest’anno), il tenore trevigiano Matteo Roma (che l’anno scorso cantò la parte di Aufide in Moïse et Pharaon) e il basso georgiano Giorgi Manoshvili (che debuttò al ROF nel 2021 come Lord Sidney nel Viaggio a Reims dell’Accademia): tutte e tre voci fresche, appassionate, dotate di molto talento ma anche di buona tecnica e voglia di recitare nel nome di Rossini e del suo culto. Li accompagna al pianoforte Rubén Sánchez-Vieco, maestro preparatore degli artisti dell’Accademia sin dal 2017. I ricordi di Domenico Barbaja e del principe di Metternich (mirabilmente interpretati da Lama) si abbinano a Le lazzarone e all’Addio ai viennesi, dai Péchés de vieillesse, mentre La grande coquette (Ariette Pompadour) e L’ultimo ricordo evocano le figure di Olympe Pélissier e Isabella Colbran. Roma e Manoshvili duettano in Li marinari (dalle Soirées musicales), poi Niño e Roma danno voce a Les amantes de Séville, senza dubbio il più bello dei Morceaux réservés, dal III volume dei Péchés. Dopo che Sergio Ragni legge, dal palco centrale del teatro, una compunta lettera di Metternich sulla missione artistica di Rossini, in un’atmosfera di generale commozione tutti intonano Ridiamo, cantiamo che tutto sen va, quartettino da camera elaborato a partire da un tema dell’Armida, che meglio non potrebbe sintetizzare lo spirito dello spettacolo (e forse lo spirito rossiniano in generale). «Al fonte suo l’onda – non mai ritornò, | diè un bacio alla sponda, – bagnolla e passò» …   Foto Studio Amati Bacciardi © Rossini Opera Festival