Comédie héroique in tre atti su libretto di Claude-Francois Filette-Loreaux, dal romanzo “Vie et amours du chevalier de Faublas” di Jean-Baptiste Louvet de Couvray. Prima rappresentazione: Parigi, Théâtre Feydeau, 18 luglio 1791.
Dopo il grande successo della prima rappresentazione del 18 luglio 1791, la Lodoiska di ebbe ben duecento repliche. È questa la seconda, in ordine di tempo, fra le opere della maturità del compositore. Dopo un periodo di grande successo, addirittura di popolarità Europea, (famosa è rimasta l’esecuzione viennese del 1805, alla quale assistete entusiasmandosene, Beethoven), la Lodoiska spari dal repertorio, e doveva essere merito del secondo dopoguerra (e di Giulio Confalonieri, grande sostenitore del recupero di Cherubini) il riportarla alla luce della ribalta al Teatro alla Scala per la prima volta nel marzo del 1950 per poi ritornare nel 1991 in edizione critica, sotto l’accurata direzione di Riccardo Muti. Il soggetto era tratto da un romanzo molto in voga in quegli anni di rivoluzione francese: Vie et amours du chevalier de Faublasvi dal quale, un amico di Cherubini, Filette-Loreaux, trasse un libretto che potremmo riconoscere come appartenente al genere allora assai apprezzato, delle “pièces du sauvatage”: azioni in cui i protagonisti, perseguitati da un “malvagio”, sono spinti fin quasi all’orlo della catastrofe, e salvati all’ultimo istante dai “buoni”.
In Lodoiska i “buoni” sono appunto la principessa Lodoiska (soprano e suo fidanzato il Conte Floreski (tenore): i “cattivi” sono il barone Dourlinski (basso) e il suo aiutante Altamoras (basso). L’azione si svolge in Polonia, attorno al 1600. Il padre di Lodoiska, contrario alle progettate nozze di lei con Floreski, l’aveva affidata a un vassallo, ill barone Dourlinski (basso). Ma costui, innamoratosi della bella principessa, l’aveva rinchiusa, prigioniera, in un suo castello. Ora, Floreski e il suo servo Varbel (basso), errando alla ricerca della scomparsa, capitano nei pressi del castello; e qui si imbattono in una schiera di Tartari, i quali, agli ordini di Titzikan (tenore) si preparano ad assalire la dimora di Dorlinski, loro acerrimo nemico. Prima ancora di sapere che Lodoiska è imprigionata dal malvagio signore, Florenski e Titzikan stringono amicizia e si giurano reciproca fedeltà. Ma quando il tartaro si è allontanato, da una finestra del maniero appare Lodoiska la quale rivela la propria sorte invoca disperatamente l’aiuto di Florenski. Allora l’astuto Varbel propone al suo padrone uno stratagemma per entrare nella dimora: il padre di Lodoiska è morto: ma il tiranno non può saperlo; si presenteranno, dunque, a Dourlinski e rivelandogli quella morte gli diranno di avere avuto l’incarico di ricondure Lodoiska a casa. Ma Dourlinski non crede alla storiella. Finge però di accordare ospitalità a Florenski e Varbel, con il segreto proposito di narcotizzarli e imprigionarli. Invia loro, quindi, tre suoi ufficiali recanti del vino drogato. Ma, dopo aver distratto i tre, Varbel scambia i bicchieri e così, alla fine dei conti, sono proprio gli ufficiali ad addormentarsi. Già i due si credono in salvo, quando irrompe Dourlinski, il quale aveva di nascoso i loro discorsi e riconoscendo in Florenski colui che la Lodoinska aveva tante volte invocato pregusta la gioia di torturarlo e ucciderlo. Penso però di far meglio ancora: obbligare Lodoiska alle nozze in cambio della salvezza per l’amato. La principessa sta per cedere, nonostante Florenski gridi il proprio disprezzo per la vita: quando la situazione sta per precipitare, finalmente “arrivano i nostri”. Irrompe Titzikan con i Tartari. Il castello è dato alle fiamme: i buoni esultano è il malvagio è arrestato e punito.
È noto che la rivoluzione romantica del grande musicista fiorentino è già presente nelle sue opere prima ancora che Beethoven avesse cominciato adoperare. Ed è stato dimostrato quanta e quanto profonda sia stata l’influenza del “precursore” Cherubini non solo su Beethoven ma sui compositori che seguiranno, da Weber a Rossini, da Donizetti a Verdi e a Wagner. È interessante posare l’attenzione su un preciso e costante elemento romantico di quest’opera: qui, infatti abbiamo un primo esempio di quel atteggiamento tipicamente romantico secondo cui è l’ambiente è espressione di uno stato d’animo. Questo scambio fra “interno” ed “esterno”, fra stato d’animo luoghi, noi lo avvertiamo chiaramente in tutto il secondo atto di Lodoiska; qui veramente è il castello che diventa il protagonista della vicenda e incombe cupamente sull’ansia di ognuno. In quel castello, in quella misteriosa dimensione, i personaggi escono dalla convenzione settecentesca e, per merito della musica, acquistano personalità: soprattutto Lodoiska, nella sua aria solenne è appassionata e Dourlinski eroico nel male quanto ella lo è nel bene. Il colloquio fra i due può essere considerato il culmine della opera. La tempesta e che agita i loro animi è espressa attraverso una vera temperie. In questa partitura l’orchestra, ha un valore predominante; ma sempre in funzione psicologica ambientale: ed è anche questo l’aspetto che la fa considerare come una caratteristica beethoveniana ante-litteram, uno visione sul futuro del dal genio di Cherubini.