99° Arena di Verona Opera Festival 2022
“CARMEN”
Opéra-Comiquein quattro atti su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy, dalla novella omonima di Prosper Mérimée.
Musica di Georges Bizet
Carmen J’NAI BRIDGES
Micaela GILDA FIUME
Frasquita CATERINA SALA
Mercedes CATERINA DELLAERE
Don José VITTORIO GRIGOLO Escamillo GËZIM MYSHKETA
Dancairo JAN ANTEM
Remendado VINCENT ORDONNEAU
Zuniga GABRIELE SAGONA
Morales ALESSIO VERNA
Orchestra, Coro e Ballo della Fondazione Arena di Verona
Coro di Voci Bianche A.LI.VE. diretto da Paolo Facincani
Compañia Antonio Gades diretta da Stella Arauzo
Direttore Marco Armiliato
Maestro del coro Ulisse Trabacchin
Regia e Scene Franco Zeffirelli
Costumi Anna Anni Luci Paolo Mazzon
Coreografia El Camborio ripresa da Lucia Real
Coordinatore del Ballo Gaetano Petrosino
Verona, 14 luglio 2022
Viene subito da dire che l’opera di Bizet si sposa alla perfezione con il gusto del pubblico areniano; l’allestimento di Zeffirelli, poi, la rende ancor più vivida e godibile a chi ama il grande spiegamento di masse sul palcoscenico, in costante movimento, creando in ogni angolo un delizioso quadretto a sé. Il regista fiorentino, è ben noto, non amava i piazzati di scena e l’immobilismo generale ma voleva azione e movimento, lasciando spesso un certo margine di libertà ad artisti e figuranti. Così abbiamo brigadieri, soldati, ufficiali, frati, suore, barbieri, fotografi, ballerini di flamenco, bambini petulanti ad occupare il vasto spazio scenico areniano. In mezzo a tanta abbondanza rutilante persino gli inevitabili interventi dei sanitari in platea e sulle gradinate creano, loro malgrado, uno spettacolo nello spettacolo, pure verosimile. Ed è così che, nell’entusiasmo generale, anche la celebre “Toreador, en garde” diviene l’occasione ghiotta per battere le mani a tempo e (come, ahimé, qualcuno del pubblico ha disgraziatamente fatto) cantare sopra il baritono come in un qualsiasi concerto pop/rock. Dicevamo della regìa di Zeffirelli, ripresa da Stefano Trespidi, che è la summa dell’idea originale del 1995 poi rivista nel 2009 ed arricchita di elementi scenici disegnati ma mai realizzati. Il risultato è un magnifico tripudio di colori, tra i quali domina il rosso fuoco, con un impianto immaginifico assai più snello rispetto alla prima edizione con largo vantaggio nei cambi di scena. Il che, tuttavia, rende problematica la corsa del suono poiché l’affollamento di figuranti crea disturbo al Coro ai quali viene a mancare il contatto visivo con il direttore d’orchestra; anche le eccessive sottolineature ritmiche con battito di piedi rischiano di essere alla lunga irritanti. L’impressione è che si volesse dare più risalto all’impatto visivo che alla drammaturgia vera e propria, con forte penalizzazione a carico dei volumi sonori. La Carmen di J’nai Bridges è risultata particolarmente efficace nella resa scenica, in giusto equilibrio tra sensualità e ruvidezza gitana, dimostrando una buona vocalità in generale ma con qualche scompenso in zona acuta, non sempre ineccepibile; ha anche arrischiato la ricerca di dinamiche leggere ma a pieno rischio di udibilità nei vasti spazi areniani. Vittorio Grigolo, quale Don Josè “in serata”, ha sfoggiato un bel timbro squillante ed eccellente pronuncia, dando al personaggio una certa chiarezza attoriale, forte anche della sua indubbia bella presenza scenica. Una prova sicuramente di valore, avvantaggiata, in questo caso, dalla totale assenza di eccessi passionali nei quali Grigolo si lancia soprattutto nelle opere italiane. Il torero Escamillo era sostenuto dal baritono albanese Gëzim Myschketa, di buona pasta vocale ma talvolta di eccessiva esuberanza (a cui la parte potrebbe forse indurre) ma che va a scapito di una corretta emissione e, talvolta, anche dell’intonazione. Gilda Fiume, nei panni dell’innocente Micaela, ha condotto in porto la sua prova con correttezza e sicurezza; aveva suscitato qualche perplessità in occasione del concerto di presentazione del Festival, allorché si cimentò in Casta diva, ma se sceglie bene i ruoli può rivelarsi un’interprete interessante. Nel resto del cast figuravano Caterina Sala (Frasquita), Caterina Dellaere (Mercedes), Jan Antem (Dancairo), Vincent Ordonneau (Remendado), Gabriele Sagona (Zuniga) e Alessio Verna (Morales), tutti vocalmente corretti e ben inseriti scenicamente. Dal podio, Marco Armiliato ha fornito una lettura molto più variegata e sinfonicamente interessante rispetto alla sbiadita Aida di una settimana prima anche se, ahimé, il suono dell’orchestra (non amplificata?) faticava ad uscire dalla buca, specialmente quello della sezione archi. Il coro, nella ritrovata spavalderia caratteriale di cui è pervasa la partitura di Bizet, ha dato una buona prova pur se compromessa, come già detto, dagli eccessi scenici della regia. Molto buona la prova del Coro di Voci bianche A.LI.VE. diretto da Paolo Facincani, ormai presenza fissa in questa opera, così come particolarmente suggestive sono state la coreografia originale di El Camborio (ripresa da Lucia Real) e la parentesi di flamenco della Compañia Antonio Gades, diretta da Stella Arauzo. Dopo 27 anni e i successivi rimaneggiamenti, questa Carmen piace molto al pubblico areniano per il suo fascino spettacolare; e il pubblico, galvanizzato, si lascia andare talora a certe libertà non sempre controllate e comunque poco consone a quello che, comunque sia, dovrebbe essere uno spettacolo d’opera. Ma l’Arena di Verona è, ahinoi, anche questo. Prossime repliche il 21 e il 31 luglio, l’11, il 14 e il 27 agosto. Foto Ennevi per Fondazione Arena