Frederica von Stade (Somerville, 1º giugno 1945)
Carismatica e misteriosa, una Mélisande in carne ed ossa, Frederica von Stade ha quel tipo di voce cocente, non convenzionale, che tocca il cuore, quasi come un oboe d’amore. il suo stile semplice, diretto, commovente, e profondamente sentito, mai emotivamente sovraccarico. La cantante, distinta, aristocratica, crebbe in un ambiente “equestre” del New Jersey, figlia di una famiglia agiata che ascendeva al Connecticut coloniale con tutto ciò che questo comportava: Social Register, polo, scuole private, scuole di suore. Andò alla Manners School di New York per imparare a leggere la musica “e mi diedi all’opera perché era la via più breve per il diploma. Pensavo che non sarei mai riuscita a finire perché non avevo autodisciplina”. Ma là incontrò quello che fu a lungo il suo maestro di canto, Sebastian Engelbert. Dopo il diploma parti per la Francia come bambinaia. Qui ascoltò il primo recital dato da Elisabeth Schwarzkopf al Théatre des Champs Elysées, “e ne rimase incantata “. Con relativamente poca esperienza la von Stade giunse al Metropolitan nel 1970, inizialmente in parte secondarie ma arrivando presto Hansel, Stephano, in Roméo e Juliette, Nicklaus ne Les contes d’Hoffmann e Siebel nel Faust. Nel 1973, l’avvento di Liebermann all’Opéra di Parigi diede la sua carriera un impulso internazionale, in quanto si parlò in tutta Europa del suo Cherubino nella celebre messa in scena delle Nozze di Figaro di Giorgio Strehler. Da qui l’avvio di una carriera che l’ha vista cantare nelle maggiori capitali musicali del mondo.
Da Monteverdi (Il ritorno d’Ulisse in Patria), a Rameau (Dardanus) a Mozart, Rossini (Il barbiere di Siviglia, Cenerentola, La donna del lago), Massenet (Werther, Cendrillon, Chérubin), fino alla Mélisande nell’opera di Debussy. Altrettanto importante la sua attività concertistica dove ha messo in luce la sua bella voce di mezzosoprano lirico, particolarmente adatta a certi ruoli “ibridi” del repertorio francese (Cendrillon e Chérubin di Massenet e la già citata Mélisande) La von Stade ha sempre ritenuto che una bella voce non basta, “occorre badare all’espressione e alla bellezza della linea e al modo di esporre. Ciò che apprezzo è un grande artista ed una bella voce che vanno di pari passo”. Nello sforzo di raggiungere ciò la cantante ha pianificato e programmato attentamente la sua carriera, con una certa aria di indipendenza. “Non sono mai stata coscientemente ambiziosa di diventare una stella,” ha detto, “solo artisticamente, musicalmente – Questa forma d’arte vale tanto che merita questo tipo di ambizione da parte di chiunque e sia dentro. Un debutto è emozionante, ma se l’opera e le circostanze sono sbagliate, non costituisce un passo avanti. Uno dovrebbe interpretare perché è giusto …avvicinarsi al massimo che si può offrire al pubblico”. Federica von Stade ha sempre esaminato il mondo dell’opea con un giusto tocco di noblesse oblige. (Estratto da “Gente dell’Opera” di Robert M.Jacobson – Foto Christian Steiner, NY.1982)