Torino, Auditorium RAI “A.Toscanini”, Stagione Sinfonica 2022. 11°concerto.
Orchestra Sinfonica Nazionale RAI
Direttore Fabio Luisi
Pianoforte Alexander Gadjiev
Fryderyk Chopin: Concerto n.2 in fa minore per pianoforte e orchestra op.21 (1829); Richard Strauss: “Aus Italien” Fantasia sinfonica in Sol Maggiore op.16 (1885)
Torino, 29 Aprile 2022
Per una ormai troppo consolidata consuetudine, in concerto sinfonico, vengono eseguite quasi solo musiche del secolo XIX°, post-classiche e pre-moderne. In quest’ultima circostanza apre la serata il Concerto n.2 op.16 per pianoforte del diciannovenne polacco Chopin, capolavoro bidermeier, datato 1829; la Fantasia Sinfonica “Aus Italien” poi, secondo brano in programma, certifica come il bavarese ventiduenne Richard Strauss abbandoni la lassica forma sinfonica e si converta al descrittivismo del poema sinfonico.
È consuetudine rimproverare, ai due concerti per pianoforte di Chopin, la pochezza della scrittura orchestrale. Il rilievo, pur se fondato, non coglie l’essenza della questione. Nulla si può realmente addebitare al musicista polacco e alla sua abilità di orchestratore, ma i tempi pretendevano che le serate musicali si incentrassero su composizioni in cui prevalesse il virtuosismo dell’esecutore-autore. Soppiantata la Nobiltà che, con sottoscrizioni di quote, assicurava le serate di musica nel corso di Accademie dedicate, l’organizzazione dei concerti era passata ad impresari borghesi, che dovevano badare con scrupolosa attenzione al conto economico. Il solista-compositore rappresentava un’unica ed inevitabile voce di costo; l’orchestra, già allora un grosso fardello di spesa, doveva essere tenuta a stecchetto. Spartiti scarni, di facile concertazione ed esecuzione, permettevano che, con poche prove, si impiegassero, a costi contenuti, complessi sparuti e semi-professionali. Veniva così promossa sia la diffusione dell’opera che la mobilità dell’artista a cui, senza troppe difficoltà, poteva essere affiancato, in concerti “fuori sede”, un casuale, non troppo dispendioso, supporto orchestrale. Il biedermeier in musica, più che ad uno stile artistico, può quindi associarsi ad una prassi di composizione e di esecuzione adattata alla variata fruizione sociale della pratica musicale.I due concerti per pianoforte di Chopin nascono e si conformano a queste esigenze. Il successo della partitura, dell’esecuzione e dell’impresa sono affidate alle mani e alla sensibilità del pianista solista, all’orchestra rimane l’impegno di un sostegno armonico e agogico che non intralci e distragga dalla prestazione del virtuoso.Fabio Luisi, ben conosce il suo compito, e dopo la prima settantina di battute, in cui l’orchestra, potentemente sinfonica, introduce i temi che innervano il primo tempo “Maestoso” del concerto, mantiene diligentemente il “basso profilo” che gli è assegnato e, seguendo la partitura, si riporta in primo piano solo quando si deve lasciare al solista riprender fiato e ristorar le forze. Alexander Gadjiev è il ventisettenne goriziano, eroe della serata, costretto a non poter staccar le mani dalla tastiera per tutti i 32 minuti di durata del concerto. Il nome che rivela radici slave collima con l’aspetto nobile di allampanato principe Tolstojano. I capelli, ricadenti sulla nuca, rivelano premature striature candide e una rada barba incornicia un viso altrimenti infantile. Il suo curriculum riporta partecipazioni e vittorie a concorsi e premi. L’ultima, allo Chopin di Varsavia del 2019, gli è valsa una prestigiosa seconda posizione, la fama internazionale e una sicura carriera. I due movimenti estremi sono, per il pianista, una palestra in cui dispiegare le doti di virtuoso e tecnico, che Gadjiev possiede in abbondanza, saettanti e squillanti. Scale, arpeggi, abbellimenti ed acciaccature fluiscono sicure, come per un’interminabile cadenza, con un pedale sempre vigile ad attenuare suoni eccessivamente percussivi o armonie troppo aggrovigliate. Il Larghetto, secondo tempo del concerto, racchiude tutta la sensibilità affettuosa delle opere di Chopin, Gadjiev ne è interprete autentico e sensibile che sfugge alle tentazioni sia del sentimentalismo smanceroso che dell’oggettivismo traslucido.Due sono stati i fuoriprogramma, sempre chopiniani, che il pubblico entusiasta si è guadagnati: il patetico “largo”,( preludio op.28n.4 ) che Chopin stesso chiese gli fosse suonato, sull’organo della Madeleine, ai suoi funerali e lo spericolato “molto agitato” ( Studio op.10 n.8 ) dalle vertiginose e infinite quartine alla mano destra. Comprensibilmente irrefrenabile l’entusiasmo dell’abbondante pubblico che chiede, ahimè invano, che si continui. Le forze che orchestra e Direttore hanno risparmiato in Chopin, devono essere centuplicate per La Fantasia “Aus Italien”, opera giovanile di rodaggio di Richard Strauss. Si fatica a individuare quanto d’italiano ci sia in questo gran tonnellaggio di note, che, fatto salvo l’imbarazzante tema del “funiculì funiculà” del finale “allegro molto”, si affida più al descrittivismo dei titoli che alla specificità delle melodie, piacevoli ma generiche. L’abilità di scrittura del grande orchestratore è già consolidata e in sala se ne verifica, se non l’incanto, l’efficacia. L’OSN RAI che, senza esotismi, è in formazione tradizionale, suona splendidamente ed esalta ogni singolo intervento e fornisce un corpo pieno e consistente agli insiemi. Fabio Luisi che di Strauss è ormai da tempo un interprete di riferimento, elegantissimo nel gesto e nel portamento, senza bacchetta, con le mani, le braccia e il corpo disegna linee sinuose e avvolgenti. L’uditorio soddisfatto ed esaltato si scioglie in un interminabile e giustificato applauso finale.