Gaetano Donizetti: “O luce di quest’anima” (“Linda di Chamounix”), “C’en est donc fait… Salut à la France” (“La Fille du régiment”), “Prendi, per me sei libero” (“L’elisir d’amore”), “Confusa è l’alma mia” (“Emilia di Liverpool”), “Quel guardo il cavaliere” (“Don Pasquale”), “Ancor non giunse… Perché non ho del vento” (“Rosmonda d’Inghilterra”), ““Il dolce suono mi colpì di sua voce!” (“Lucia di Lammermoor”); Giuseppe Verdi: “Gualtier Maldè!… Caro nome” (“Rigoletto”), “Tu del mio Carlo al seno” (“I masnadieri”). Hila Fahima (soprano), ORF Vienna Radio Symphony Orchestra, Michele Gamba (direttore).Registrazione: Vienna, ORF Radiokulturhaus, 03-07 agosto 2020. 1 CD Orfeo C210201
Hila Fahima è un giovane soprano israeliano che si sta costruendo un proprio spazio sulla scena lirica soprattutto in area austro-tedesca – presenza abituale alla Staatsoper di Vienna – in un vasto repertorio di soprano lirico-leggero e di coloratura.
La cosa discografica austriaca Orfeo – sempre attenta alla realtà viennese – ha realizzato il primo recital discografico della cantante con un programma dedicato principalmente a Donizetti pur con qualche escursione nel repertorio verdiano.
L’ORF Vienna Radio Simphony Orchestra è diretta con buon mestiere da Michele Gamba che, senza particolari colpi d’ala, accompagna con proprietà e una buona aderenza stilistica a questo repertorio. Un limite (sicuramente di natura economica) di questa produzione è dato dall’assenza del coro e dei ruoli minori, che dovrebbero comparire nei brani scelti.
Il programma si apre con “O luce di quest’anima” da “Linda di Chamonix” brano particolarmente congeniale alle caratteristiche della Fahima. Voce molto leggera ma musicale e ben controllata, linea di canto elegante, emissione flautata. L’impressione è confermata anche dalla successiva “C’en est donc fait… Salut à la France” da “La Fille du régiment”.
La successiva “Prendi per me sei libero” fa emergere qualche dubbio. La voce non è solo troppo leggera – la vocalità di Adina è sciuramente più lirico e richiede maggior corpo – ma soprattutto non mostra una differenziazione interpretativa rispetto ai brani precedente. Una lettura educata, precisa, musicale ma niente altro. Lo stesso vale per la cavatina di Norina dal “Don Pasquale”, che dovrebbe mostrare una definzione ancora maggiore del carattere volitivo e malizioso del personaggio che qui non emerge (considerando che il ruolo di Norina è stato affrontato anche in teatro). La Fahima è sicuramente molto avvenente e con il gioco scenico può forse compensare in parte una certa inespressività vocale.
“Confusa è l’alma mia” da “Emilia di Liverpool” non solo rappresenta una piccola oasi di originalità in un programma alquanto scontato, ma evita di porla al confronto con troppi precedenti che la memoria inevitabilmente rievoca in brani tante volte ascoltati. Discorso simile potrebbe applicarsi a “Ancor non giunse… Perché non ho del vento” da “Rosmonda d’Inghilterra” ma qui, anche se la scrittura è assai acuta e il virtuosismo valorizzato, la voce risulta “piccola” e povera di armonici per una parte in cui la brillantezza del soprano di coloratura si unisce a una pienezza e a una nobiltà necessarie per rendere il carattere aulico dell’opera seria.
Il brano più ampio presente nel cd è l’intera scena della follia della “Lucia di Lammermoor” con tanto di orchestrazione originale e accompagnamento con la glassarmonica della cadenza. La Fahima ne da una lettura pulita con colorature nitide e puntuali e un ottimo controllo del fiato. Ci si chiede però se una voce così esangue si adatti a un ruolo come Lucia. Il taglio interpretativo si rifà a modelli della prima metà del secolo scorso precedenti la rivoluzione “callasiana”. Una prestazione nell’insieme corretta ma che non emoziona, su cui si stende una patina di polvere.
Si passa quindi a Verdi: in “Caro nome” da “Rigoletto” si apprezza la qualità del canto e – al netto di qualche bamboleggiamento – anche l’interprete ci pare più in linea con il personaggio e meno generica che nei brani donizettiani. Chiude il programma “Tu del mio Carlo al seno” da “I masnadieri”. La voce è leggera anche per un’aria di questo tipo – soprattutto nella cabaletta tende a risultare poco consistente – però la brillantezza e la sicurezza anche nei passaggi più impervi sono apprezzabili.
In fine la registrazione si ascolto per l’interesse verso una giovane artista ma è innegabile che nel complesso il tutto risulti monocorde e se vi sono delle innegabili qualità vocali, i brani scelti non sono i più adatti per esaltarle. Brani da “Singspiel” o da Operette – avrebbero potuto farla maggiormente brillare.