Opera tragica in tre atti su libretto di Joseph Wenzig. Prima rappresentazione: Praga, Teatro Nazionale, 16 maggio 1868
Nella seconda metà dell’Ottocento, anche se sotto il dominio asburgico, la cultura ceca si indirizzò decisamente verso i temi e gli ideali nazionali, mentre il teatro musicale assumeva una grande importanza nella vita del Paese, in particolare a Praga. Bisogna pensare, d’altra parte, alla tradizione musicale di Praga che aveva visto la prima assoluta del “Don Giovanni” di Mozart nel 1787 e il successo di opere come il “Freischutz” di Weber. A Bedrich Smetana, il vero fondatore dell’opera ceca, l’onore di inaugurare il Teatro “Národní divadlo” (Teatro Nazionale), il 16 maggio 1868, con l’opera Dalibor. Nella sua attività teatrale, partita tra il 1862-63 con l’opera “I Brandeburghesi in Boemia” e conclusa nel 1883-84 con “Viola” (tratta dalla “Dodicesima notte” di Shakespeare) rimasta incompiuta, Smetana si realizzò in una robusta sintesi fra gli elementi popolari e l’esperienza del romanticismo musicale tedesco, aldilà della sempre evidente influenza dell’opera italiana. Composta tra il 1866 e il 1867, Dalibor è ispirata alla figura di un eroe popolare boemo del ‘400, che spinse i servi alla rivolta contro re Vladislav II. Nel libretto di Wenzig si inserisce l’elemento amoroso di Milada, sorella del Burgravio di Ploskovice ucciso da Dalibor. La linea compositiva di Smetana, fra nazionalismo ed europeismo, mostra sempre le influenze italiane, profondamente rielaborate, e soprattutto tedesche, da Weber al primo Wagner. L’impronta “etnica” è maggiormente evidente nelle pagine corali, mentre la parte “amorosa” tra Dalibore Milada si esprime con accenti lirico-romantici di grande passionalità che non si ritrovano in altre opere di Smetana. Il rilievo delle voci è sempre evidente, anche difronte a una scrittura strumentale di una incisività penetrante ed evocativa. La partitura tocca spesso una innegabile forza espressiva. Il linguaggio di Smetana si riscatta da ogni accademismo, pur adeguandosi sempre alla nobiltà del soggetto. Il vigore della ricerca vocale e strumentale sono sempre degni di nota: particolarmente significativi il quadro della prigione di Dalibor, nel secondo atto, e la scena finale dell’opera, con la morte di Milada e Dalibor. Il mordente drammatico, l’afflato popolare di Dalibor mettono in luce Smetana, come l’autentico musicista nazionale, a parte le acquisizioni di singolare rilievo, talune delle quali si ritroveranno in Janacek e saranno emblematiche del suo stile.
Il libretto in italiano dell’Opera