Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival “L’universo di César Franck,” 2 aprile-27 maggio 2022
“RIMEMBRANZA”
Baritono Tassis Christoyannis
Pianoforte Jeff Cohen
César Franck: Mélodies
Venezia, 9 aprile 2022
È un duo veramente formidabile quello costituito da Tassis Christoyannis e Jeff Cohen: lo sapevamo già per averlo applaudito in altre occasioni al Palazzetto Bru Zane. Ne abbiamo, comunque, avuto piena conferma assistendo a questo concerto – svoltosi sempre nella deliziosa sede veneziana del Centre de Musique Romatique Française – che rappresentava un’ulteriore tappa nel percorso conoscitivo intorno alla figura e all’opera di César Franck, il musicista dedicatario dell’attuale Festival di Primavera, di cui si intende offrire un’immagine più completa rispetto a quella tradizionalmente acquisita. L’argomento della serata era la mélodie per voce e pianoforte secondo il sommo compositore belga: un genere che – insieme a duetti con pianoforte, mottetti, cantate, oratori e opere liriche – costituisce ben la metà della sua produzione, ancora in buona parte assai poco conosciuta. Ideali, allo scopo, erano il baritono greco e il pianista americano, tra i massimi interpreti e divulgatori del repertorio relativo alla mélodie francese. Lo attesta anche un CD, registrato dai due artisti per “Bru Zane Label” insieme al soprano Véronique Gens, contenente l’integrale dei brani per voce e pianoforte del Maestro di Liegi: un corpus di opere dimenticato – e tutto, veramente, da riscoprire! –, che spazia dalla romanza più ingenua alla più raffinata mélodie. Ma già nel concerto, di cui ci occupiamo, abbiamo avuto un dovizioso saggio della grandezza di Franck – conosciuto generalmente solo per le sue composizioni strumentali – anche nell’ambito della scrittura vocale. Era tempo che le sue mélodies, trascurate dagli interpreti come anche dagli editori, uscissero dall’oblio: basti considerare il loro valore estetico, ma anche l’influenza determinante da esse esercitata sui successivi sviluppi di questo genere, in cui si cimentarono, con risultati esemplari, molti allievi di Franck – tra gli altri: Henri Duparc, Ernest Chausson, Vincent d’Indy, Alexis de Castillon. Le mélodies di Franck – seppur, in molti casi, affini alla romanza per quanto riguarda la struttura strofica e sillabica tradizionale, la semplicità a livello melodico e armonico, il contenuto poetico sentimentale – testimoniano anche di una significativa evoluzione verso una scrittura musicale più sofisticata.
Tassis Cristoyannis – vero mattatore della serata – si è dimostrato perfettamente a suo agio nell’affrontare il ricco programma del concerto, sfoggiando, come sempre, un assoluto controllo della voce ben timbrata, un fraseggio scolpito di cartesiana clarté, una finezza interpretativa, derivante dalla sua lunga frequentazione del repertorio cameristico vocale francese; il che gli ha consentito di sottolineare ogni sfumatura, ogni particolare clima psicologico evocato da questa raccolta di mélodies, in cui musica e testo poetico si compenetrano davvero intimamente. Dal canto suo, il pianoforte di Jeff Cohen ha cantato, palpitato, pianto insieme al baritono greco, con una straordinaria sensibilità pari alla padronanza tecnica, confermando la perfetta simbiosi tra due interpreti, da anni legati da un proficuo sodalizio artistico. Insieme a loro, anche il pubblico ha seguito con intensa partecipazione questa bella rassegna di mélodies, percorse dalla tematica amorosa, tipica di tanta poesia romantica. Il dolore per l’assenza della persona amata si coglieva in “Les Cloches du soir” (poesia di Marceline Desbordes-Valmore), “Robin Gray” (di Jean-Pierre Claris de Florian), “Le Vase brisé” (di Sully-Prudhomme), “Souvenance” (di François-René de Chateaubriand), “Lied” (di Lucien Paté). Altrettanti inni all’amore, erano rappresentati da “Aimer” e “L’Émir de Bengador” (di Joseph Méry); “S’il est un charmant gazon”, “Roses et Papillons”, “Passez ! passez toujours !” e “À cette terre où l’on ploie sa tente” (di Victor Hugo); “Le Mariage des roses” (di Eugène David); “Ninon” (di Alfred de Musset). La notte, placida consolatrice, oppure animata da misteriose presenze dominava rispettivamente in “Nocturne” (di Louis de Fourcaud) e “Le Sylphe” (di Alexandre Dumas). Il pubblico, entusiasta, non ha lesinato applausi, cui si è aggiunta qualche acclamazione. Come fuoriprogramma sono stati proposti due cavalli di battaglia di Christoyannis: “Mai” di Gabriel fauré e “Si mes vers avaient des ailes” di Reynaldo Hahn.