Venezia, Palazzetto Bru Zane, Ciclo “L’universo di César Franck”, 2 aprile-27 maggio 2022
“DEBUTTI IN TRIO”
Violino Anna Agafia
Violoncello Ari Evan
Pianoforte Frank Braley
Pauline Viardot: Sonatine pour piano et violon; Lili Boulanger: Nocturne; Cortège; “D’un matin de printemps”; César Franck: Trio concertant pour piano, violon et violoncelle op. 1 no 1
Venezia, 2 aprile 2022
Anche quest’anno “Zefiro torna” portando con sé, a Venezia, il nuovo festival, targato Palazzetto Bru Zane, che si svolgerà, dal 2 aprile al 27 maggio. Gli appuntamenti veneziani sono parte di un ciclo – iniziato nel novembre 2021 in altre sedi d’oltralpe e programmato fino al giugno 2022 –, che indaga “L’universo di César Franck”, con lo scopo di delineare un ritratto del musicista belga, di cui si è tramandata un’immagine oleografica, e seriosa – creata anche ad opera dei suoi allievi più fedeli –, che lo presenta quale musicista austero, diviso tra devozione mistica e intellettualismo compositivo. Un malinteso ancora diffuso ai nostri giorni, se non altro per il fatto che si continua a prendere in considerazione, tra i circa cento titoli in catalogo, solo un esiguo gruppo di composizioni firmate da Franck – quali il Quintetto, la Sonata, il Quartetto, la Sinfonia in re, al massimo l’oratorio Les Béatitudes –, le quali, avulse da un più ampio contesto, possono apparire pezzi unici, venuti alla luce perfetti, come Minerva dalla testa di Giove, senza modelli né discendenza. Anche attraverso la rassegna veneziana – articolata in sette concerti di musica da camera e qualche conferenza – il Palazzetto Bru Zane intende presentare il Maestro di Liegi, nel duecentenario della nascita, sotto una luce nuova.
In questo primo concerto si è proposto un lavoro giovanile di Franck – il Trio op. 1 n. 1, messo a confronto con pagine cameristiche di due compositrici successive: Nocturne, Cortège e D’un matin de printemps di Lili Boulanger e la Sonatina per pianoforte e violino di Pauline Viardot. I solisti erano tutti talenti assai precoci: la violinista danese Anna Agafia, con il suo Guarneri del Gesú, e il violoncellista newyorkese Ari Evan, entrambi in residenza presso la Chapelle Musicale Reine Elisabeth, oltre al pianista francese Frank Braley, docente al CNSMD di Parigi.
Proprio la Sonatina di Pauline Viardot (1873) ha aperto la serata: una composizione senza troppe pretese, eseguita per la prima volta nel rinomato salotto della stessa Viardot, in rue de Douai, a quanto pare, dal figlio Paul, violinista dilettante, accompagnato al pianoforte dalla madre o da Gabriel Fauré. Molto espressivo, nell’interpretazione di un’ispirata Agafia, assecondata da un’impeccabile Braley, è risultato l’Adagio, che è una prova di talento per la scrittura melodica; vivace lo Scherzo, in ritmo ternario, che si caratterizza per gli accenti allegri e maliziosi, appena incupiti da una contrastante sezione centrale; variegato nei caratteri l’Allegro finale, che alterna un ricorrente tema volteggiante a brevi passaggi in cui il tempo sembra quasi sospeso.
Quanto ai brani di Lili Boulanger, essi sono altrettante espressioni del mondo interiore della geniale quanto sfortunata compositrice, scomparsa a soli 25 anni, nel 1918. Molto affiatati e sensibili, i due esecutori si sono fatti apprezzare in Nocturne (1911), che rimanda all’universo debussiano, partendo, Assez lent, con una melodia sinuosa, che procede verso un’oasi di serenità e un culmine, per poi scomparire En s’éloignant; in Cortège (composto nel 1914), che si distingue per il suo carattere bucolico e primaverile; in D’un matin de printemps, dal carattere tenuemente ottimista, con un tema – lo stesso presente in D’un soir triste – che qui si trasforma in una danza vivace, dopodiché il violino si lancia in una melodia ampia e lirica, riecheggiata dalla tastiera, finché non ricompare il tema principale, variato in modo elegiaco, alla maniera di un carillon, e quindi enunciato un’ultima volta con la massima potenza.
Anche nel il Trio n. 1 di Franck, pubblicato nel 1843 insieme gli altri due dell’op.1, si sono potute apprezzare – con l’apporto determinante di Ari Evan al violoncello – la padronanza tecnica e la finezza interpretativa dei solisti, in particolare – senza nulla togliere agli altri due – di Frank Braley, visto che in questo pezzo – già caratterizzato dalla forma ciclica e matrice dei capolavori della maturità – il pianoforte assume un ruolo principale. Vi ricorrono due temi ciclici, esposti l’uno dopo l’altro nell’Andante con moto iniziale: il primo, nobilmente solenne e contrappuntato da un motivo dal ritmo inesorabile; il secondo, raggiante e caloroso. Segue un movimento vivace, Allegro molto, in pratica uno Scherzo con due Trii, al quale si attacca senza soluzione di continuità il luminoso Finale: Allegro maestoso, concluso da una ripresa trionfale del secondo tema ciclico. Calorosi applausi, in particolare a fine serata.