Torino, Auditorium RAI “A.Toscanini”, Stagione Sinfonica 2022. 8°cocerto.
Orchestra Sinfonica Nazionale RAI
Direttore Alpesh Chauhan
Violino Veronika Eberle
Anton Webern: Passacaglia op.1 (1908); Alban Berg: Concerto per violino e orchestra “Alla memoria di un angelo” (1935); Sergej Prokof’ev: Sinfonia n.5 in si bemolle maggiore op.100 (1944)
Torino, 1° aprile 2022.
Alpesh Chauhan, trentaduenne direttore inglese, di genitori indo-africani, torna all’Auditorio RAI, dopo una prima comparsa nel maggio del 2019, e vi dirige tre capolavori della prima metà del ‘900. La Passacaglia op.1, del venticinquenne viennese Anton Webern, apre splendidamente la serata. Dopo non pochi lavori rimasti fuori catalogo – ricordiamo Im Sommerwind ascoltato qui in marzo – Webern decise, nel 1908, che la Passacaglia potesse dare inizio alla lista ufficiale delle sue partiture. La Ciaccona/Passacaglia, un format mutuato da secoli di prassi musicale, costituisce l’essenza di questo lavoro. La struttura è costruita su un tema di otto battute, seguito da 23 variazioni, sempre di otto battute, strettamente connesse al tema iniziale. I primi anni del secolo XX° sono a Vienna il tempo della “secessione” e vedono gli artisti impreziosire, con abbondanti e raffinati ornamenti, strutture di base semplici e razionali. Le variazioni, arricchendo, con una filigrana di timbri e di figure armoniche e melodiche, il tessuto musicale, esercitano nella Passacaglia la fondamentale funzione ornamentale. Questo essenziale carattere esornativo dell’opera pare secondario a Chauhan che invece la grava di un’eccessiva compattezza. L’auspicata levità viennese ne esce penalizzata, a dispetto dei pur godibilissimi e fantastici interventi dei solisti dell’orchestra.
In Berg, forma ed espressività immancabilmente coincidono e si rafforzano vicendevolmente. La pressante necessità di coinvolgimento emotivo dell’ascoltatore è sempre soddisfatta. Concorrono al fine sia le forme musicali consolidate, sia il rivoluzionario impiego delle tecniche innovative di trattamento dei dodici suoni. Il concerto per violino “Alla memoria di un angelo” contiene, già nelle intenzioni compositive, uno slancio d’affetto indirizzato alla scomparsa Manon Gropius, l’Angelo della dedica, giovane figlia di Alma Mahler e di Walter Gropius, amici del musicista. Siamo nel 1935, nel clima confuso tra le due guerre; in Germania, in arte, cassate le leggerezze della secessione, si è imposto l’oscuro e tragico espressionismo. Come nelle arti figurative e nel cinema, dominano le tinte forti e gli estremi contrasti luce-ombra, così, in musica, le melodie si fanno aspre e faticose per le forzate armonie dodecafoniche. Berg, compartecipe e protagonista di questa stagione artistica e ulteriormente angosciato per il peggiorare del male che lo sta uccidendo, fa di questo concerto uno straziante e intimo compianto. Le citazioni, inserite nell’opera, di una danza della Carinzia, terra natale della ragazza scomparsa, e del rassegnato corale luterano “Basta Signore! Prenditi la mia anima”, confermano il clima di sofferenza e di rimpianto. La voce del violino solista, discreta e limpida, rinnova poi la commozione per la perdita della giovane vita. Veronika Eberle e il suono del suo fantastico Stradivari, colgono appieno il carattere dell’opera senza cader mai in sentimentalismo stucchevole. Chauhan non li segue in questa linea di discrezione e sfoggia una lussureggiante potenza di suono in cui però il violino rischia, a tratti, di venir sommerso. Veronika Eberle, dà un seguito agli applausi che la festeggiano e suona l’inizio dell’andante dolce della sonata per violino solo op.115 di Prokofiev. E’ un piacevolissimo bis che conferma la bellezza del suono e la compiutezza artistica della solista tedesca. Chauhan trova poi, nella successiva Sinfonia n° 5 del 1944 di Prokofiev, il suo terreno ideale di espressione. Il musicista russo, ucraino di nascita, ma allora non si badava a queste particolarità, vi celebra l’incipiente vittoria dell’URSS sulle truppe naziste e la loro cacciata dalle terre patrie. Per evitare le critiche di formalismo, pessimo viatico in epoca staliniana, in partitura abbondano canti e balli popolari, marce e fanfare per sfilate militari e cortei. Banditi dal pezzo gli sperimentalismi ritmici e gli avventurismi armonici, risuona l’eco rassicurante del balletto Giulietta e Romeo e della colonna sonora dell’Alexander Nevskij di Eisenstein, conosciutissime e apprezzate musiche dell’autore. Senza alcun retropensiero, la musica sonora e brillante può qui limpidamente scorrere. L’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI in questo repertorio è, da sempre, imbattibile e Chauhan, senza remore, la stimola e sostiene. Gli applausi piovono copiosi e ogni prima parte e tutte le sezioni dell’orchestra vengono espressamente chiamate a condividerli.