Opera in quattro atti e sei quadri su libretto proprio, dal romanzo omonimo di Fedor Dostoevskij. Prima rappresentazione: Bruxelles, Théâtre de La Monnaie, 29 aprile 1929
Nel 1916 Sergej Prokof’ev aveva 25 anni: gli amici lo conoscevano come un pianista a formidabile ma anche come un compositore ormai deciso a rompere i ponti con la “tradizione”. Del resto il mondo culturale russo dei primi decenni del secolo non si meravigliava dei “rivoluzionari”: c’erano nelle letteratura, nel teatro, e, come sappiamo, c’erano anche nella politica, e soffiava pericolosamente nei vari movimenti di rivoluzione in attesa del momento adatto per esplodere. Il giovane Sergej Prokof’ev fece le sue prime apparizioni in questo clima, richiamando l’attenzione su di sé con un brano sinfonico rimasto poi celebre, la Suite Scita, eseguita per la prima volta nel gennaio del 1916. E fu uno scandalo.
Prokof’ev che avevo una certa dose di umorismo, racconta le lamentele di un violoncellista che trovava la sua parte difficile e astrusa. In questo clima di entusiasmo e di accanimento polemico nacque la prima è più complessa opera teatrale di Prokof’ev. Il giocatore. Prokof’ev aveva pensato ad un lavoro teatrale in cui il libretto in versi dell’opera tradizionale forse sostituito da “uno stile di conversazione”, e affrontò un testo tratto dal romanzo di Dostoevskij. Prokof’ev lavrò intensamente e nell’aprile del 1916, pochi mesi dopo la “prima” della Suite Scita, la partitura dell’Opera era finita. Il musicista stesso così ricorda quel periodo: “Incoraggiato dall’interesse acceso della Suite Scita scelsi un linguaggio ultramoderno per Il giocatore… entrando una volta nella mia stanza mentre stavo lavorando all’opera, mia madre esclamò disperata: “Ti rendi conto realmente di quello che stai pestando sul nostro pianoforte?”
Le difficoltà apparvero quando si comincio a preparare l’opera al teatro Mariinskij. Nell’inverno fra il 1916 è il 1917 il clima politico non era certo dei più tranquilli: ricominciarono anche le lamentele dell’orchestra alle quali si aggiunsero anche quelle dei cantanti che si impuntavano di fronte alle difficoltà tecniche incontrate. Così Il giocatore, già annunciato per la stagione 1916-17, non andò in scena.
Dovevano passare molti anni prima che l’opera fosse rappresentata, il 29 aprile 1929, a Bruxelles, ma in una edizione ampiamente modificata dall’autore. L’opera tuttavia, non ebbe molta fortuna in Occidente e tantomeno in terra russa. Il giocatore resta un’opera di particolare importanza nel quadro della musica del ‘900. Strutturata in quattro atti e sei quadri appare come una composizione sinfonicamente essenziale ma drammaticamente non sempre chiara. I personaggi di Alex, la nonna, Pauline, il generale sono dipinti soprattutto dalla partitura orchestrale e il loro carattere risulta come travolto “dalla corrente musicale”. Ma è proprio questa ricchezza sinfonica la prova più evidente della vitalità inventiva di Prokof’ev. Egli stesso, del resto, se ne rese conto quando preparò una Suite sinfonica tratta dall’opera (sono i Quattro ritratti ed un epilogo op.49), una partitura meritatamente celebre per la vivacità e la forza del colore orchestrale, per il dinamismo che caratterizza i personaggi principali del celebre racconto di Dostoevskij, per quel tanto di ansioso e di angosciante che circola nel dialogo sinfonico.
Il video dell’Opera –
Il libretto dell’opera