Milano, Teatro alla Scala: il ritorno di “Don Giovanni”

Milano, Teatro alla Scala – Stagione d’Opera e Balletto 2021/2022
“DON GIOVANNI”
Dramma giocoso in due atti su libretto di Lorenzo Da Ponte
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Don Giovanni CHRISTOPHER MALTMAN
Il Commendatore JONGMIN PARK
Donna Anna HANNA-ELISABETH MÜLLER
Don Ottavio BERNARD RICHTER
Donna Elvira EMILY D’ANGELO
Leporello ALEX ESPOSITO
Masetto FABIO CAPITANUCCI
Zerlina ANDREA CARROLL
Orchestra del Teatro alla Scala
Coro di OperaLombardia

Direttore Pablo Heras-Casado
Maestro del Coro Alberto Malazzi
Regia Robert Carsen
Scene Michael Levine
Costumi Brigitte Reiffenstuel
Luci Robert Carsen, Peter van Praet
Coreografia Philippe Giraudeau
Produzione Teatro alla Scala
Milano, 5 aprile 2020
Non smette di sedurre il rosseggiante Don Giovanni firmato da Robert Carsen, di ritorno nuovamente al Piermarini dopo l’inaugurazione ambrosiana del 2011 e una prima ripresa nel 2017 (ne abbiamo scritto approfonditamente qui). È la potenza della lettura senza tempo di un capolavoro senza tempo, una celebrazione della vibrante potenza teatrale mozartiana e del teatro stesso, la distruzione del confine tra realtà e finzione, tra ieri e oggi, in un’astrazione immortale. Tutti ingredienti che non possono non entusiasmarci ancora una volta, perdendoci tra gli specchi liquidi e gli spazi labirintici nelle scene di Michael Levine, o nella raffinatezza dei velluti disegnati da Brigitte ReiffenstuelCon queste premesse lo spettacolo non può che riuscire appieno anche oggi, pur con alcune riserve sul piano musicale.
In primis non convince pienamente la concertazione di Pablo Heras-Casado alla guida dell’Orchestra scaligera. La lettura del direttore spagnolo sicuramente non annoia per il piglio tendenzialmente concitato, ma sembra mancare di ricercatezza nel colore e di una linea interpretativa che riesca ad esaltare il complesso universo mozartiano nella spinta vitale e al contempo tragica della partitura. Nel ruolo del titolo ascoltiamo un Christopher Maltman in grande spolvero, vocalmente vicino all’impeccabile per tecnica e intonazione e dotato di voce scura, possente, ma sempre modulata in fraseggi composti ed eleganti. Disinvolto in scena ma dal fare più gigione che enigmaticamente magnetico, quello di Maltman è un Don Giovanni ottimamente cantato ma poco più, mancando di quel mordente irresistibile essenziale per rivelare l’allure del seduttore per antonomasia. Molto ben caratterizzato è invece il poliedrico Leporello di Alex Esposito, brillante nell’intenzione comica ma anche intenso negli sfoghi patetici del servitore costretto ad assecondare ogni capriccio ed eccesso del padrone. Notevole dal punto di vista interpretativo non è solo il gesto scenico ma anche la linea vocale, padroneggiata con sicurezza, per una performance complessiva di ottimo livello.
Anche la giovane Emily D’Angelo dà prova di grande carisma, interpretando una Donna Elvira di forte impatto e presenza scenica. Leggendo il personaggio in una chiave sicuramente più virago che fragilmente introspettiva, brilla più nelle arie d’invettiva dove può dar sfogo al suo immenso volume vocale (“Ah fuggi il traditor”, “Non ti fidar, o misera”), mentre risultano meno a fuoco le parentesi emotivamente più delicate (“Ah, taci ingiusto core”, “Mi tradì, quell’alma ingrata”). Si ripropone nel cast la coppia Hanna-Elisabeth Müller (Donna Anna) e Bernard Richter (Don Ottavio) già ascoltata nella stagione 2016/2017, confermando una buona resa interpretativa d’insieme, ma con qualche affaticamento vocale: la prima tende ad ingolare i suoni inficiandone più volte l’intonazione, il secondo sfoggia una bella linea di canto ma spesso vacillante nel registro acuto. 
Frizzante la Zerlina di Andrea Carroll, maliziosa al punto giusto nelle sue due arie entrambe fraseggiate con freschezza e ben coperte in tutta l’estensione. Più grossolano vocalmente il Masetto
di Fabio Capitanucci, che riesce comunque nell’insieme a dare una resa convincente del burbero promesso sposo. Jongmin Park è un commendatore ieratico, solenne ed incisivo nei suoi interventi ultraterreni. Ottimo anche l’apporto del Coro preparato da Alberto MalazziAl termine, una sala finalmente gremita in ogni ordine di posto ha reso omaggio senza riserve a un Don Giovanni che – ormai possiamo dirlo – si conferma a pieno titolo tra i fiori all’occhiello della produzione contemporanea scaligera. Foto Brescia & Amisano