“Don Pasquale” al Verdi di Trieste

Trieste, Teatro Lirico Giuseppe Verdi – Stagione lirica e di balletto 2022
“DON PASQUALE”
Dramma buffo in tre atti su libretto di Giovanni Ruffini
Musica di Gaetano Donizetti
Ernesto ANTONINO SIRAGUSA (3.04)/ CESAR CORTES (2.04)
Norina  NINA MUHO (3.04)/ ESISA VERZIER (2.04)
Don Pasquale PABLO RUIZ (3.04)/ MICHELE GOVI (2.04)
il Dottor Malatesta  VINCENZO NIZARDO (3.04)/ BRUNO TADDIA (2.04)
Un Notaro ARMANDO BADIA
Mimo  DANIELE PALUMBO
Orchestra Coro e Tecnici della Fondazione
Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
Direttore Roberto Gianola
Maestro del coro Paolo Longo
Regia Gianni Marras
Scene e costumi Davide Amadei
Allestimento Fondazione Teatro Comunale di Bologna
Trieste, 2 e 3 aprile 2022
Don Pasquale è titolo amato dal pubblico triestino, che ha affollato entrambe le repliche cui abbiamo assistito, applaudendo generosamente tutti gli artisti.Diciamo subito che una parte importante dello spettacolo lo ha avuto la regia, che alla prima ha suscitato qualche dissenso, ampiamente compensato dall’apprezzamento rivolto a Gianni Marras al suo apparire al proscenio nella seconda recita. Questo allestimento fa parte di quelle trasposizioni che dividono il pubblico. Per i tradizionalisti siamo davanti ad una sorta di vilipendio, mentre per chi apprezza le operazioni teatrali anticonvenzionali è una operazione interessante: l’azione viene trasportata in una dimensione da cartoon, apparentemente giocosa, in realtà mirata su riferimenti e parallelismi a cavallo fra pop art e fumetto. Si citano Vacanze Romane e Dick Tracey, l’ispettore Clouseau e Bonaventura, i fratelli Marx e Tin tin, in un gioco arguto che alla fine, se si accetta la scelta di base del regista, risulta godibile e strappa il sorriso, grazie anche agli interventi del bravo Daniele Palumbo, mimo tuttofare che rimanda, anche nel trucco, alla serie dei telefoni bianchi.
Fondamentali per la riuscita dello spettacolo sia le piacevoli scene, organizzate in agili pannelli e divertenti cartonati ed i mirabolanti costumi, colorati ed attenti a caratterizzare con ironia e garbo i vari personaggi, entrambi firmati da Davide Amadei.
Dal punto di vista musicale, il direttore Roberto Gianola offre una garbata lettura della partitura e fa un interessante lavoro sul peso dell’orchestra che , pur esposta in modo inedito a causa del covid, finalmente non prevarica le voci dei cantanti, che peraltro il Maestro sostiene con attenzione e grande professionalità. Buona la prova del coro, chiamato a divertenti movimenti, diretto dal Maestro Paolo Longo.
Nelle repliche si alternano due compagnie con caratteristiche molto diverse. Antonino Siragusa è un Ernesto inappuntabile: sicuro negli acuti, elegante , espressivo. Il tempo sembra aver arricchito la sua voce e lo ha reso attore godibile ed autoironico.
Si alterna con Cesar Cortes, giovane tenore colombiano di nascita e spagnolo di formazione, dotato di una bella voce, una tecnica corretta unita a una certa brillantezza scenica. Entrambe apprezzate le due interpreti di Norina, brillanti e disinvolte in scena.
Nina Muho  presenta un carattere vocale da soprano lirico, con un bel colore di voce, un leggero vibrato che amministra bene, facilità negli acuti. Risolve le agilità con misura ed eleganza, rinunciando ad eccessi  virtuosistici. Elisa Verzier, la più applaudita della seconda compagnia, è una giovane cantante triestina quasi agli esordi in un ruolo di primo piano. Da subito conquista il pubblico con la grazia di uno strumento vocale dal colore accattivante, un tecnica precisa ed una verve da soubrette che la comprensibile prudenza di debuttante non appanna.
Un Don Pasquale più che apprezzabile quello di Pablo Ruiz, con un mezzo vocale imponente per volume ed interessante per colore, brillante nel fraseggio, con fiati prodigiosi nel sillabato, ma anche triste e commovente nel momento della delusione sentimentale.Gli tiene testa per bellezza dello strumento, capacità sceniche e sicurezza nei duetti il dottor Malatesta di Vincenzo Nizzardo.
Si alterno con loro Michele Govi, che compensa l’inevitabile stanchezza vocale, dopo trent’anni di carriera, con una effervescente capacità scenica e la attenta amministrazione del mezzo vocale, che gli permette di superare tutte le insidie della parte ed il Dottor Malatesta divertente ed appropriato offerto da Bruno Taddia. Il cast era completato dal notaio di Armando Badia che risolveva con abilità la piccola parte. Successo generoso per tutti e numerose chiamate in scena.