Torino, Auditorium RAI “A.Toscanini”, Stagione Sinfonica 2022. 7°concerto.
Orchestra Sinfonica Nazionale RAI
Direttore Robert Trevino
Pianoforte Mariangela Vacatello
Anton Webern: “Im Sommerwind” idillio per grande orchestra (1904); Robert Schumann: Concerto in la minore per pianoforte e orchestra op.54 (1841-45); Edward Elgar: Sinfonia n.1 in la bemolle maggiore op.55 (1908)
Torino, 18 Marzo 2022
Il Maestro Robert Trevino ritorna sul podio del 7° concerto della stagionale e con lui, come solista nel concerto per piano di Schumann, c’è Mariangela Vacatello. Anton Webern, il più radicale esponente della seconda scuola di Vienna, nel giovanile Im Sommerwind si presenta come epigono di un estremo romanticismo. Idillio per grande orchestra è il commento, posposto al suggestivo titolo, che nell’immersione in una compartecipe natura, lo accosta al wagneriano Idillio di Sigfrido. La grande orchestra viene trattata come assieme di singoli strumenti e sul timbro singolo di questi si concentra la cura dell’autore, anticipando quella che sarà, nelle opere della maturità, una delle sue caratteristiche peculiari. Successivamente l’autore disconoscerà il pezzo, pur non distruggendolo, negandogli un numero di opus che lo includa nel suo catalogo. Trevino, che dispone con l’OSN RAI di una compagine di formidabili solisti, ha fatto soffiare in modo incantevole ed emozionante il Vento dell’Estate e con le sue folate ha scacciato le paure dell’incombente dodecafonismo. Invero un sereno quarto d’ora, esaltato dalla leggerezza di Trevino ed assai apprezzato dal pubblico dell’Auditorium RAI.
Per ogni pianista di vaglia il Concerto in la minore op.54 di Robert Schumann è una tappa obbligata e una sfida ineludibile. Una triplice sfida: con l’impegnativa scrittura schumanniana, con la storia delle interpretazioni precedenti e, più concretamente, con la grande orchestra che incombe. Mariangela Vacatello, pur chiamata all’ultimo momento a sostituire una collega dichiaratasi indisposta, le sfide le affronta e le vince. È una instancabile combattente e non solo non teme e non si fa sommergere dalla cinquantina di guerrieri, come non mai aizzati dall’altrettanto combattivo Trevino, che la circondano ma li sopravanza con fierezza. Il tocco e il suono sono belli e controllati, tali comunque da emergere sempre distinti dalla massa orchestrale che Trevino conduce con la consueta vigoria. Di questo dialogo fra energici contendenti giovano i due estremi movimenti vivaci, ne esce un poco penalizzato il centrale andantino grazioso. Né Trevino né Vacatello si mostrano eccessivamente sensibili alle svenevolezze romantiche di maniera. Ci convinciamo che questa visione, volitiva e appassionata, derivi dall’atteggiamento che animava e sorreggeva la “tosta” Clara Wieck-Schumann, ispiratrice dell’opera e solista nelle sue prime esecuzioni. In sala ci sono state grandi approvazioni e la Vacatello non ha potuto sottrarsi ad un bis che, nello spirito della pianista, focosa virtuosa vestita e mascherata di rosso scarlatto, è stato il travolgente studio trascendentale n.10 “allegro agitato molto” dell’ungherese Liszt. Gli applausi e le chiamate sono esplosi fragorosi, le insistite richieste di ulteriori fuori programma sono state però, vista la fatica sostenuta, comprensibilmente eluse.
Sostenere il confronto con il travolgente Concerto di Schumann è sicuramente difficile, se ne è sobbarcato l’arduo compito l’innocua Prima sinfonia di Sir Edward Elgar. Il pezzo del 1908, regnante Edoardo VII figlio di Vittoria, è nello spirito di una società pienamente consapevole e soddisfatta del periodo d’oro che sta vivendo. L’impero britannico, come già quello di Carlo V, ha sempre il sole che brilla e qualcuno che lavora e muore per lui. È musica trionfale e trionfalistica per colonizzatori che vivono nell’agiatezza di mezzi e di costumi, grazie allo sfruttamento di ricchezze e di lavoro d’altri. In origine la dedica era per il generale C.G.Gordon “eroe (sic) di Khartum”. Come in alcuni film che celebrano le glorie imperiali della corona britannica, si ascoltano echi di marce e di banda in un clima salgariano di thè delle cinque, in cottages profumati di gelsomino e colorati da bouganville, tra azzimati ex guerrieri in pensione e lady in veletta. È musica ben confezionata da un eccellente artigiano, l’orchestrazione è varia ma piuttosto greve. Il maestro Trevino ci mette fervente impegno per rendere viva e piacevole la sinfonia e sopportabili gli spropositati 50 minuti di durata. Altrettanto positivo è l’atteggiamento dell’orchestra in cui si distinguono per valentia le sezioni degli ottoni, dei legni e le percussioni coprendosi di gloria nel celebrare il bombastico trionfalismo UK. Ai magnifici archi, sempre inappuntabili, rimane il “servizio d’ordine” che garantisce un esito senza scossoni e derive. L’accoglienza è calorosa e premia meritatamente gli esecutori.