Torino, Auditorium RAI “A.Toscanini”: Robert Trevino & Håkan Hardenberger interpretano musiche di Nieder e Dean

Torino, Auditorium RAI “A.Toscanini”, Stagione Sinfonica 2022 RAI NuovaMusica
Orchestra Sinfonica Nazionale RAI
Direttore Robert Trevino
Tromba Håkan Hardenberger
Fabio Nieder: Danza lenta di C.S. fra gli specchi (2015); Brett Dean: “Dramatis Personae”. Concerto per tromba e orchestra (2013)
Torino, 24 marzo 2022
Il concerto inizia con il non previsto Requiem (1957) del giapponese Taru Takemitzu che, con una commossa breve presentazione di Trevino, l’Orchestra Sindonica Nazionale RAI ha dedicato ai caduti della guerra in Ucraina. È stato un momento quanto mai opportuno di compianto e di meditazione. La musica del ventisettenne Takemitzu, a suo tempo lodata dallo stesso Stravinskij, ha una presa immediata sul pubblico ed esprime autentica compassione. Nell’esecuzione dell’Orchestra si coglievano la commozione e le preoccupazioni del momento.
La Danza lenta di C.S. fra gli specchi del triestino Fabio Nieder è, fin dal titolo, un enigma.  Probabilmente vi sono occultate sia situazioni personali (l’emblematica identità del C.S. del titolo), sia arzigogolate stesure musicali (le immagini che gli specchi riflettono). Una indistinguibile danza lentissima, quasi immagine da film insopportabilmente rallentato, pare di coglierla, così come i ripetuti rintocchi di orologi o di campane ci costringono in uno spazio indefinito. Ci sfugge invero l’atmosfera religiosa che la descrittiva del brano, di mano dell’autore, ci preannuncia. Se echi di canti di chiesa ortodossa sono presenti, vi sono ben celati e camuffati. Più che in chiesa, tra preci, salmodie e fumi d’incenso, ci pare di essere in una voliera con schiere di uccelletti cinguettanti (ornitologia alla Messiaen) cui danno voce quattro ottavini che soppiantano le altre gradazioni di flauto e, annientando oboi, clarinetti e fagotti, dialogano direttamente con trombe e corni.  L’orchestra è poi stracolma di percussionisti: oltre a timpanista e pianista, altri cinque esecutori sono impegnati con un’innumerevole varietà di oggetti da battere, colpire, martellare, ecc. Gli archi ci sono e, con discrezione, più con il pizzicato che con lo strisciato, supportano e trame che si snodano. Trevino conduce il pezzo con il consueto entusiasmo e l’altrettanto consueta efficacia e il pubblico, la platea è quasi al completo, apprezza.
Da Trieste a Brisbane, in Australia, con il concerto per tromba del sessantunenne Brett Dean, che vede uniti l’OSN RAI e lo svedese Håkan Hardenberger, virtuoso trombettista, dedicatario dell’opera. Il sottotitolo del concerto, è consuetudine di Dean di metterne uno ai suoi lavori, è dramatis personae che, un po’ confusamente, dovrebbe riferirsi ad emblematici eroi protagonisti. Ci lasciano disorientati le note di sala che citano tra questi lo Charlot di Tempi Moderni. Molto più concretamente il pezzo si rifà alla forma tradizionale del concerto. Un primo tempo che, dopo un’introduzione percussiva orientaleggiante e successivo caos aleatorio, si avvia in terreni e soprattutto forme di confronto tematico più tradizionali. Le citazioni sono infinite e tra queste, all’undicesimo minuto, ci è parsa emergere quella rossiniana della sinfonia del Tell, già elemento introduttivo della 15° sinfonia di Schostakovich. Segue il tranquillo, dolce e pensieroso Soliloquy, tradizionale secondo tempo di concerto, ove il solista mette in mostra tutta la straordinarietà della sua arte. L’ultimo tempo, che affastella piacevolmente citazioni e virtuosismo, ha come modello i rondò finali dei classici. La conclusione è data da un allegro colpo di frusta che inesorabile rimanda all’identico gesto che apre il concerto in sol di Ravel. Durante l’intera esecuzione, trombe, tromboni e pure il solista si sono mossi e hanno cambiato posizione nello schieramento orchestrale. Ci è sfuggito lo scopo, forse solo movimentare la scena e tener desta l’attenzione, perché dal punto di vista sonoro l’effetto è stato nullo. Il pubblico ha tributato ad Hardenberger un grande e meritato successo e così si è guadagnato un incantevole fuori programma: My funny Valentine sussurrato magnificamente a fior di labbra e colorato di mille languide sfumature.Con questo concerto si è chiuso positivamente l’impegno stagionale del maestro Trevino, quattro concerti con esiti soddisfacenti e, in qualche caso, assolutamente entusiasmanti.