Verona, Teatro Filarmonico, Stagione Sinfonica 2022.
Coro della Fondazione Arena di Verona
Direttore Chiara Casarotto
Pianoforte Ulisse Trabacchin
Violini Mara Sistino, Giuliana Santi Viola Malgorzata Kulka Violoncello Sara Airoldi
Musiche di Johannes Brahms, Josef Rheinberger, Camille Saint-Saëns, Jules Massenet, Gabriel Fauré, Edward Elgar e Gustav Holst.
Verona, 8 marzo 2022
Un concerto tutto al femminile quello proposto dalla Fondazione Arena di Verona alla cittadinanza in occasione della giornata dedicata alla donna. Fatta eccezione per il maestro Ulisse Trabacchin, maestro del coro e nella circostanza pianista accompagnatore, tutto il resto del cast impegnato era rappresentato dal gentil sesso: le sezioni femminili del coro della Fondazione, le componenti del quartetto d’archi e la giovane direttrice Chiara Casarotto da novembre nominata assistente del maestro Trabacchin. Il programma, particolarmente raffinato, offriva alcune chicche del repertorio vocale cameristico inframmezzate da alcuni classici secolari. Ad aprire la serata il celeberrimo Poco allegretto dalla Terza sinfonia di Brahms, reso famoso dal film “Le piace Brahms?” del 1961, proposto da Trabacchin e Casarotto nella trascrizione pianistica a 4 mani. Sulle note di Wie lieblich sind deine Wohnungen op. 35 di Josef Rheinberger, prolifico autore di impegnative opere organistiche ma anche di musica sacra e di pregevoli opere corali, il coro ha dato prova da subito di un suono duttile, caldo e suadente catturando l’attenzione del pubblico (il brano brahmsiano di apertura era in sostanza servito ad accogliere gli ultimi spettatori ritardatari); qualche lieve forzatura negli acuti non ha minimamente inficiato un bellissimo momento musicale. Né hanno deluso i brani seguenti, La nuit op. 114 di Camille Saint-Saëns, Le Poème des fleurs di Jules Massenet, Madrigale di Gabriel Fauré, le Two Songs op. 26 di Edward Elgar su poesie della moglie Alice Caroline. A conclusione le 7 part songs di Gustav Holst, musicista tormentato e sperimentatore; una raccolta di piccoli gioielli armonicamente interessanti, di cui il coro ha eseguito sei numeri. Nei brani di Saint-Saëns, Fauré, Elgar e Holst l’accompagnamento poteva giovarsi dell’apporto degli strumenti ad arco, dal duo al quartetto. Le strumentiste si sono a loro volta prodotte in alcuni celebri assoli quali la delicata Méditation da Thaïs di Massenet e Après un rêve di Fauré. Il concerto non ha potuto che confermare il felice momento del coro della Fondazione Arena, assai più evidente proprio nelle sue sezioni femminili, segno di un serio lavoro tecnico ma soprattutto di indagine profonda dei brani; come già detto abbiamo rilevato un suono di particolare fascino e di suggestiva pregnanza musicale. Onore dunque al mirabile lavoro svolto dal maestro Trabacchin in poco più di quattro mesi. Chiara Casarotto ha diretto il complesso corale e il gruppo strumentale con fine attenzione e gesto sicuro, riuscendo con pochi movimenti essenziali a chiamare tutte le dinamiche richieste; molto brava a non cadere nella facile tentazione di una gestualità fine a sé stessa, vanitosa quanto pleonastica. Non resta dunque che rivolgere un giusto e meritato plauso a questa serata, offerta last minute in quanto classificata come concerto straordinario; e ce ne fossero di concerti straordinari come questo dove tutto ha funzionato a meraviglia in una dimensione intima, quasi onirica. Largo consenso, con vibranti applausi da parte di un pubblico abbastanza numeroso con la sovrintendente Gasdia uscita a distribuire le immancabili mimose a tutte le musiciste. Foto Ennevi per Fondazione Arena.