Dramma lirico in quattro atti su libretto di Francesco Maria Piave, dal dramma “Hernani, ou l’amour castillan” di Victor Hugo. Prima rappresentazione: Venezia, Teatro La Fenice, 9 marzo 1944.
Primi interpreti:
Carlo Guasco (Ernani)
Sophie Loewe (Elvira)
Antonio Superchi (Don Carlo)
Antonio Selva (Silva)
Dopo Nabucco e I Lombardi, con Ernani il temperamento drammatico verdiano si mette in maggior evidenza. Verdi è alla conquista di nuovi palcoscenici. Grazie all’incondizionato appoggio di un suo illustre ammiratore, il compositore Gaetano Donizetti, Verdi porta il suo Nabucco a Vienna, dove dirige due rappresentazioni che ottengono grande risonanza. Dall’Italia, intanto, il Teatro La Fenice di Venezia mostra grande interesse per il giovane compositore. Verdi risponde positivamente al richiamo del teatro veneziano, ma è anche più che mai deciso a vendersi bene. Dalle 8000 lire austriache chieste alla Scala per i Lombardi, Verdi ora, mostrandosi un’abile manager di se stesso, chiede al Conte Alvise Mocenigo, presidente degli spettacoli della Fenice, la ragguardevole cifra di 12.000 lire. Alle timide rimostranze di Mocenigo Verdi risponde deciso: “L’anno prossimo chiederei di più!”.
Verdi ha così il suo contratto, Ora bisogna trovare soggetto per la nuova opera. Il compositore è incerto: lo interessano due drammi di George Byron, I due Foscari e La sposa di Abido, ma è anche fortemente attratto dal Re Lear di William Shakespeare, un progetto che il musicista tenterà più volte di riprendere senza però riuscire mai a portarlo a termine. Alla fine l’attenzione di Verdi si posa sullo scrittore francese Victor Hugo e precisamente sull’Hernani, ou l’amour castillan, un dramma rappresentato con grande successo a Parigi nel 1830 e diventato per la cultura francese il manifesto pubblico della nuova letteratura romantica. Verdi coglie nel dramma di Hugo il senso della tragicità, un elemento importante da aggiungere alla sua esperienza drammaturgica che negli anni a venire lo porterà via via verso Byron, Schiller e al tanto amato Shakespeare.
Con le idee ben chiare su come dovrà svilupparsi l’opera, Verdi accetta di avere come librettista un giovane di Murano, tale Francesco Maria Piave, che al Teatro La Fenice svolge mansioni di tuttofare: correttore di bozze, aiuto direttore di scena, pubblicista, verseggiatore. Il musicista ne intuisce le grandi capacità unite alla totale inesperienza e di conseguenza la possibilità di poter fare di Piave quello che vuole. Di fatto così avviene: Piave è materia duttile nelle mani del volitivo maestro, che sommerge di richieste il povero librettista. Alla fine l’opera va in scena con successo, ma Verdi non è per niente contento, perché la resa dei cantanti è stata mediocre. Scrive il nostro compositore: “Guasco era senza voce ed aveva una raucedine che faceva spavento. È impossibile stonare più di quello che fece ieri sera la Loewe. Tutti i pezzi, dal più al meno, furono applaudite ad eccezione della cavatina di Guasco “.
Il successo di Ernani è comunque crescente è quasi trionfale alla ripresa, due mesi dopo, al teatro San Benedetto, dove l’opera ottiene la definitiva consacrazione. Se dei Lombardi si è colta una disomogeneità drammatico-musicale, nell’Ernani i rapporti azione- musica e libretto-invenzione melodica funzionano alla perfezione. Verdi guarda il dramma con grande lucidità e ne fissa i punti, quelli che egli chiama le “posizioni”, ossia i rapporti e i conflitti che animano i personaggi, quindi sfoltisce tutto ciò che è inutile, rallenta o distrae dal fulcro dell’azione. Il dramma di Victor Hugo punta su continui colpi di scena e su personaggi che irrompono sempre di sorpresa da nascondigli, porte segrete e quant’altro. Verdi, con l’aiuto di Piave, traduce in musica questo è effetto teatrale e costruisce un meccanismo nel quale il recitativo è pressoché inesistente o ridotto al minimo per lasciare il posto a duetti, terzetti e, quartetti e concertati che si costruiscono con un tempismo e una rapidità tale da costituire dei veri e propri “colpi di scena”.
Ernani è sicuramente la prima opera autenticamente romantica di Verdi: un romanticismo quasi esasperato, rude, che può partire ingenuo nelle sue recensioni, ed è forse proprio questo aspetto a renderla ancora oggi accattivante e vitale all’ascolto. Bozzetti di Alfredo Edel (1881) – Archivio Storico Ricordi