Torino, Auditorium “Toscanini”: Ottavio Dantone dirige Beethoven e Mendelssohn

Torino, Auditorium RAI “A.Toscanini”, Stagione Sinfonica 2022.
Orchestra Sinfonica Nazionale RAI
Direttore Ottavio Dantone
Ludwig van Beethoven: Sinfonia n.1 in do maggiore op.21.
Felix Mendelssohn-Bartholdy: Sinfonia n.4 “italiana” in la maggiore op.90.
Torino, 28 Gennaio 2022
Il concerto presenta, sulla carta, un programma poco stimolante: un ennesimo Beethoven e una altrettanto ripetitiva “italiana” di Mendelssohn. Incuriosisce invece, con un tal programma, la presenza sul podio di Ottavio Dantone che abbandonato, per un istante, il repertorio barocco si cimenta con classicismo e protoromanticismo. E’ pur vero che a dicembre 2018, sempre con l’OSN RAI, l’avevamo già visto e apprezzato in Haydn Mozart e nella “renana” di Schumann, ma per noi, con Beethoven era la prima volta.
Il musicista di Bonn ha già affidato alla sua prima sinfonia la carica innovativa che lo caratterizzerà nel prosieguo della sua attività.  Aprile 1800 Vienna, Mozart scomparso da 9 anni e Haydn vivente, la loro musica informa ancora il panorama musicale dell’impero e soprattutto ha creato un canone da cui nessuno oserebbe derogare. Il trentenne Beethoven da 8 anni in contatto con Haydn, da questi prende le mosse. Architetto per vocazione naturale, radicalizza le strutture formali hayndiane della sinfonia innervandole completamente nella “forma sonata” della costruzione.  Il solo “minuetto” è libero da schemi, quasi già uno Scherzo,, ma distante dal consueto divertimento salottiero o campestre dei suoi maestri.
Dantone con l’OSN RAI ridotta all’essenziale, 33 archi, 8 legni, 4 ottoni e il timpano, interpreta al meglio questa impostazione fortemente strutturalmente costruttiva. La consuetudine con il repertorio barocco lo aiuta a illustrare e a trarre il massimo dai temi tracciandone le loro peripezie e i loro intrecci nel corso dei singoli tempi. L’effetto è sensazionale e l’esito raggiuto è convincente ed appassionante. Il pubblico un poco avvertito, e quello dell’auditorium RAI sicuramente lo è, riconosce ogni passo del percorso; l’esposizione coi due temi, la ripresa e lo sviluppo ecc. Questa chiarezza che forse non ti fa chiudere gli occhi e fantasticare, comunque ti rassicura perché ti conferma di stare su un percorso sicuro di cui riconosci ogni singola svolta. Per dare uno sguardo al passato: siamo lontani dalle troppo gratuite bellurie alla von Karajan e pure dal “panico” di Furtwängler , ma assai prossimi alla raziocinante chiarezza di Scherchen.
A Mendelssohn, rampollo di una ricca famiglia borghese, diversamente da Beethoven, la musica non serviva per mangiare ma per soddisfare una sua intima passione, divertire e piacere. Similmente a  Beethoven però, si imponeva il rispetto della “forma” allo scopo essenziale che la sinfonia si reggesse e non naufragasse in un descrittivismo gratuito, comunque meno si notava la rigidità della struttura meglio era. Il colore, la suggestione, la piacevolezza erano suoi obbiettivi primari. Con Mendelssohn sei in Scozia, alle Ebridi, ad un matrimonio o in una piazza dell’Italia centrale nel mezzo di una festa paesana in cui impazza il salterello. L’orchestra deve mantenersi variegata per timbri e per colori. I ritmi, seppur sempre ben scanditi, si richiedono aerei e leggeri. Questo aspetto ludico è un poco mancato, in un’esecuzione peraltro accuratissima e precisa. E’ stata una “italiana” vista da un italiano, quindi più castigata ed essenziale, senza le forzature tipiche della concezione tedesca del folklore mediterraneo. Noiosamente  ci ripetiamo, ma il pubblico continua a temer contagi e se ne sta a casa. Quello presente ha molto apprezzato ed applaudito. Gli orchestrali hanno pure gratificato calorosamente il maestro Dantone con reiterati battimano. Il concerto, trasmesso live in Streaming da RAICULTURA, è rivisitabile sul sito; RAIRADIO 3 lo trasmetterà prossimamente. Foto Maria Vernetti