Intervista al M° Ottavio Dantone

GBopera ha avuto l’opportunità di porgere al Maestro Ottavio Dantone, reduce dal successo del concerto alla guida dell’OSN RAI, alcune domande sull’attuale situazione del mondo della musica colta, sui suoi progetti e sull’attività con l’Accademia Bizantina a cui da anni è stabilmente associato. Ringraziamo quindi il Maestro per avervi aderito con cordiale disponibilità.
Gentile Maestro, vorrei prima chiederle qualcosa circa la parentesi classica-protoromantica, Beethoven e Mendelssohn, con l’Orchestra Sinfonica Nazionale RAI. È una parentesi o avrà sviluppi futuri?
“In effetti non è certo una parentesi dal momento che sono molti anni che affronto periodicamente repertori classici e ottocenteschi con Orchestre sinfoniche, da Mozart a Beethoven, da Schubert a Schumann, arrivando anche a Richard Strauss e Stravinskji che ho diretto per esempio alla Scala. Vero è che un Direttore delle mie caratteristiche viene normalmente invitato per affrontare questi repertori alla luce dell’esperienza maturata nella musica antica allo scopo di ottenere una lettura che tenga conto di quei gesti, colori e articolazioni che provengono dal passato e sono ancora presenti nella musica posteriore”.
So che proseguirà l’intensa collaborazione con l’Accademia Bizantina con Vivaldi ed altri autori del tardo barocco? Quali autori? Dove e quando?
“L’Accademia Bizantina è la mia Orchestra e in un certo senso la famiglia dove sono cresciuto umanamente e musicalmente. Abbiamo in programma molte registrazioni e concerti e tournée in tutto il mondo. Gli appuntamenti più prossimi sono a Verona, Firenze, Roma, poi a Londra al Barbican proseguendo in Turchia. In Maggio avremo un tour con Delphine Galou in Spagna, poi Pavia e Halle con il “Trionfo del tempo e del disinganno. Poi in estate Ravenna festival, Beaune, Innsbruck e tanto altro ancora anche fuori dall’Europa.”

Per lingottomusica, nel 2021, lei e l’Accademia avete dato 2 concerti “tutto Vivaldi” che il pubblico torinese ha molto apprezzato. Io vi ho trovato un suono vivaldiano più vivo e sfumato, una nuova ricerca di piacevolezza e di cantabilità che conferiva un irresistibile fascino ai secondi tempi dei concerti e una coinvolgente vivace serenità agli allegri. Ho visto giusto?
“Ha certamente visto giusto riguardo alla ricerca di un suono e di uno stile che noi cerchiamo da sempre in relazione alla retorica e al estetica di linguaggio derivante dagli studi sul repertorio sei-settecentesco.”
La frequentazione del repertorio protoromantico può aver contribuito all’eccellente risultato?
“È semmai il repertorio successivo però a essere condizionato dal passato, quando ci capita di affrontarlo anche con l’Accademia Bizantina. Credo infatti che la storia della Musica sia un susseguirsi di graduali cambiamenti espressivi, estetici e tecnici intrecciati e intersecati fra loro, per cui a mio parere l’ideale sarebbe quello di leggere la musica partendo sempre da una visione anteriore piuttosto che il contrario, al fine di evitare equivoci nella comprensione del significato originale del testo.”
Prosegue quindi l’attività concertistica con l’Accademia, che ne è di quella discografica? Quali uscite dobbiamo aspettarci e quali nuovi progetti sono in corso o in attesa?
“Ci sono molte registrazioni in uscita, che vedranno la luce nei prossimi mesi. Solo per citarne alcune: Il Serse e poi i Concerti Grossi op. III e op. VI di Handel, i Concerti grossi di Corelli op. VI, la “Renana” di Schumann e l’Italiana” di Mendelssohn con strumenti originali, mentre tra le prossime realizzazioni in programma ci sono i Concerti grossi op.3 di Geminiani, poi la 104 “London” di Haydn e la Jupiter di Mozart, la Quinta di Beethoven e la “Tragica” di Schubert.”
Se il mercato del disco è in sofferenza, le sale da concerto non stanno meglio. Sicuramente prima o poi la pandemia verrà vinta, ma lei pensa che potremo tornare ai tempi di prima? Lei pensa che il pubblico disposto ad ascoltare e a vedere la musica dal vivo ci sarà ancora?
“La musica verrà sempre ascoltata sia dal vivo che a casa o in automobile. Certamente il mercato del disco è in crisi ma la musica continuerà a vendersi e a e diffondersi attraverso le piattaforme streaming. Anche la crisi delle sale da concerto si attenuerà con la fine di questa epocale pandemia.”
Pensa che la situazione italiana sia paragonabile e quella europea o che noi stiamo peggio?
“Se devo fare un paragone, attraverso la mia esperienza, tra l’Italia e l’estero devo purtroppo ammettere che nel nostro Paese avverto minor passione e consumo per la musica classica in termini puramente numerici, anche se considero il pubblico italiano più esigente e competente per natura, sia dal punto di vista del gusto, che da quello emotivo.”
Credo che attualmente sia più facile trovare buoni cast per l’opera barocca che non per Verdi ed il tardo Ottocento. In Francia ne traggono le conseguenze in Italia si prosegue con troppo, almeno per i miei gusti, verismo mal eseguito, perché ?
“In effetti il livello delle voci idonee al repertorio barocco e classico è in salita e mi capita sempre più spesso di sentire giovani cantanti di ottimo livello e sensibilità. Per contro in Italia si esegue paradossalmente meno Opera barocca che all’estero, quando sappiamo che l’Italia è stata, nel sei-settecento, la culla e il punto di riferimento in tutta Europa. Qualche segnale di risveglio c’è.”
Lei ha progetti con l’opera?
“Noi come Accademia Bizantina facciamo del nostro meglio per proporre il più possibile nei teatri Italiani Opere barocche. Abbiamo appena messo in scena l’Orfeo di Monteverdi con la regia di Pier Luigi Pizzi, e la prossima stagione porteremo in molti Teatri dell’Emilia Romagna, partendo da Ravenna, il Tamerlano di Vivaldi.”
Nell’”Incoronazione di Dario” del Regio non c’erano contraltisti e sopranisti, una scelta filologica, di circostanza o preferenza personale?
“Riguardo all’uso di Contraltisti e Sopranisti più che una scelta filologica oggi si potrebbe parlare di una scelta prettamente di gusto o di preferenza, dal momento che i Castrati nel settecento erano di gran lunga preferiti rispetto ai falsettisti, rarissimamente presenti sulle scene. Penso che oggigiorno la voce che assomigli di più a quella del Castrato sia quella naturale femminile. Detto questo mi capita non di rado di utilizzare dei Controtenori, quando mi soddisfano da un punto di vista espressivo e timbrico.”
Oratori cantate e passioni. Avendo la RAI liquidato i suoi cori, ne diventa sempre più raro l’ascolto, vista la penuria italiana di complessi professionali. Lei cosa ne pensa ?
“È vero che la Rai ha soppresso i suoi cori, ma attualmente collabora con un ottimo coro, il Maghini diretto da Claudio Chiavazza. È però vero, oltre che risaputo, che la tradizione corale ai giorni nostri è più ad appannaggio di paesi come l’Inghilterra, la Germania e la Francia, oltre alla Scandinavia.”
Cosa pensa delle passioni e degli oratori “sceneggiati”?
“Riguardo agli Oratori “sceneggiati” credo dipenda oggi come allora dalla natura e drammaturgia della composizione. È noto che Oratori e Passioni potevano avere caratteristiche puramente devozionali, oppure in certi ambienti, come nel caso della nobiltà romana, sostituivano la mancanza di produzioni operistiche proibite durante il periodo quaresimale. In questo caso questi lavori assumevano le caratteristiche di azioni sacre dove si manifestava non solo una certa gestualità, ma anche una marcata interazione fra i personaggi supportata anche da una pseudo messa in scena, anche se non paragonabile allo sfarzo di quelle puramente teatrali.” Foto Giulia Papetti & Maria Vernetti