Album dei ricordi: Renata Tebaldi (1922-2004)

Renata Tebaldi (Pesaro, 1 febbraio 1922 – San Marino, 19 dicembre 2004). A 100 anni dalla nascita.
Per molti anni, Renata Tebaldi è stata la “Madonna” dell’Opera. Le sue rappresentazioni sono state eseguite con riverenza, forse perché è stata l’ultima grande soprano vecchio stile ad emergere dall’Italia. La sua persona alta, bella, imponente, annunciava che era arrivata una primadonna, e anche se divenne più appariscente nei suoi anni americani, la sua bianca pelle d’alabastro e la sua profonda dignità testimoniarono sempre purezza. Nel suo periodo migliore la voce della Tebaldi si diffondeva in modo veramente angelico: un fluire di suoni aurei, dolcissimi, che riempivano di maestà e di fascino le note di Verdi e di Puccini e, altrettanto importante, che potevano essere identificati soltanto come suoi. Quando era sulle scene con Franco Corelli,  si sentiva che era così che La Gioconda, Andrea chénier, La Bohème, Tosca,  Adriana Lecouvreur, dovevano essere cantate. Le loro voci si univano in uno sgorgare inesauribile che lasciava gli ascoltatori ammutoliti dalla pura opulenza, dall’ardore. In altre parole, veniva messo in luce il cuore stesso di questi lavori pieni di emozione.

Per lungo tempo La Tebaldi è stata protagonista di una magica relazione amorosa col suo pubblico. Dal  momento in cui appariva sulla scena, abbracciava i suoi spettatori con quel famoso sorriso aperto e con la sua regale presenza dominatrice. La comunicazione era immediata, innegabile. I critici gareggiavano nelle incasellare la sua voce le in termini che andavano da ricco e caldo a delicato, sontuoso, ardente, vellutato, femmineo., tutte le virtù destinate a catturare un pubblico adorante. Dal  suo inconsueto repertorio iniziale che includeva opere di Rossini  (Guglielmo Tell, L’Assedio di Corinto), Handel (Giulio Cesare), Spontini (Olympie, Fernando Cortez) fino alle sue parti familiari di Verdi e di Puccini, lei si dilettava  del suono lussureggiante, del fraseggio espansivo, del serico legato, di portamento finemente variati e di  variegati chiaroscuri. Queste caratteristiche si estendevano dal lirismo di Mimì alla drammaticità di  Gioconda, a Minnie della Fanciulla del West. All’inizio della sua carriera si era anche avventurata in Wagner (Tannhäuser,  Lohengrin, Maestri cantori), tutto in italiano, ma ciò per cui sarà ricordata sono Tosca, Manon Lescaut, Mimì, Madama Butterfly, Desdemona, Maddalena dello Chénier, Leonora della Forza, La Gioconda, Adriana Lecouvreur.
Una lunga e trionfale carriera: dal 1944, anno del suo debutto a Rovigo (Elena nel Mefistofele), fino alla metà degli anni ’70 quando si ritirò dalle scene, tranquillamente e con dignità. C’erano stati giorni duri per la Tebaldi, specialmente quando morì sua madre e una crisi vocale la costrinse a ritirarsi temporaneamente dalle scene per ristudiare la tecnica. la Tebaldi nacque con una voce naturale stupenda, ma si sentiva una certa mancanza di finitura tecnica anche nelle sue prime incisioni, specialmente le suo modo di affrontare il registro acuto. Alcuni dei suoi anni di teatro la videro in aperta battaglia con quelle note ma, per tutta la sua carriera, l’amore di un pubblico fedele la spronò a proseguire. (estratto da “Gente dell’Opera” di Robert M.Jacobson, 1982 – Foto Christian Steiner