Sir Geraint Llewellyn Evans (Cilfynydd, Galles, 16 Febbraio 1922 – Aberystwyth, Galles 19 Settembre 1992)
Se la sua musicalità fu sempre ampiamente riconosciuta, la sua voce “un po’ aspra e legnosa”, come giustamente ha scritto il critico Gabriele Baldini, ha dato adito a qualche riserva. Forse gli mancava la duttile e trasparente vocalità o la morbida emissione che si addicono a Mozart, ma l’accento sapientemente ironico e sapientemente musicale lo aiutarono a disegnare un Figaro di alto e gradevole livello. Queste caratteristiche, invece lo favorirono nel disegnare nel disegno di un Beckmesser “estroso e sentimentale” (Baldini), ma del tutto alieno dalla facilità e della e dalla genericità. Ma, soprattutto, concorsero a fare di lui uno dei massimi Wozzeck della sua generazione (secondo solo a Fischer-Dieskau), per la “dolorosa impudicizia” (Baldini) e per un senso disfacimento e di nullità esistenziale quali, forse, nessun altro baritono prima di lui ha manifestato in questo ruolo. Resta, invece, un po’ troppo compassato il suo Falstaff, pur ironico ma polarmente opposto a quello tronfio e pepato di Mariano Stabile. Evans interpretò, infine, anche Lucia di Lammermoor, Rigoletto, Don Carlo e Carmen, sempre con dignità canora e alta scuola musicale, ma questi ruoli, è chiaro, non gli appartenevano. Nel complesso è stato comunque uno dei baritoni significativi del dopoguerra è uno dei più nuovi modelli di stile vocale.