Venezia, Teatro La Fenice
Orchestra del Teatro La Fenice
Violoncello e direttore Mario Brunello
Wolfgang Amadeus Mozart: Sinfonia n. 40 in sol minore KV 550; John Tavener: “The Protecting Veil” per violoncello e orchestra d’archi
Venezia, 21 gennaio 2022
In occasione della Giornata mondiale dell’abbraccio, si è svolto al Teatro La Fenice un Concerto straordinario, il cui protagonista era il violoncellista Mario Brunello – nella doppia veste di solista e direttore – e nel cui programma erano contemplati due brani, che volevano essere un “abbraccio” ideale a tutto il pubblico della Teatro veneziano: la Sinfonia n. 40 in sol minore KV 550 di Wolfgang Amadeus Mozart – la cui stessa sua musica è un’analogia di quel gesto affettuoso, fondata com’è su un diffuso contrappunto a due voci – e The Protecting Veil per violoncello e orchestra d’archi del compositore britannico John Tavener, un pezzo che rimanda invece – come vedremo più oltre – ad un abbraccio di natura mistica.
Le ultime tre sinfonie del Salisburghese – KV 543, 550 e 551 “Jupiter”, tutte scritte nell’arco di soli due mesi durante l’estate del 1788, in un periodo “nero”, funestato dall’indigenza – sono un vero e proprio monumento nell’ambito del genere sinfonico. Il contesto negativo in cui nacquero questi tre capolavori influenza, in particolare, la composizione della Sinfonia in sol minore KV 550, che per certi aspetti segna un parziale distacco dal classicismo viennese e dal clima olimpico di Haydn: basti considerare il ruolo solistico assegnato ai due corni, il sottile cromatismo del fraseggio, le audaci modulazioni. Ne risulta quello che Giacomo Manzoni definì un “canto amaro e sublime”, in cui l’autore riesce a coniugare una magistrale sapienza compositiva ad una straordinaria potenza espressiva, lasciando aperte diverse possibilità interpretative, a seconda che si dia maggiore rilievo alla perfezione formale o al pathos preromantico.
Abbastanza chiaramente orientata verso una sensibilità stürmisch ci è sembrata la concezione interpretativa di Mario Brunello, che propende per sonorità decise ed accentuati contrasti, mettendo anche in adeguato rilievo l’impareggiabile gioco contrappuntistico che percorre la scrittura mozartiana. Lo si è apprezzato nel Molto allegro iniziale, aperto – senza alcuna introduzione – dal famoso tema anapestico, in sol minore, che costituisce un avvio palpitante, di cui si è colta tutta quell’inquietudine sotterranea, ravvisabile anche nel resto del movimento, nonostante il secondo tema, in maggiore, abbia un carattere più aggraziato; un clima inquieto ribadito dalla ricomparsa del primo tema mirabilmente intrecciato con una parte di se stesso. Una magistrale tecnica contrappuntistica si è pienamente apprezzata anche nell’Andante – l’unico movimento della sinfonia in una tonalità maggiore, mi bemolle – aperto da un tema, in tempo ternario, di carattere quasi militare, e percorso da un ostinato contrappunto a due voci, espressione di un’ansia sottile, rispetto alla quale ha costituito un contrasto lo squarcio sereno rappresentato dal Trio. Ben poco della tipica danza settecentesca si è ritrovata nel terzo movimento, Menuetto, anch’esso caratterizzato da un severo stile contrappuntistico, oltre che da un piglio rude e quasi aggressivo, ad eccezione del clima lieve, idilliaco e un po’ rococò del Trio. Concitazione agogica e intensità espressiva hanno connotato il conclusivo ed inquieto Allegro assai, che si aveva i caratteri di una corsa irrefrenabile, con la sola parentesi, effimera, del secondo tema dal carattere più leggero. Intensamente espressivo è risultato lo sviluppo, uno dei più drammatici scritti da Mozart, che procede tra modulazioni lontane, arresti e ripartenze, fino alla repentina conclusione della sinfonia.
Quanto al pezzo di John Taverner, un compositore britannico, la cui produzione è fortemente intrisa di temi spirituali, la scelta di proporre The Protecting Veil per celebrare la Giornata mondiale dell’abbraccio – un gesto di protezione e condivisione, ahimè, vietato in questi tempi di emergenza pandemica – è apparsa quanto mai appropriata. Composta nel 1988 e poi presentata ai BBC Proms del 1989, questa pagina fa riferimento a una ricorrenza religiosa ortodossa – la Festa del velo protettivo della Madre di Dio – istituita per commemorare l’apparizione della Vergine a Costantinopoli, all’inizio del decimo secolo. In un momento di grave pericolo per i greci, minacciati all’invasione saracena, la Madre di Dio si manifestò, circondata da una schiera di santi, nella chiesa di Vlacherni, nell’atto di stendere il suo velo luminoso a protezione dei cristiani che, rincuorati, riuscirono, poi, a sventare l’assalto nemico. Lo stesso Tavener ha dichiarato che nella sua composizione – divisa in otto sezioni, legate ad alcuni episodi biblici, che si susseguono senza soluzione di continuità e si basano sugli otto modi bizantini – il violoncello, che non smette mai di cantare, rappresenta la Madre di Dio, mentre gli archi contribuiscono ad estendere questa canzone senza fine. Ma al di là dei suoi contenuti extramusicali, è perfettamente possibile ascoltare The Protecting Veil anche solo come musica pura: una musica altamente stilizzata, geometricamente formata e dal forte carattere meditativo. Concentratissimo ed ispirato, Mario brunello ha eseguito da par suo la lunga preghiera che lo ha visto protagonista – citiamo come unico esempio il Lamento di Maria ai piedi della croce per violoncello solo –, traendo dal suo strumento un canto di intensa, struggente spiritualità, sorretto da una tecnica che gli ha permesso di superare degnamente le non poche difficoltà esecutive, rappresentate, tra l’altro, da una diffusa insistenza sul registro sopracuto, dove – come si sa – mantenere l’intonazione e la rotondità del suono è tutt’altro che facile. Calorosi applausi da parte del pubblico veneziano, a salutare uno dei suoi più amati beniamini. Foto Walter Garosi