Torino, Auditorium “A.Toscanini”: Daniele Gatti dirige Wagner e Bruckner

Torino, Auditorium RAI “A.Toscanini”, Stagione Sinfonica 2022.
Orchestra Sinfonica Nazionale RAI
Direttore Daniele Gatti
Richard Wagner: “Parsifal” Ouverture all’Atto lll e Incantesimo del Venerdì Santo. 
Anton Bruckner: Sinfonia n.9 in re minore.
Torino,  7 Gennaio 2022
Il Primo concerto della Stagione Sinfonica 2022 dell’OSN RAI, ci propone di Wagner due brani orchestrali dal 3°atto di Parsifal e la mastodontica ancorché incompiuta 9° sinfonia di Bruckner. Risale sul podio Daniele Gatti, direttore ospite principale dell’orchestra. Come di consueto, due sono le serate previste e qui ci riferiamo alla replica del 7 Gennaio. Si inizia con i due celeberrimi interventi orchestrali del lll atto del Parsifal: l’ouverture e l’Incantesimo del Venerdì Santo, eseguiti, tramite una cadenza di raccordo, in continuità.Il clima gelido e di disperata solitudine ben rappresentano il gelido inverno della situazione scenica, la sensazione che ci attanaglia è che non ci sarà mai una primavera e che nessuna redenzione sia in vista. Il vuoto e la cosmica infelicità, che suggellano quasi tutte le opere di Wagner, si impongono. Gatti, di questo clima testimone ed artefice efficacissimo, si conferma al vertice dell’interpretazione wagneriana dei nostri tempi, sobria e interiorizzata.
Di seguito la Nona sinfonia di Bruckner. Non ci sarebbe dovuto essere intervallo ma gli applausi del pubblico hanno forzato una sia pur breve e certo inopportuna pausa. Il clima creato in Wagner si riflette immediatamente nel tragico e deciso attacco “organistico” della sinfonia. La partitura vorrebbe dei “solenni e misteriosi “ RE in pianissimo agli archi per due lente battute. poi ripresi ai legni, così si sentono quasi impercettibili in moltissime incisioni, Gatti è perentorio e il clima di disperata solitudine si impone fin da subito. Si è parlato, e lo stesso maestro Gatti ne ha accennato, che una certa visione mistica oltre a certe somiglianze formali compositive e timbriche apparentassero le composizioni in programma, credo che l’ascolto, più che un comune misticismo, confermi una comune disperata solitudine. Influenzati e intimoriti da questi tempi funesti, la sinfonia, con implacabile efficacia, ci costringe ad assistere ad una disperata interminabile solitaria agonia. Gli allucinati scoppi orchestrali, le migliaia di note ribattute, le figure ossessivamente ripetute e il cromatismo infinito, caratteristiche permanenti delle sinfonie di Bruckner, in questa Nona, ci figurano il terrore che deve impossessarsi dei malati che, sotto ad un casco per ossigeno, in una terapia intensiva, desolatamente isolati, sono in preda all’ossessione dell’intubamento e della fine. Non tranquilla meditazione con periodici sfoghi, come da sempre avevamo trovato in tutta l’opera di Bruckner, ma solitaria e silenziosa sofferenza interrotta da incontenibili e inascoltate grida di aiuto. Questa 9° sinfonia è l’ultima del nostro autore, mancante dell’ultimo tempo perché la malattia e la morte ne hanno impedito il completamento. Potrebbe essere che le paure che provano i ricoverati odierni per pandemia, fossero simili alle mancanze di respiro che gli causavano le crisi del suo cuore gravemente sofferente.
Gatti, non so quanto coscientemente, ma nessuno si è potuto sottrarre alle angosce di questi ultimi 2 anni, di questa nona ci offre un’interpretazione memorabile. Poche altre volte, nella nostra ormai lunghissima consuetudine di ascoltatori, siamo stati altrettanto presi e commossi. Non ci siamo mai contati tra i fans del compositore austriaco, con difficoltà distinguiamo le singole sinfonie che, nella loro esorbitante lunghezza, abbiamo sempre trovato eccessivamente ripetitive e prevedibili. L’interpretazione di Gatti ci ha quindi profondamente sorpresi e convinti e vorremmo fosse un punto di partenza per una rivisitazione di queste musiche. Imprescindibile, a rendere memorabile la serata, il contributo di un’orchestra che per le singolarità e per l’insieme ha poche rivali nel panorama non solo nazionale. Si citano qui per rilevanza di interventi solistici gli ottoni e i legni. Il maestro Biagio Zoli conferisce dignità solistica ai suoi timpani. Gli archi, con gli insistiti e penetranti pizzicato sono fondamentali a confermare l’atmosfera disperante della serata. Lo scarso Il pubblico è stato soggiogato dalla straordinarietà della serata e ha ripagato con approvazioni incondizionate e prolungate direttore ed esecutori. Siamo ben consapevoli che “dal vivo” è tutt’altra cosa, anzi che è l’unica cosa veritiera e che è imperdonabile che moltissimi, per necessità o per volontà, questo concerto, come denunciato dal vuoto in sala, se lo siano perso. Se ne potranno fare un’idea riascoltandolo su Raiplay Sound, rivedendolo su raicultura.it e finalmente su Rai 5 il 21 di marzo che è pure l’inizio di una primavera che Gatti ci ha sofferentemente negato nell’incantesimo del Parsifal.