Torino, Auditorium RAI “A.Toscanini”, Stagione Sinfonica 2022 RAI NUOVAMUSICA.
Orchestra Sinfonica Nazionale RAI
Direttore Andris Poga
Violino Carolin Widmann
Jörg Widmann: Concerto n.2 per violino e orchestra. Dimitrij Šostakovič: Sinfonia n.15 in la maggiore op.141.
Torino, 13 Gennaio 2022
È consuetudine dell’OSN Rai di inserire, all’interno della stagione, una mini serie di concerti, 4 quest’anno, dedicati alla Nuovamusica. In questa prima serata del 13 gennaio, con la conduzione del quarantenne lituano Andris Poga si sono ascoltati un concerto per violino del quarantottenne bavarese Jörg Widmann e la sinfonia n.15, capolavoro indiscutibile del novecento, del grande Šostakovič.
Solista del concerto di Widmann, composto nel 2018, la sorella Carolin, cui l’opera è dedicata e che, per sua dichiarazione, ha avuto una gran parte nella composizione. Sono 35 minuti in cui una violinista instancabile non smette di suonate, facendo con lo strumento tutto quanto è fisicamente fattibile. Un primo tempo “Una Ricerca” in cui il violino viene percosso strisciato stuzzicato, davanti dietro e sui fianchi, in cui si tentano varie sonorità anche abbinate a suoni che vengono dalla bocca della solista: sono dei lunghi 10 minuti. Segue un secondo tempo “Romanze” che riporta l’opera su terreni più tradizionali (postmoderni?), in cui il violino tenta di cantare pur con un respiro corto e su una struttura complessiva inafferrabile, pare assolutamente “a caso”. Introdotto da una pagina solistica, come se il precedente lavoro dell’archetto non bastasse, il terzo movimento “Mobile” conduce affrettatamente alla conclusione. L’orchestra, pletorica nei ranghi, non dice nulla di rilevante e pare una comparsa che solo giustifichi la denominazione di “concerto” al pezzo, altrimenti più propriamente da chiamarsi “esercitazioni” per un violino solista. Il pezzo ha avuto qui la sua rima esecuzione in Italia. Fidando forse un po’ troppo in Wikipedia, il programma di sala dice che “Widmann è uno dei compositori viventi più eseguiti al mondo”, se fosse così ci aggiungerei un “ahimè!”. Carolin Widmann ha mietuto, dal pubblico presente (assai scarso), un buon successo ma, forse stanca per la sicuramente faticosa esecuzion, non ha concesso bis.
Su altri percorsi ci conduce l’ultima Sinfonia, la n.15 di Šostakovič. Qui l’assoluta sapienza compositiva, l’abilità di orchestratore e il grande spirito ci dispiegano uno dei veri capolavori della musica della seconda parte del 900, 1971 la data della prima esecuzione. La struttura è ben delineata e lineare, non è difficile anche per il profano individuare i temi e le loro evoluzioni. Nonostante ciò, le chiavi per decifrarla rimangono occulte ed enigmatiche. I sentimenti sono o coperti o dissimulati. Si parte con una citazione del rossiniano Guglielmo Tell. Sarà forse perché all’ultima opera di Rossini seguirono i soli Péchés de vieillesse e quindi questa musica farà parte di suoi ultimi Péchés? Le musiche funebri Wagneriane riecheggiate nell’ultimo tempo, potrebbero essere conferma di questa tesi di finale di percorso? Il clima musicale, dopo la contenuta baldanza dell’inizio, si stabilizza in crepuscolare fissità ravvivata da trilli dell’ottavino e da tintinnare di triangolo e celesta. Sono scomparsi i frastuoni trionfali o terrificanti, tanto apprezzati dai cultori del hi-fi, delle sinfonie della maturità, quelle che il realismo socialista o la piaggeria verso il potere infarciva di esultanze per vittorie e strazi per sconfitte ed oppressioni. Sulla scia della funebre trenodia della sinfonia 14, pur con un’orchestra dalla consistenza mahleriana, parrebbe di aver a che fare con una scrittura cameristica. Si sottrae volume, gli impasti orchestrali sono variatissimi ma rarefatti. L’orchestra è tutta coinvolta ma con discrezione negli effetti. Il misteriosissimo ed immenso, anche per durata, secondo tempo si consuma con dialoghi tra prime parti e sezioni. Splendido quello iniziale di tempo tra primo violoncello e ottoni che poi evolve in quelli più brevi tra trombone e le viole in pizzicato e finalmente in quello brevissimo tra violino e legni. La qualità, già ben conosciuta ed apprezzata in queste cronache, dell’orchestra ne garantisce il più che lodabile esito. Le capacità di conduzione e di gusto di Poga, in vero tarpati dalla pochezza del pezzo precedente, qui si dispiegano in piena evidenza.
Questa sinfonia non è pezzo che ecciti gli animi e susciti applausi deliranti, invoglia piuttosto ad una appassionata ma non delirante approvazione. Applausi calorosi per gli esecutori e soprattutto per Andris Poga ci sono comunque stati. Nel chiacchiericcio del pubblico in uscita, assembrato al guardaroba e nell’atrio, si coglieva la soddisfazione per la bella serata e l’augurio che Poga ritornasse, in futuro, sul podio dell’auditorio.
Sui consueti canali RAI si può sia riascoltare che rivedere il concerto, arricchito dai commenti e dall’intervista che l’ineffabile Susanna Franchi ha fatto alla violinista Carolin Widmann.