Lbum dei ricordi: Tancredi Pasero (1893-1983), “la dignità dell’artista”

Tancredi Pasero (Torino, 11 gennaio 1893 – Milano, 17 febbraio 1983) 
Tancredi Pasero nacque a Torino il 11 gennaio 1893,  studiò canto con il baritono Arturo Pessina il quale svelò all’ intelligente e musicalissimo allievo i segreti di una tecnica raffinatissima. Appoggiando i suoni in maschera, la voce di Pasero acquistò un  timbro eccezionale, forse non particolarmente ricco in potenza, ma un’assoluta  omogeneità nei passaggi di registro. Pasero non fece gran uso della voce di petto e seppe essere, tuttavia anche un basso profondo  (apprezzata la sua esecuzione di Sarastro nel flauto magico). L’impostazione vocale gli impedì, come già accennato, di avere una voce ridondante, ma gli consenti pastosità ed estensione notevolissima. Fece anche una puntata sul terreno baritonale ( Escamillo in Carmen) ma non si lasciò lusingare da chi voleva far di lui un  Conte di Luna nel Trovatore, perché la tessitura baritonale gli  avrebbe guastato a lungo andare lo strumento vocale. Pasero era, indubbiamente, un “basso lungo” ma ebbe la saggezza di non avventurarsi più in là. La  voce di Pasero, pertanto offriva note che risuonavano tutte ugualmente per intensità bronzea e robustezza di vibrazione.  I suoi legati erano perfetti per qualità e colore. Nel  fraseggio, precisione e perfetta modulazione e misura sapiente, sembravano essere espressa senza alcuna difficoltà. Suggestivo e possente era il declamato per l’interpretazione ora misurata ora intensa e, da grande attore, musicalità controllattissima, emissione  suggestiva, forse avrebbe fatto di Pasero un mito,  ricordato come il vertice dei bassi della prima metà del ‘900, se avessi avuto voce ancora più grandiosa e, in alcune circostanze, più scura. Affrontò un repertorio  assai vasto mostrando una diversità stilistica fra le varie opere  stupefacente, sapendo dare il tono giusto a ogni interpretazione. Oltre a essere un Mefistofele (sia in Gounod che in Boito) di grande intelligenza drammatica, fu un Filippo II (Don Carlo) affatto tenebroso, così come impersonò un Don Basilio con grande disinvoltura, mai sfiorato dalla gigioneria. A tale proposito, è curioso annotare che Pasero eseguì la prima trasmissione lirica televisiva in Italia (quando la TV era ancora sperimentale) proprio con il Barbiere di Siviglia, dal Teatro Alfieri di Torno, il 22 febbraio 1953. Lo scrittore Gilbert Keith Chesterton ha scritto: “La dignità dell’artista  sta nel suo dovere di tener vivo il senso di meraviglia nel mondo”. Tancredi Pasero tenne sempre alta la dignità dell’artista e, ancora oggi, mantenere vivo il ricordo delle sue interpretazioni è quanto mai doverosamente importante.