Carlo Arrigoni (1697 – 1744): “Tiranni affetti”, opere per canto e mandolino

Sonata per mandolino e continuo in Re maggiore; “Cervetta amorosa”, “Dir ch’io non deggia piangere”, “Infranti i ceppi del cieco amore”, Sonata per mandolino e continuo in Mi minore, “Perdona o cara amorosetta Fille”, “Lusinga il pensier mio”, “Scherza innocente gregge”, Sonata per mandolino, viola e continuo in Mi minore. Marta Fumagalli (mezzosoprano), Accademia degli Erranti, Davide Ferella (mandolino e direttore). 1 CD Dynamic CDS7878

Il mondo musicale italiano del XVIII secolo è un oceano che solo ora si comincia a esplorare intorno alle poche, grandi isole da sempre note. Lo sviluppo – in tante realtà anche italiane – di formazioni musicali dotate di solida formazione filologica e di notevole spirito di ricerca sta dando al riguardo ottimi frutti. E’ il caso dell’Accademia degli Erranti fondata a Brescia con sede presso il Teatro Grande e che fin dal nome si richiama all’illustre istituzione cittadina fondata nel 1619 e che fu il fulcro intorno cui ruotò la vita culturale della Brescia barocca. Davide Ferella con un gruppo di ottimi strumentisti (Barbara Altobello violino, Claudia Poz violoncello, Diego Cantalupi arciliuto, Gabriele Levi organo e clavicembalo) si sta ricavando un proprio spazio sulla scena nazionale con collaborazioni con importanti istituzioni musicali – dalla Scala all’orchestra Verdi – senza mai perdere il gusto per la ricerca di composizioni rare e sconosciute.
Entrambi gli elementi si ritrovano in questo CD dedicato al fiorentino Carlo Arrigoni (1697 – 1744) talento precoce (esegui il suo primo oratorio nel 1720), attivo tra la Toscana e l’Europa nel corso nella prima metà del secolo in una carriera che lo ha visto prima a Londra – dove fu tra i protagonisti della Opera of the Nobility, il tentativo di arginare il monopolio handeliano sulle scene londinesi – e poi dal 1737 a Vienna pur senza mai trascurare gli impegni con la Cappella grandula fiorentina.
Strumentista virtuoso – tra i più apprezzati del suo tempo al liuto e alla tiorba – in queste composizioni risalenti agli anni della maturità a cavallo dell’esperienza viennese si fa apprezzare come un compositore preparato e consapevole in cui le influenze inevitabilmente subite durante i lunghi viaggi non hanno soffocato una inspirazione autenticamente personale. Il programma è diviso in due parti distinte che si alternano tra loro. Il primo lotto è dato da una serie di composizioni vocali – arie singole o brevi cantate – per voce solista accompagnata da piccola orchestra. In queste composizioni si apprezzano le caratteristiche dello stile di Arrigoni, un forte senso narrativo e teatrale che infonde anche queste brevi composizioni, queste si nota maggiormente nelle cantate più complesse – di solito due arie precedute e alternate da brevi recitativi -come “Cervetta amorosa” e “Perdona o cara amorosetta Fille” dotate di un proprio sviluppo emotivo e musicale ma anche composizioni più brevi mostrano una sempre presente idea teatrale. Altra caratteristica comune è l’importanza data alla parola che resta sempre chiara ed espressive – si riconosce una sopravvivenza di un gusto ancora secentesco – e mai travolta dall’irruenza musicale. Si notano un naturale senso melodico e una particolare attenzione alla poetica degli affetti elementi che si notano anche nei brani in cui più palesi sono le influenze assorbite come la dolente “Dir ch’io non deggia piangere” dal sapore quasi handeliano. Le arie si snodano in un universo di matrice arcadica all’interno del quale si sviluppa il ventaglio espressivo dell’autore; ambientazione che in alcuni casi appare apertamente esplicitata come nell’andante pastorale “Scherza innocente gregge” ma che ritorna con accenni più o meno diretti in tutte le composizioni. Una particolare attenzione merita “Infranti i ceppi del cieco amore” allegro e ironico e irriverente di un abbandonato che festeggia la ritrovata libertà.
 In tutte queste composizioni la voce è protagonista e viene sorretta da strumenti ad arco e da un basso continuo di elegante essenzialità. Marta Fumagalli mezzosoprano dalla voce scura e morbida e dall’ottima dizione fornisce una lettura attenta e godibile di tutte le composizioni scelte.
La seconda componente del programma è invece rappresentata da tre sonate per mandolino e orchestra da camera, composizioni di brevi dimensioni organizzate in quattro movimenti compiuti. L’interesse di Arrigoni per il mandolino non deve sorprende. Riconosciuto virtuoso del liuto e della tiorba non poteva non interessarsi a questo nuovo strumento che aveva cominciato a diffondersi in Italia a partire dalla metà del XVII secolo e aveva raggiunto la massima fortuna all’inizio del nuovo. Va ricordato che il mandolino barocco a quattro o più ordini intonati per quarte con corde naturali era molto più vicino per sonorità e tecnica di utilizzo al liuto rispetto ai mandolini moderni accordati per quinte e con corde in metallo (il cosiddetto “tipo napoletano”). La scrittura solista è decisamente impegnativa con passaggi che impegnano al massimo le possibilità di strumento ed esecutore testimoniando la destinazione ad autentici virtuosi. Nonostante la brevità delle composizioni – la più lunga supera di poco di dieci minuti – mostrano una notevole varietà ritmica ed espressiva e geometrie compositive molto curate.