Mario Petri, nome d’arte di Mario Pezzetta (Perugia, 21 gennaio 1922 – Città della Pieve, 26 gennaio 1985)
Il debutto operistico, dopo un periodo di attività concertistica, è avvenuto nel 1948 alla Scala con Oedipus Rex di Stravinsky; sempre alla Scala, nel 1951 si affermò definitivamente quale protagonista del Don Giovanni di Mozart, sotto la direzione di Herbert Von Karajan. Tra i ruoli mozartiani da lui interpretati (fu uno dei pochi italiani ad educarsi a questo autore) si mise in luce come Almaviva delle Nozze di Figaro, sul versante rossiniano invece vanno ricordati il suo Don Magnifico nella Cenerentola e Mustafà nell’ Italiana inAlgeri. Degne di nota anche le sue interepretazioni in opere verdiane ne I Lombardi, Masnadieri, Simon Boccanegra, Don Carlo, Ernani, e Falstaff. Abbandonato il teatro lirico nel 1960 per dedicarsi al cinema (in una serie di film d’avventura in costume, tra questi il film comico, con Totò in Totò contro il Pirata Nero del 1964) e alla musica leggera, Petri riprese la sua attività, presentandosi stavolta in veste di baritono, con risultati molto meno brillanti.
È stato uno dei cantanti che maggiormente contribuirono ad abbandonare il gusto anteriore e a creare, correntemente, un modo più corretto agile penetrante di intendere l’opera. Fu uno dei primi ad accogliere il senso del nuovo segno espressivo. Con la Simionato offerse un Rossini scrostato da decennali mode buffonesche, con senso della della misura del comico e, in qualche caso, anche del patetico. Don Magnifico, e Mustafa, così come il Conte delle Nozze e Don Giovanni acquistarne un timbro di eleganza, di finezza con un tocco di ambiguità. Un Mozart italiano certamente, ma di una italianità del tutto particolare.