Grace Bumbry (St. Louis, Missouri, US, 4 gennaio 1937)
Negli anni ‘60, si delineò un triangolare singolare che fece coincidere i destini artistici della Bumbry a quello di Christa Ludwig (Amneris, Eboli e Lady Macbeth)parentesi. Però le strade delle due cantanti, pur conservando in comune i primi due personaggi, divergono po sensibilmente nelle scelte di repertorio. La scheda tecnica della Bumbry, di certo è abbastanza complessa e non lineare come quello della Ludwig, malgrado la comune dimestichezza con le due con due distinti repertori, quello del mezzosoprano originale e quello del soprano, aggiunto in un secondo tempo.
Meno omogenea di quella della collega tedesca, la voce dell’americana è ricca, scura, opulenta in basso e va assottigliandosi salendo: è molto estesa, addirittura arrivando al mi bemolle sovracuto, ma va scadendo, nella qualità, quanto più si allontana dal rigo, salendo. Non basta: il re grave, sotto il rigo, già denuncia qualche difficoltà di fonazione. Tant’è che, personaggi come Azucena o Ulrica, non le erano di certo congeniali. La voce, insomma, è quella classica del mezzosoprano acuto. I ruoli che sono più affini alla natura vocale della cantante americana, certamente, sono Amneris, Carmen, Eboli e Ortrud: le incursioni nei ruoli di soprano infatti, hanno denunciato una minore fermezza di emissione, soprattutto nel mezzoforte. Artista di forte temperamento, di grande personalità, interprete vibrante, ricca di slancio, la Bumbry ha sempre sentito molto il personaggio, realizzandolo con straordinaria vitalità. Ottima fraseggiatrice, una buona stilista, non ha nulla da invidiare alla Ludwig in fatto di musicalità. L’eleganza del canto, l’accuratezza dei portamenti, la fluidità delle modulazioni e l’emissione chiaoscurata le hanno consentito un gioco seducente sul piano espressivo. Inferiore alla “rivale”, quanto a tecnica pura, l’ha certamente soverchiata per l’emotività delle interpretazioni, la foga nei passi vigorosi, l’ampiezza volitia di certe frasi energiche. I lieder hanno avuto una parte importante nei suoi programmi concertistici, nei quali hanno anche trovato posto con suggestivi “Spirituals” americani.