Milano, Museo del Novecento
MARIO SIRONI. SINTESI E GRANDIOSITÀ
Dal 23 luglio 2021 al 27 marzo 2022
Orari: dal martedì alla domenica: 10 – 19.30 / Giovedì chiusura alle 22.30 / Lunedì chiuso
Biglietti: Intero: 10 € / Ridotto: 8
Per gli abbonati MuseiLombardia è visitabile gratuitamente.
A sessant’anni dalla sua morte, sul valore dell’opera di Mario Sironi pesa ancora un grosso fardello: quello di essere legato al regime fascista. Ma se Gianni Rodari, facente parte della brigata partigiana che lo bloccò mentre stava scappando tra gli spari per le strade di Milano il 25 aprile 1943, gli firmò il lasciapassare che gli salvò la vita dopo averlo riconosciuto, credo si possa abbandonare l’impegno politico ad ogni costo per abbracciare l’affascinante concezione di questo artista. Tra le 110 opere esposte, che cercano di ricostruire il percorso artistico di Sironi, si ha l’occasione di vedere, come sottolinea il comunicato del Museo del Novecento, “alcuni capolavori che non comparivano in un’antologica sironiana da quasi mezzo secolo”. Il percorso comincia infatti dagli inizi come illustratore, per arrivare agli anni futuristi, ai celebri paesaggi urbani, al periodo di Novecento e delle pitture murali, e alle continue sperimentazioni sollecitate dalle varie correnti artistiche coeve quali l’espressionismo. Riassumerne il percorso qui sminuirebbe la visita. Consigliamo invece di viverla appieno, considerato che l’esposizione è sufficientemente curata, sia nell’illuminazione che per gli spazi, i quali facilitano un’immersione nella sua opera, fatta non solo di forme, ma di una matericità del colore molto interessante. E tale immersione ci lascia, nel profondo, un messaggio. La prevalenza dei toni bruni nelle sue opere è un evidente segnale di un disagio esistenziale che accompagnerà Sironi per tutta la vita, e che si riversa anche nella materia pittorica di opere come Bevitore con tazza (1930), Uomo e muro (’38-39), o Lazzaro (‘46). Se dal 1922 a quel famoso 25 aprile 1943 sarà il principale illustratore de Il Popolo d’Italia (disegna delle caricature degli antifascisti; si rifà all’interventismo, alla guerra, ai valori della famiglia e della vittoria), tuttavia sin dai paesaggi urbani (ad esempio il Paesaggio urbano con ciminiera del 1930, nelle collezioni di Brera, non in mostra), ma non solo, continuerà a proporre una visione affascinante e decadente della modernità, che si sposa in modo controverso con il suo avvicinamento al futurismo – che delle città in evoluzione e delle fabbriche aveva una visione tutta positiva –, e all’architettura razionalista italiana. Prima di chiudere, si consiglia anche la visita della Casa Museo Boschi Di Stefano, dove sono presenti altre sue opere – una delle stanze è dedicata a Sironi – e da cui proviene la famosa Venere dei porti presente in mostra.