Pinacoteca di Palazzo Volpi, Como
MANLIO RHO. SINTESI DELL’ASTRATTO
Dal 26 novembre 2021 al 6 febbraio 2022
Mostra compresa nel biglietto di ingresso: Tariffa intera € 4,00
Tariffa ridotta € 2,00
EMERGENZA COVID-19: Green pass e Green pass rafforzato
Verifica sul sito www.dgc.gov.it/web le limitazioni per l’accesso. Orari: da martedì a domenica dalle ore 10.00 alle ore 18.00 (ultimo ingresso ore 17.30)
Il biglietto è comprensivo della visita alla Pinacoteca. Se siete abbonati MuseiLombardia è visitabile gratuitamente.
Il legame di Manlio Rho con Como è noto. Nato in questa città, appartiene infatti alla corrente dei cosiddetti astrattisti comaschi, una delle più compatte che si ingenerarono a inizio Novecento con l’affermazione dell’astrattismo a livello europeo – e stiamo ovviamente alludendo a Kandinskij. Si tratta di una piccola mostra di tre sale, il cui giudizio può essere controverso. Qualora ci si aspetti una personale di questo artista, che mostri il suo percorso artistico, si potrebbe rimanere delusi. Ma qualora siate di passaggio a Como, e vi interessi ficcanasare tra le carte e i bozzetti di un artista per capire la sua personale concezione dell’arte, potrebbe essere interessante entrare a Palazzo Volpi. L’esposizione purtroppo non valorizza quello che viene esposto, ma si capisce sin da subito il legame di Rho con quelle che i teorici hanno sempre chiamato arti meccaniche, e con il design. E questo può giustificare l’assenza di, diciamo così, opere finite. Ma non sempre l’opera, quella da mettere sotto i riflettori, è l’esito del processo artistico. L’Orinatoio di Duchamp ci ha dimostrato come qualsiasi cosa possa diventare opera d’arte con questo canale!
Nella prima sala si può comprendere come, oltre a utilizzare la carta da lucido per le sue composizioni, tipico strumento degli architetti e del disegno industriale (viene anche esposta una serie di bozzetti per una Annunciazione del 1943, che parte appunto da una prima composizione su carta da lucido), Rho ha lavorato spesso per l’arredamento e per la stampa su tessuti (il che non stupisce, essendo a Como: infatti, tre anni fa ebbe luogo una mostra su questo argomento presso il locale Museo della Seta). A tal proposito, tra le carte esposte ci sono due fotografie di un’esposizione dal titolo Colori e forme della casa d’oggi del ’57, e che mi hanno fatto pensare al Boogie Woogie di Guttuso. Presentato alla Biennale di Venezia nel ’54, Guttuso declassava con quel quadro il Boogie Woogie di Mondrian a semplice ornamento di un discopub; ma se invece avesse piazzato un’opera di Rho, il mio convincimento, dopo aver visto queste foto, è che, molto probabilmente, non sarebbe stata recepita come un’offesa. Bisogna infatti considerare che per alcuni, soprattutto in passato, c’è decorazione e decorazione: un altro famoso astrattista comasco suo amico, Mario Radice, negli anni ’30 si dedicò ad esempio alle decorazioni della famosa Casa del Fascio di Como di Terragni; ma quelle erano decorazioni di un palazzo pubblico, e avevano la stessa dignità dei grandi cicli di affreschi dei cosiddetti Primitivi, che proprio in quel periodo erano nell’occhio del ciclone di un risarcimento critico. Infatti, un altro artista legato al regime, Mario Sironi, di cui è in corso una mostra presso il Museo del Novecento, teorizzò il ritorno alla grande decorazione in due testi: Pittura murale e nel Manifesto della Pittura Murale, firmato anche da Campigli, Carrà e Funi.Nella seconda sala c’è la possibilità di assistere a un’interessante video-intervista a Giuliano Collina, pittore comasco, che conobbe personalmente Radice, ma non Rho. Da questa emerge, non una risposta a cosa sia l’astrattismo, ma sicuramente a come l’astrattismo comasco si differenzi da quello di Kandinskij. Se in quest’ultimo la sfera dei colori è tutta emozionale, e il quadro rappresenta il medium di espressione di un’interiorità, per gli astrattisti come Rho questa sfera intimistica è inesistente: tutto è frutto di un calcolo, per l’appunto, astratto. Non furono i soli.Nella terza sala sono presenti: la Composizione 1954; vari cataloghi e volumi esposti su mobili progettati da Rho; una parete di opere di piccolo formato dell’ambiente artistico comasco; e un breve scritto autografo: “Si è sempre cercato di identificare e definire il ruolo dell’arte e quindi la funzione dell’artista […] Ma il darne una ragione è compito del filosofo non dell’artista”. Quindi si dedicava all’arte, che mette “l’uomo chiaramente di fronte a se stesso così che conoscendo le proprie possibilità e i propri limiti possa adeguare la sua vita alle responsabilità e alle difficoltà del tempo in cui vive. Il dipingere è per me sin dagli inizi il mezzo essenziale di manifestare la mia presenza”. Prima di lasciare dalla mostra, al secondo piano ci sono altre opere di astrattisti comaschi.