Nicola Rossi Lemeni (Istanbul, Turchia 6 novembre 1920 – Bloomington, 12 marzo 1991)
“Debbo tutta la mia gratitudine a due grandi personaggi: il basso Feodor Scialjapin e a Douglas Fairbanks”. Con queste parole Nicola Rossi Lemeni dà il via questa conversazione. Viene spontaneo chiedere cosa c’entri l’attore americano con l’opera lirica?… “Molto”, risponde “perché mi ha dato la gioia del gesto, che in lui assumeva una forma quasi di balletto e combinava la forza dell’eroe alla grazia dell’artista: da lui ho preso quella che chiamerei la “plastica rappresentativa “. Scialjapin, invece mi ha dato la visione della completa fusione fra plastica visiva e canto. La cosa essenziale per un artista di spettacolo è il ritmo, che sta alla base sia della musica e della mimica teatrale. Ideale è un attore che canta o un cantante che recita”.
Per Rossi Lemeni la cosa fondamentale è quella di riuscire ad essere, a seconda dei casi, Mefistofele, Mosè, Don Giovanni, Boris… cioè ad incarnare un personaggio attraverso il canto. Per lui l’opera si impernia sul “recitar cantando”, e questo spiega le sue rare doti di attore. L’uomo Rossi Lemeni è un appassionato d’antiquariato ma è stato anche campione di nuoto, un provetto cavallerizzo, un camminatore instancabile. I risultati si vedono chiaramente: anche oggi ha un fisico atletico, imponente per l’altezza e per lo sguardo volitivo e dolce al tempo stesso, il taglio nobile del volto che tradisce la sua origine russa per parte della madre, un esimia cantante essa stessa, dalla quale ha preso i primi rudimenti della musica. Rossi Lemeni è nato a Istanbul il 6 novembre 1920 dove suo padre si trovava per il servizio militare. “Sono un romano di Bisanzio” dice scherzando. Anche lui ha fatto l’ufficiale., anzi nella campagna di Russia è stato assegnato nella stessa divisione paterna. Le sue prime esibizioni canore le ha fatte laggiù, per i soldati. Salvo per la breve ma importante parentesi dell’insegnamento da parte del maestro Cusinati di Verona, Rossi Lemeni è un autodidatta. Ci tiene ad esserlo,. perché gli sono serviti gli insegnamento e di guida i grandi cantanti del passato: fra questi il suo idolo, Scialjapin. Eppure non l’ha mai conosciuto ne ascoltato personalmente. Ne ha rivissuto i metodi e i segreti artistici attraverso il figli. “Il carattere di una persona”, afferma “è fondamentale per arrivare ad essere un cantante completo: è forse più importante sapere come Scialjapin è riuscito ad essere quello che era, agli effetti didattici, che non ascoltarlo da vecchio, come avrei dovuto necessariamente fare io”.
“A un certo punto della carriera, ci spiega Rossi Lemeni, tutti i cantanti, subiscono una normale assestamento della voce che li porta fatalmente ad una crisi. Aumentando l’estensione vocale, e spostandosi il centro di essa, si crea un grave pericolo: Il cantante, non conoscendo le ragioni di questo fenomeno, è portato a forzare le sue possibilità tecniche in base alle vecchie esperienze. Molti così si sono rovinati. Se invece la crisi è attesa come una cosa naturale e il cantante si prepara a superarla, assestando il centro secondo la sua aumentata estensione, può non solo rimettersi perfettamente a posto, ma addirittura fare un passo avanti.” Si tratta della maturità vocale che Rossi Lemeni ha felicemente raggiunto e superato. Qui entrano i “personaggi nuovi”, i personaggi, cioè, delle opere nuove. Ildebrando Pizzetti hai scritto per la voce di Rossi Lemeni Assassinio nella cattedrale, Renzo Rossellini ha tenuto presente questo artista per la sua riduzione musicale di Uno sguardo dal ponte di Miller, il personaggio di Wallenstein l’affascinante protagonista dell’opera omonima di Mario Zafred, tratto dalla trilogia Schilleriana sulla guerra dei 30 anni. Conversando con Rossi Lemeni non si può affrontare il privato, ossia il matrimonio con Virginia Zeani avvenuto in circostanze molto romantiche. Cantavano insieme, lui era Cesare, lei Cleopatra nell’opera di Handel. Si ritorna infine alla stretta attualità: il personale trionfo al Bolscioi di Mosca nel Boris, mentre ora lo attende un nuovo ruolo: il Principe di Salina nel Gattopardo di Angelo Musco, in prima assoluta al Massimo di Palermo. Proprio al momento di congedarmi, Rossi Lemeni mi porge un libro di suoi versi intitolato Orme. Non mi stupisce. l’avrei giurato che qualche poesia non poteva mancare al suo repertorio. (Estratto da “Nicola Rossi Lemeni: “Fairbanks e Scialjapin furono i suoi modelli”, di Renzo Nissim, Roma, 1966)