TeatroTeam, Stagione della Danza 2021/2022
Balletto del Sud diretto da Fredy Franzutti
“L’Uccello di Fuoco”
coreografie di Fredy Franzutti
musiche di Igor Stravinskij
scene di Francesco Palma
L’uccello di Fuoco: Nuria Salado Fustè
Ivan Zarevic, il principe: Matias Iaconianni
Kašèj, il mago immortale: Carlos Montalván
Zavierna, la principessa: Alice Leoncini
Le principesse: Liliana Alonso Torres, Alessandra Buffelli, Eva Colomina, Alessia Corti, Maria Josè Espinoza, Benedetta Maldina, Naomi Margheriti, Youma Miceli, Luana Panico
I Biliboskij, seguaci di Kašèj: Martin Alvarez, Ovidiu Chitanu, Lorenzo Lupi, Fabio Meneguzzo, Esteban Schenone, Joao Soledade, Christopher Vazquez
“La Sagra della Primavera”
coreografie di Fredy Franzutti
musiche di Igor Stravinskij
scene tratte dalle opere di Ezechiele Leandro
em>L’Eletta: Alice Leoncini
La Veggente: Nuria Salado Fustè
Il Fanciullo: Ovidiu Chitanu
Il Popolo: Liliana Alonso Torres, Martin Alvarez, Alessandra Buffelli, Eva Colomina, Alessia Corti,
Ovidiu Chitanu, Maria Josè Espinoza, Matias Iaconianni, Lorenzo Lupi, Benedetta Maldina,
Naomi Margheriti, Fabio Meneguzzo, Youma Miceli, Luana Panico, Esteban Schenone,
Joao Soledade, Christopher Vazquez
Bari, 5 novembre 2021
Ancora una volta Fredy Franzutti coreografo e direttore della compagnia Balletto del Sud, tornato nella città di Bari sul palcoscenico del TeatroTeam, dopo la lunga pausa causata dall’emergenza sanitaria ha portato in scena due eccellenze in campo musicale e del balletto: L’Uccello di Fuoco e La Sagra della Primavera. I due titoli vogliono ricordare il cinquantesimo anniversario della morte del compositore e musicista Igor Stravinskij e dunque Franzutti ha voluto omaggiarlo con due coreografie di notevole successo.
Il coreografo, attraverso le due rappresentazioni, ha saputo coniugare la sobrietà della danza alla fantastica attività narrativa del balletto, pertanto, lo spettacolo si è presentato ricco di positività, esteticamente avvolgente grazie alla carica dei costumi colorati e delle scene dense di magia e di bellezza. Lo spettatore è semplicemente entrato nella rappresentazione in un’esperienza fantastica e misteriosa, suggestionato dai perturbanti personaggi, dall’affascinante prospettiva musicale e scenografica, dagli stimolanti itinerari narrativi, dalla folgorante vitalità dell’azione danzante dei ballerini eletti come la fonte primaria oltre che la forza propulsiva dei due Balletti. L’Uccello di Fuoco è una coreografia dominata dalla tradizionale formazione classica, nella quale si sono distinti Nuria Salado Fustè nei panni dell’uccello, Matias Iaconianni nelle vesti del principe Ivan e Alice Leoncini che ha interpretato la principessa Zavierna. Il racconto rievoca una fiaba russa, nella quale dominano le due forze contrapposte del bene e del male, in cui un principe aiutato dalla forza magica delle piume donategli dall’uccello di fuoco riesce a salvare la principessa tenuta prigioniera dal possente mago Kašèj.Franzutti, nella sua versione, si ispira ai racconti di Robert Howard creatore di “Conan, il barbaro”, mentre i costumi si riferiscono alla storia raccontata dai fumetti di Frank Frazetta. Una delle figure più interessanti è quella del mago Kašèj, che attraverso l’azione mimica del volto, della bocca, degli occhi e del lungo naso, con la gestualità delle mani, abbellite da guanti con lunghi artigli, ha giocato un ruolo principale che Franzutti creò per Lindsay Kemp e che rappresentò nei precedenti spettacoli teatrali. Oggi quel personaggio è proprio di Carlos Montalván, che accuratamente è entrato nella parte esprimendosi con tanta empatia e professionalità, caricandosi di carisma tanto da esaltare quella figura imponente, che indubbiamente domina la scena anche grazie alla raffinata cura dei costumi e degli accessori indossati. La coreografia ha in sé il gusto classico, l’eleganza dell’azione danzata femminile e maschile, esprime armonia tra gli assoli e i momenti d’insieme. É evidente che il lavoro delle ballerine e dei ballerini durante l’azione coreografica si esprime grazie all’energia interiore di ognuno, trasmettendo la vena emotiva e poetica oltre che quella artistica e intellettiva. Tutto ciò dà un valore aggiunto alla coreografia dal momento che mette in moto un’orchestrazione simbiotica delle disparate parti in gioco: musica, passi e mimica.La seconda rappresentazione, La Sagra della Primavera, è un lavoro danzato complesso e rivoluzionario per gli inizi del Novecento, fu portato in scena a Parigi, con insuccesso, nel lontano 1913 dagli autori del libretto Igor Stravinskij in qualità di compositore musicale, Nicholas Roerich pensatore delle scene e dei costumi e dal coreografo Vaclav Nižinskij. L’innovativa coreografia fu concepita come un lavoro bello e diverso, ricco di colori pensato soprattutto per sorprendere il pubblico, che contrariamente criticò il balletto. La storia parte da un rito pagano russo in cui i saggi seduti in cerchio assistevano alla danza di una giovane donna che sacrificava la sua vita per il dio della primavera, assicurando al suo popolo una stagione ricca e fertile di rinascita. Nel tempo l’opera coreografica ha subito diverse ricostruzioni e reinvenzioni, arrivando a nuove soluzioni in svariati contesti. In questo caso Franzutti ha introdotto una propria cifra stilistica misurandosi con condizioni produttive personali, calando la narrazione nella terra salentina, ricorrendo a un’architettura dei gesti fluidi e continuativi garantendo la ritmicità dei movimenti e un’esposizione dei corpi differente dalla coreografia originale. Ancora una volta il coreografo torna a misurarsi con nuovi spunti e aggiungendo originalità ai significati estetici offre diverse svolte a quel capolavoro conferendogli una veste innovativa, difatti si rifà al Tarantismo, una danza che nasce dal movimento concitato di una donna che a causa del morso di un ragno si dimena danzando fino allo sfinimento. Nonostante ciò, Franzutti, non si allontana dall’originale impulso evocativo degli esordi del balletto, pertanto, le sue intenzioni hanno saputo valorizzare la parte più strettamente espressiva e metaforica della narrazione in sintonia con quel rito che si divide tra la vita e la morte, tra il sacrificio e la ritualità, tra la rinascita e la fertilità in armonia con i contesti e con nuove soluzioni di matrice storica che prendono spunto dalla sua terra di origine. Alice Leoncini nelle vesti dell’Eletta ha interpretato e danzato un ruolo primario, complesso e soprattutto carico di forza interpretativa. Un banco di prova nel quale in passato diverse danzatrici si sono messe alla prova e non da meno la Leoncini con grazia e grinta, allo stesso tempo ha saputo superare questa sfida con impeccabile disinvoltura, divenendo un’immagine fisica emblematica e centrale, espressione diretta della complessità dell’intreccio dei passi e della costruzione sintattica dei gesti che esaltano la musica attraverso i ritmi e i suoni del corpo. La percezione immediata che si ha guardando i danzatori, ora in coppia ora in un’azione corale è quella di autentica capacità interpretativa e assolutamente in grado di esporre l’essenza di sé attraverso la manifestazione del potenziale espressivo che oltrepassa la tecnica. Ogni gesto messo in atto dal corpo di ballo è il risultato dell’esperienza danzata che si fa carico di una crescente scioltezza e spontaneità della grammatica del movimento.Il ritmo e l’azione continuativa dei movimenti agili e vivaci rivelano l’attaccamento alla terra, inoltre, i piedi scalzi come simbolo di libertà, dettati da una frequente cadenza sul pavimento evidenziano la danza del rito primitivo propiziatorio e sacrificale di una giovane donna. La musica, una partitura non facilmente comprensibile e impegnativa anche nell’elaborazione coreografica, in ambedue i balletti accompagna ed esalta i procedimenti compositivi dell’ensemble, costituito da danzatrici e danzatori accuratamente scelti e omogeneamente ben assortiti, che danno luce e valore artistico alle due composizioni. Lo spettacolo è il risultato di una realizzazione spettacolare convincente, seppur caratterizzato nelle due parti dalla diversità stilistica. I due lavori sono stati presentati in maniera accurata sotto il profilo scenografico, nella scelta dei costumi e delle luci, del disegno e del lessico coreografico fresco e dinamico, suggestivo e coinvolgente a tal punto che il pubblico ha applaudito calorosamente dimostrando il proprio consenso. (Foto di Josep Guindo)