Venezia, Palazzetto Bru Zane: Festival “Eroica o tirannica: La musica all’epoca di Napoleone Bonaparte (1795-1815)”, 16 settembre-12 novembre 2021
“LA MARCHESA DEL PIANOFORTE”
Pianoforte Clare Hammond
Hélène de Montgeroult: Studi, dal “Cours complet pour l’enseignement du forte-piano”
Venezia, 8 ottobre 2021
Nata il 2 marzo 1764 a Lione, in seno a una famiglia di recente nobiltà, e unitasi in matrimonio, nel 1784, col marchese André-Marie Gautier de Montgeroult, Hélène-Antoinette-Marie de Montgeroult, nei primi anni della Rivoluzione francese, frequentò insieme al marito circoli rivoluzionari moderati, come gli Amici della Costituzione e i Foglianti. Interrogata, durante il Terrore, dal Comitato di Salute Pubblica, la marchesa, provetta pianista – da poco rimasta vedova del primo dei suoi tre mariti –, riuscì ad evitare la ghigliottina solo grazie alla sua improvvisazione di una serie di variazioni sulla Marsigliese, che avrebbero commosso i giudici fino alle lacrime. Allieva di Dussek e – pare, ma non è certo – anche di Muzio Clementi; compagna in arte di Giovanni Battista Viotti – oltre che di Cherubini, Kreizler e quant’altri – fu anche la prima donna ad essere assunta come insegnante di pianoforte – in una classe maschile! – al Conservatorio di Parigi, appena fondato (1795). Il suo lascito di composizioni per la tastiera comprende, tra le altre cose, nove sonate e centoquattordici studi – composti a partire dal 1788 e pubblicati nel 1812, all’interno del Cours complet pour l’enseignement du forte-piano – davvero sorprendenti, in quanto anticipano lo stile del primo romanticismo, tanto da far apparire la loro autrice come “l’anello mancante tra Mozart e Chopin” e “una delle prime musiciste romantiche”. In effetti, molti dei progressi stilistici ravvisabili in tali studi si coglieranno nel pianismo di Chopin, Mendelssohn e Schumann.
Questo fondamentale corpus di opere didattiche ha suscitato l’interesse della pianista Clare Hammond, che ha inserito nel suo repertorio concertistico numerosi tra questi studi, ai quali ha anche deciso di dedicare un CD, la cui uscita è prevista per il 2022. Nessuno, dunque, meglio della solista britannica poteva affrontare il programma del concerto, di cui ci occupiamo, dedicato – nel quadro del Ciclo “Il suono dell’Impero”: un itinerario attraverso la musica francese nell’età di Napoleone – all’affascinante figura di Hélène de Montgeroult, con particolare riguardo alla sua attività di insegnamento. L’attenzione per la marchesa-pianista è una conferma del ruolo, più che mai prezioso, del Palazzetto Bru Zane, che ha nel suo DNA la vocazione alla scoperta e alla valorizzazione del contributo femminile allo sviluppo della musica francese in epoca romantica; un contributo apparso, nel corso di questi ultimi anni, sempre più determinante, proprio grazie alle iniziative del Palazzetto stesso. Il concerto ha delineato una figura di musicista al femminile di grande statura, di estrema lungimiranza, di assoluta modernità per quanto riguarda la didattica pianistica, se non altro per l’abitudine di premettere ad ogni studio una breve, ma utilissima didascalia, che ne spiega la particolare funzione a livello tecnico-espressivo. Il che non si riscontra nelle opere didattiche di altri autori dell’epoca.
Perfettamente suo agio, nell’affrontare questo repertorio per definizione vario ed insidioso, si è dimostrata Clare Hammond che, eseguendo a memoria gli studi in programma, ha dimostrato – aldilà di un’invidiabile padronanza tecnica – una spiccata sensibilità per il canto, facendosi magistralmente interprete della precipua finalità posta alla base del Cours complet pour l’enseignement du forte-piano, vale a dire quella di sviluppare negli allievi “l’art de bien chanter”, che diventa per la marchesa-musicista il modello dell’interpretazione pianistica ideale vari decenni prima rispetto all’esperienza chopiniana e romantica in generale. Così – solo per fare qualche esempio – Chopin aleggiava nell’Étude n. 107 sulla velocità della mano sinistra; Schubert nel n. 62 sull’incrociamento delle mani, con la sinistra che “canta”; Brahms nel n. 104 sulla difficoltà di trovare il giusto tono in un movimento agitato. Ma la pianista inglese ha brillato – per la variegata gamma espressiva dai toni ora accesi ora nuancés e, nel contempo, per l’impeccabile compostezza sul piano tecnico – dal principio alla fine della sua esecuzione, meritandosi il plauso caloroso del pubblico.