Ballet Nacional de España: Centenario Antonio Ruiz Soler

GRAF2557. MADRID (ESPAÑA), 14/10/2021.- Bailarines del Ballet Nacional danzan durante la representación Fantasía Galaica. El Ballet Nacional de España, bajo la dirección de Rubén Olmo, inaugura esta noche la temporada de danza del Teatro Real con el espectáculo dedicado a Antonio Ruiz Soler, uno de los bailarines y coreógrafos que más han marcado la evolución de la danza española en el siglo XX. EFE/ Javier Real/ Teatro Real SOLO USO EDITORIAL/ SOLO USO PERMITIDO PARA ILUSTRAR LA NOTICIA QUE ACOMPAÑA/ (CRÉDITO OBLIGATORIO)

Madrid, Teatro Real, Temporada 2021-2022
BALLET NACIONAL DE ESPAÑA”
Centenario Antonio Ruiz Soler
Musica Padre Antonio Soler (1729-1783), Enrique Bermúdez (1974), Diego Losada (1962), Víctor Márquez (1979), Isaac Albéniz (1860-1909), Pablo de Sarasate (1844-1908), Ernesto Halffter (1905-1989)
Coreografia Antonio Ruiz Soler, Rosario, Rubén Olmo, Miguel Ángel Corbacho, Carlos Vilán
Luci Felipe Ramos, Ginés Caballero
Scene Carlos Viudes, José Caballero, Pedro Moreno, José Maldonado
Orquesta Titular del Teatro Real
Direttore Manuel Coves
Corpo di ballo Ballet Nacional de España
Madrid, 19 ottobre 2021
“Io voglio essere il migliore ballerino di flamenco che ci sia” (Antonio el bailarín). Ricorre il centenario della nascita di Antonio Ruiz Soler (Siviglia, 4 novembre 1921), bambino prodigio delle danze nazionali. Sin da piccolo si esibiva in feste private o in piccole cittadine, poi nelle fiere, nei teatri e ovunque fosse chiamato, insieme a una bambina di nome Rosario, con un talento grande quanto il suo, con cui formava una coppia molto conosciuta nella Spagna del sud. Il loro virtuosismo fu cosi grande e precoce che i programmi dei principali teatri iberici dedicarono loro uno spazio fisso, tra la fine degli Anni Trenta e l’inizio dei Quaranta. La loro grandezza consistette soprattutto nel riflettere la bellezza delle danze nazionali, il folclore spagnolo, studiato secondo una forma accademica e teatrale, più stilizzata, per un pubblico nuovo e, in particolare, amante del teatro. Per ricordare tutto questo, il Teatro Real di Madrid ha programmato uno spettacolo molto ricco e variegato, in stili e generi, tanto che assistervi è stato come fare un gran viaggio attraverso la Spagna e vederla dal nord al sud, da est a ovest: si sono avvicendati balli asturiani, galiziani, sivigliani, boleri e altri ritmi dalla straordinaria ricchezza culturale, e – finalmente – accompagnati da musica eseguita dal vivo. Il primo ballo di stile barocco, Sonatas, è un’opera della cosiddetta “escuela bolera”, un genere nato in Andalusia, ma che risente dell’influenza della danza classica, in particolare delle danze di corte francesi e italiane dei secoli XVII e XVIII, ovviamente adattate al gusto spagnolo. Il contesto scenico, infatti, era ricondotto alla metà del Seicento, durate il regno di Filippo IV, e molti dei costumi si ispiravano al famoso dipinto di Diego Velázquez, Las meninas. Ballata con scarpe a mezza punta e con le imprescindibili nacchere, l’opera rappresenta una festa a palazzo, con una struttura coreografica simile a quella dei balletti più classici: un’entrata del corpo di ballo, un passo a tre, un passo a due, una polonaise e un quadro finale. Grazie al coinvolgimento e alla passione di tutto il corpo di ballo, una serie di ritmi gioiosi ha avvolto la platea, lasciando un’enorme aspettativa sul programma a seguire. Il secondo titolo, Vito De Gracia, è un pezzo classico del repertorio di Antonio e Rosario, molto emblematico e ancora celebre presso il pubblico madrileno: in appena due minuti gli interpreti riescono a emozionare, grazie allo stile molto popolare, tra piazza di città e scena teatrale; è appunto questo l’elemento che attira l’attenzione, la vicinanza, il calore delle strade di Siviglia, concentrate in solo due metri quadrati. Il momento più virtuoso, quello in cui si percuote il suolo con tacco e punta delle scarpe (zapateado), ha avuto una velocità, una forza e una gestualità che riportavano davvero agli Anni Quaranta, con quelle sensualità e spontaneità che sono il perfetto sinonimo della parola “flamenco”; il genere lascia libertà di azione e permette costantemente a musicisti e ballerini di interagire tra loro. L’interprete femminile aveva una postura costantemente tesa ad arco, le sue mani sembravano uccelli volanti, specialmente quando il partner le si rivolgeva come fanno i toreri prima di colpire il toro, con un gioco di seduzione, di conquista e di caccia. Ugualmente suggestivi erano i costumi: una gonna di velluto viola e verde per la donna, accompagnata da un bolero giallo e una rosa rossa, un pantalone nero con giacca e gilet in velluto viola per l’uomo. Come terzo pezzo è stato ricreato un tablao (ossia una danza di gruppo, in uno spazio ristretto su tavole di legno – la tabla), prima tutto maschile, poi al femminile, in cui spiccavano gli abiti bianchi con lo scialle in tinta, ed enormi rose ricamate. Anche qui il corpo di ballo ha saputo trasmettere grande intensità di emozioni. Per la seconda parte del programma è stata scelta un’altra opera del folclore galiziano, la Fantasía Galaica, caratterizzata da una scenografia di campagna, nella quale ogni atto narrava una tradizione o un costume locale. Prima hanno danzato i contadini, poi altri gruppi si sono esibiti in danze simili alla tarantella napoletana, quindi è stato il turno di gruppi di donne vestite di rosso, che calzavano zoccoli di legno (suecos) e portavano grandi orci. Tutte queste scene avevano la funzione di introdurre il racconto successivo, dedicato al rituale che precedeva il matrimonio, al fine di propiziarlo e di benedire i fidanzati. Sulla scena si opponevano la giovane coppia e un gruppo di anziani diviso in due parti; una consigliava il promesso sposo e l’altra la fanciulla, in un’atmosfera di festa crescente. Il Ballet Nacional de España, una volta di più, è stato capace di mantenere viva la memoria di queste danze, di origine umile ma ricche di cultura e di umanità, non come un’operazione di recupero folclorico, bensì con l’orgoglio di riproporre pezzi di grandiosa e vitale bellezza. Lo conferma l’entusiasmo sfrenato del pubblico madrileno, al termine dello spettacolo.   Foto Teatro Real de Madrid