Venezia, Teatro La Fenice: il “Rinaldo” di Händel

Venezia, Teatro La Fenice, Programmazione aprile-ottobre 2021
“RINALDO”
Opera seria in tre atti HWV 7, Libretto di Giacomo Rossi su una sceneggiatura di Aaron Hill dalla “Gerusalemme liberata” di Torquato Tasso.
Musica di Georg Friedrich Händel
Rinaldo TERESA IERVOLINO 
Goffredo LEONARDO CORTELLAZZI
Almirena FRANCESCA ASPROMONTE
Armida MARIA LAURA JACOBELLIS
Argante TOMMASO BAREA
Mago WILLIAM CORRÒ
Un araldo SHUXIN LI
Donna/Due sirene VALENTINA CORÒ, MARILENA RUTA
Orchestra del Teatro La Fenice
Direttore Federico Maria Sardelli
Regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi
Light designer e collaboratore alla regia Massimo Gasparon
Venezia, 31 agosto 2021
Il Rinaldo è la prima opera composta da Händel  per il pubblico londinese e anche il primo melodramma in italiano realizzato per un teatro inglese. All’inizio del 1711 il venticinquenne Händel, appena giunto a Londra, accettò la proposta, fattagli dal direttore del Queen’s Theatre di Haymarket, Aaron Hill, di mettere in musica un dramma ricavato da un episodio della Gerusalemme liberata del Tasso. Per assicurarsi il successo Hill puntò – in linea con la tradizione inglese – soprattutto sugli effetti scenici. Quanto al libretto, si rivolse al poeta italiano Giacomo Rossi, cui fornì un canovaccio liberamente tratto dalla Gerusalemme liberata. In particolare, nella sua riduzione, Hill inserisce un personaggio nuovo: Almirena, figlia di Goffredo e fidanzata di Rinaldo. Inoltre, rispetto al poema originale, delinea un Rinaldo meno eroico, mentre, per quanto riguarda Armida, si concentra più che altro sul carattere spettacolare degli incantesimi della maga. L’opera andò in scena al Queen’s Theatre il 24 febbraio 1711, con un enorme successo.
Il Rinaldo di Händel mancava dal palcoscenico veneziano da trentadue anni. Con questa ripresa La Fenice ha inteso omaggiare Pier Luigi Pizzi, in occasione dei novant’anni del Maestro, proponendo lo storico allestimento, da lui ideato per il Teatro Valli di Reggio Emilia (1985) e ricostruito con l’aiuto del suo collaudato assistente Massimo Gasparon per la regia e le  luci, di Serena Rocco per le scene e Lorena Marin per i costumi. Si tratta di uno spettacolo, costruito attingendo dalle sue due diverse edizioni, del 1711 e del 1730. Sulla base della sua esperienza nell’ambito del teatro barocco, Pizzi ha messo a punto un metodo di lavoro che, di fronte a libretti generalmente poco stimolanti sul piano drammaturgico, trae dal potere evocativo della musica gli spunti per dar vita a un teatro della meraviglia, con l’uso, in particolare, delle macchine sceniche. Per quanto riguarda l’allestimento del Rinaldo, ha deciso di collocare i personaggi su dei carri, affidando a dei “servi di scena” il compito di spostarli “a vista”, accrescendo in tal modo la “meraviglia” del gioco scenico.. Alla magia dello spettacolo contribuiscono  anche le luci – che nei momenti più “caldi” si tingono di rosso – e i personaggi vestiti di ampi mantelli di velo, agitati dagli uomini-macchina, sull’onda della musica.
Ed è l’estrema varietà della musica – nella cui composizione l’autore ha riciclato, per intero o parzialmente, alcune sue precedenti arie – l’ aspetto che forse impressiona maggiormente nel Rinaldo. A tal proposito, Federico Maria Sardelli mette bene in evidenza i diversi timbri orchestrali, che compongono una veste strumentale dal colore diffusamente acceso, dato dall’uso frequente dei fiati in forma concertante. Notevoli sono le pagine puramente strumentali dell’opera, tra cui l’ouverture, una sinfonia nel primo atto e diversi numeri nel terzo dal carattere prevalentemente guerresco. Sardelli  sfoggia un gesto direttoriale sempre preciso, scattante, generoso, tenendo sotto controllo ogni minimo particolare dell’esecuzione e assicurando una perfetta intesa tra orchestra e cantanti.
Quanto alle voci, davvero convincente sia sul piano tecnico che su quello interpretativo è risultata, nel ruolo eponimo, Teresa Iervolino, mezzosoprano dalla voce rotonda ed omogenea, che ha saputo esprimere adeguatamente gli aspetti combattivi del personaggio – in arie, quali “Ogni indugio d’un amante”, “Venti, turbini, prestate”, “Abbruggio, avvampo, e fremo”, “Or la tromba in suon festante”,quest’ultima con l’intervento delle trombe – e quelli più intimi  – come in “Cor ingrato, ti rammembri” e in “Cara sposa, amante cara” – brillando nei passaggi di agilità.
Analogamente Maria Laura Iacobellis (soprano) ha sfoggiato una voce limpida e sicurezza negli acuti, delineando efficacemente il carattere malvagio di Armida, sempre intenta a tendere trappole ai danni di Rinaldo, e imponendosi, oltre che negli unici terrificanti recitativi accompagnati dell’opera, in arie prevalentemente impetuose come “Furie terribili” , “Molto voglio, molto spero”,  con l’oboe che assume un particolare rilievo, e “Vo’ far guerre”, con il clavicembalo che intona lunghe cadenze, nonché nel duetto con Argante “Al trionfo del nostro furore”. Ricca di fascino è apparsa l’Almirena del soprano Francesca Aspromonte, che ha ben interpretato le arie a lei affidate, improntate ora all’incitamento di Rinaldo alla gloria (“Combatti da forte”), ora all’idillio (“Augelletti che cantate”, in cui risuonano i flauti dolci e uno svettante flautino piccolo), ora alla commozione (la celeberrima “Lascia ch’io pianga”, che ha incantato il pubblico). L’Argante del basso-baritono Tommaso Barea si è fato apprezzare per l’emissione gradevolmente timbrata a partire da “Sibilar gli angui d’Aletto”, accompagnata dalle trombe, i timpani e gli oboi, anche se forse non aveva la caratterizzazione terribile della maga Armida, con cui è alleato. Positiva è risultata la prova del tenore Leonardo Cortellazzi (Goffredo), che ha affrontato con voce ferma e sensibilità interpretativa il proprio ruolo, segnalandosi in arie, quali “Sovra balze scoscese” e “Solo dal brando”. Quanto ai ruoli minori, il Basso-baritono William Corrò ha affrontato con professionalità e voce timbrata la parte del Mago, segnatamente in “Andate, o forti”; i soprani Valentina Corò e Marilena Ruta (le due Sirene) hanno intonato con eleganza l’aria “Il vostro maggio”; il basso Shuxin Li (un araldo) ha cantato con adeguata professionalità. Il pubblico ha seguito con interesse e partecipazione, applaudendo anche a scena aperta e, con particolare intensità, una volta conclusa la rappresentazione, soprattutto all’apparire dei principali interpreti e responsabili dello spettacolo, tra cui l’insigne festeggiato.