Venezia, Scuola Grande di San Giovanni Evangelista: Judith van Wanroij & Quatour Cambini-Paris

Venezia, Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, Festival “Eroica o tirannica? La musica all’epoca di Napoleone Bonaparte (1795-1815)”, 25 settembre-12 novembre 2021
“VITTORIA!”
Quatuor Cambini-Paris
Soprano Judith van Wanroij
Arie d’opera di Luigi Cherubini, Etienne Méhul, Christoph Willibald Gluck, Georges Granges de Fontenelle, Gaspare Spontini, ecc., trascritte per voce e quartetto d’archi da Alexandre Dratwicki
Venezia, 25 settembre 2021  
Napoleone, come Luigi XIV, capì la forza dell’Arte e della Musica – in particolare dell’Opera – e la  utilizzò per promuovere la propria immagine, di cui voleva veder esaltati sulle scene l’eroismo guerriero quanto la grandezza d’animo. Si rivolse, dunque, a un esercito di compositori –  riuniti in seno al Conservatorio di Parigi, fondato nel 1795 –, che in larga parte sono caduti in un immeritato oblio. Nel corso della Campagna d’Italia il futuro Imperatore scoprì, inoltre, Giovanni Paisiello; e dopo questo decisivo incontro, le porte dell’Opéra di Parigi si apriranno ai compositori italiani, tra cui spiccano Cherubini e Spontini. Quest’ultimo, innestando nel linguaggio di Gluck diversi apporti della musica rivoluzionaria, si configura come l’iniziatore del grand-opéra romantico, da cui saranno influenzati Wagner e Verdi.
Il programma proposto da Judith van Wanroij e dal Quatuor Cambini-Paris ha inteso offrire un saggio di questo effervescente laboratorio creativo. Brani operistici per la maggior parte sconosciuti costituivano il programma della serata, con qualche intermezzo solo strumentale, analogamente ignoto al grande pubblico. Validissimi si sono dimostrati i solisti del Quatuor Cambini-Paris – peraltro, già apprezzati dal pubblico del Palazzetto Bru Zane in precedenti occasioni –, che hanno accompagnato con grande musicalità Judith van Wanroij lungo questo non facile, ma affascinante itinerario, alla scoperta di composizioni, che pur influenzate dai più insigni esempi stranieri, rivelano caratteri già per molti versi squisitamente francesi. Il soprano olandese ha subito conquistato il pubblico, sfoggiando un sicuro controllo dei propri mezzi vocali, cui si univano una ragguardevole omogeneità nei vari registri, un fraseggio scolpito, una duttilità interpretativa, che la rendeva capace di adeguarsi alle varie situazioni emotive. Il che si è colto pienamente nel tumultuoso Air de Phèdre “Il va venir” dall’opera omonima di Jean-Baptiste Lemoyne, dove la voce gradevolmente timbrata della cantane ha accentuato la tragicità della situazione espressiva. La stessa efficacia interpretativa ha caratterizzato: l’Air de Médée “Bannissons, mes chers fils”, da Médée et Jason di Georges Granges de Fontenelle;  l’Air d’Iphigénie “L’ai-je bien entendu?”, da Iphigénie en Aulide di Christoph Willibald Gluck; l’Air d’Hypermnestre “Par les larmes dont votre fille”, da Les Danaïdes di Antonio Salieri. Una sinistra calma notturna si è percepita nell’Air de Noraïme “Épaissis tes ombres funèbres”, da Les Abencérages di Cherubini; una sottile sensualità nell’Air de Corinne “Jeunes filles”, da Anacréon sempre di Luigi Cherubini; un tono implorante all’inizio e poi impetuoso nell’Air d’Ériphile “Dieux! ce n’est pas pour moi”, da Œdipe à Colone di Antonio Sacchini. Un piglio particolarmente drammatico, insieme a una tecnica raffinata nel legato e nel canto sul fiato, ha veramente colpito nell’Air de Julia “Toi que je laisse sur la terre”, da La Vestale di Gaspare Spontini e nell’Air de Didon “Non, ce n’est plus pour moi”, dall’opera omonima di Niccolò Piccinni, dove Judith van Wanroij ha ancora una volta brillato nel declamato drammatico, nell’espressione dei vari registri emotivi: l’implorazione, il tenero affetto, la paura, la calda speranza – quest’ultima espressa dal concitato canto sillabato del finale.
Un perfetto insieme, ma anche eccellenti prestazioni dei singoli strumenti, un suono sempre armonioso, una comunanza di intenti a livello interpretativo si sono confermati, da parte del Quatuor Cambini-Paris, nei brani solo strumentali: il Finale. Agitato, dal Quatuor op. 3 no 3 en la mineur di Hyacinthe Jadin; il Larghetto, dal Quatuor op. 34 no 1 en si mineur di Pierre Baillot; l’Allegro affettuoso, dal Quatuor op. 18 no 2 en sol mineur di Giuseppe Maria Cambini; l’Allegro, dal Quatuor op. 8 no 3 en la majeur  di George Onslow. Grande coinvolgimento del pubblico, che non ha lesinato applausi soprattutto alla fine della serata. Un fuoriprogramma da La Vestale: l’Air de Julia “Ô des infortunés déesse tutélaire!”, reso con accento intensamente patetico.