Operetta in due atti su libretto di Leo Fall. Cusch Jung (narratore), Lilli Wünscher (Irina Naryschkin), Adam Sanchez (Goliath Armstrong), Désirée Brodka (Dorrit Farring), Andreas Rainer (Tommy Webbs), Milko Milev (Fürst Nikifor Wladimirowitsch Urusoff), Michael Raschle (Mr. Goldwell e Josua Farring), Anne-Kathrin Fischer (Ethel Farring), Justus Seeger (Diener, Holmes e Charles Phillips), Chor und Orchester der Musikalischen Komödie Leipzig, Mathias Drechsler (Maestro del coro), Stefan Klingele (direttore). Registrazione: Bethanienkirche Leipzing, 10-11 luglio 2019. 2 CD Rondeau Production. ROP618889
L’interesse che negli ultimi anni si è finalmente concentrato sulla figura di Erich Wolfgang Korngold sta rendendo disponibile sul mercato anche testimonianze di un’attività varia e diversificata che prescinde dalle più note prove nel campo dell’opera lirica e della musica da film.
Il clima musicale viennese del primo dopoguerra aveva tra le sue indiscusse regine l’operetta che stava vivendo la sua ultima gloriosa stagione prima che i drammi degli anni trenta spezzassero definitivamente quell’incanto. Figlio autentico di quel mondo il giovane Korngold non poteva non essere affascinato dal genere tanto più che nella sua funzione di direttore d’orchestra molto precocemente si era trovato alle prese con le partiture di Strauss e degli altri maestri del genere. La predisposizione di Korngold per l’operetta aveva trovato madrina d’eccezione in Adele Strauss vedova del grande Johann che si era rivolta proprio al giovane compositore per predisporre nuove versioni di alcuni lavori del marito riadattandoli ai cambiamenti di gusto. Le revisioni di “Eine Nacht in Venedig” e “Cagliostro” furono accolte da trionfali successi invogliando il compositore a cimentarsi nel genere nonostante l’opposizione del padre che vedeva di cattivo occhio le incursioni del figlio in un genere da lui ritenuto troppo popolare.
I successi ottenuti con la riscrittura di lavori straussiani attirano l’attenzione della vedova di Leo Fall, il compositore boemo morto nel 1925 di cui restavano alcuni lavori da completare. Tra le carte di Fall restava anche l’operetta “Rosen aus Florida” di cui era stato completato praticamente solo il I atto mentre dei seguenti restavano scarsi abbozzi. Korngold – superata la difficoltà di comprendere la scrittura particolarmente confusa di Fall – si getto nel lavoro completando l’orchestrazione e ricostruendo la musica degli atti mancanti con notevole fantasia pur restando fedele al poco lasciato dall’autore e rielaborando spunti presenti nel I atto. Nonostante la volontà di restare il più fedele possibile alle indicazioni di Fall – come affermato apertamente in una lettera accompagnatoria al lavoro – la mano di Korngold è più che evidente. Del suo stile si riconoscono il senso melodico avvolgente e seduttivo, la ricchezza della scrittura orchestrale, il gusto per la sperimentazione di timbri e colori strumentali qui ancora più marcato che nei lavori seri come se finalmente libero dall’ingerenza paterna e dalle spinte di quest’ultimo per uno stile sontuosamente tradizionale, Korngold faccia emergere la sua anima più moderna e dissacratoria, il suo interesse per la musica di consumo del proprio tempo – il jazz in primis; il gusto per una sperimentazione poli-linguistica non troppo lontano da quello di quel Krenek che spesso viene visto come la sua antitesi più in conseguenze delle manovre paterne che accompagnarono la nascita di “Das Wunder der Heliane” che non per un’effettiva antinomia stilistica. Favorito dall’ambientazione – il mondo degli aristocratici russi in esilio negli Stati Uniti dopo la rivoluzione del 1917 – Korngold può giocare su un doppio binario folklorico, da un lato gli accenni a melodie di marca slava – come la canzone russa di Irina modellata sullo schema di quella ungherese di Rosalinde nel “Die Fledermaus” – dall’altro tutte le suggestioni della musica americana che l’Europa stava scoprendo e che ritroviamo nell’uso decisamente jazzistico del pianoforte e nella presenza di strumenti insoliti in un’orchestra d’opera come il saxofono e il banjo (autentico protagonista di un duetto).
Così rielaborata l’opera è andata in scena il 22 febbraio 1929 al Theater an der Wien di fronte a gran parte del mondo musicale viennese. Il successo dell’opera continuò negli anni successivi per poi spegnersi in conseguenze delle vicissitudini vissute da Korngold e della successiva carriera americana.
Questo interessantissimo titolo giunge per la prima volta ad avere una registrazione discografica sostanzialmente completa – prima erano disponibili singole arie saltuariamente interpretate anche da importanti cantanti della scena austro-tedesca – grazie a una piccola e quasi sconosciuta casa discografica, la Rondeau cui va il merito di aver registrato questa esecuzione in forma concertante andata in scena presso la Bethanienkirche di Lipsia il 10 e 11 luglio 2019.
Il direttore Stephan Klingele in qualità di responsabile del progetto è intervenuto sul testo adattandolo alla tipologia di esecuzione. Le parti parlate – di certo poco adatte alla forma concertante – sono state in parte tagliate mentre è stata introdotta la figura di un narratore – l’attore Cusch Jung – chiamato a riassumere gli snodi della vicenda. Stando alla critica tedesca questa soluzione non avrebbe contribuito ad una maggior leggibilità della trama ma per un pubblico non germanofono il problema appare non così stringente.
I complessi della Musikalischen Komödie Leipzig non sono certo compagine di prima grandezza ma offrono una prestazione più che dignitosa. La qualità musicale di orchestra e coro è più che ammirevole – non si finirà mai di notare la qualità media delle compagini orchestrali tedesche anche non di primissima fascia – e si unisce a una perfetta conoscenza di quest’universo espressivo. Si percepisce una gioia nel far musica che si riflette in sonorità brillanti e vaporose, perfette per questa operetta che già strizza l’occhio alle future commedie sofisticate di Hollywood. La scrittura di Korngold è sicuramente più ricca e complesso di quella abituale del genere ma gli strumentisti si mostrano all’altezza delle difficoltà compresi i solisti chiamati a cimentarsi con gli insoliti strumenti previsti.
Nei panni della protagonista, l’esule russa Irina Naryschkin assunta come governante dal ricco americano Goliath Armstrong troviamo Lilli Wünscher, soprano lirico dal canto morbido e caldo con venature brunite nel settore medio-grave molto sollecitato specie nei brani di carattere “russo” come l’aria di sortita del primo atto. Al suo fianco Adam Sanchez è un Goliath dalla voce quasi baritonale – in fondo molte parti dell’operetta presentano spesso questa ambiguità vocale – dotata però di acuti robusti e squillanti e di una non disprezzabile forza interpretativa.
Secondo il più classico schema del genere alla coppia “seria” rappresentata da Irina e Goliath si affianca quella brillante qui formata da Dorrit Farring e Tommy Webbs interpretati rispettivamente da Désirée Brodka e Andreas Rainer. Lei autentico soprano soubrette che con il suo timbro chiaro e squillante crea il giusto contrasto con la voce più calda e morbida di Irina; lui tenore di mezzo carattere musicale ed elegante.
Milko Milev è basso baritono dalla voce robusto anche se un po’ grezza nei panni del principe Nikifor Wladimirowitsch Urusoff. Completano il cast Michael Raschle (nel doppio ruolo di Mr. Goldwell e Josua Farring), Anne-Kathrin Fischer (Ethel Farring), Justus Seeger (un cameriere, Holmes e Charles Phillips).
Tutti gli interpreti si mostrano perfettamente calati nell’atmosfera del lavoro e si fanno apprezzare per una dizione particolarmente nitida.